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"Reality" di Quentin Dupieux

30 agosto 2014 Recensioni 0 Commenti
Festival di Venezia 2014

Inedito in Italia – Pirotecnico

Jason è un cameraman che sogna un esordio da regista cinematografico con un horror in cui le TV distruggono la razza umana. Un produttore decide di finanziare il progetto, ma a una condizione: Jason ha 48 ore per trovare il grido perfetto che farà la storia del cinema…


Kyla Kennedy in una scena di RealityQuentin Dupieux è un cineasta francese classe 1974 con una carriera alle spalle che lo ha visto vestire i panni di produttore, musicista (con lo pseudonimo Mr Oizo è stato il padre del ritmo elettronico Flat Beat e del pupazzo giallo Flat Eric, tormentoni fine anni 90) e infine regista. E proprio alla regia Dupieux ha abituato il pubblico a un cinema pirotecnico e surreale, messo in luce in Rubber, presentato a Cannes nel 2010 e che vedeva protagonista uno pneumatico assassino che uccideva gli umani con i suoi poteri psichici, e più di recente in Wrong, apparso per la prima volta al Sundance Film Festival.

Jonathan Lambert con Alain Chabat di spalle in RealityAlla vigilia della proiezione di Reality a Venezia 71 molti avevano intuito nel nuovo lavoro una continuazione della stessa vena surrealista, ma pochi avrebbero potuto immaginare fino a che punto l’immaginazione e la bravura di Dupieux si sarebbero spinte. Perché Dupieux è allo stesso tempo sia genio sia pazzo, e con Reality porta sullo schermo un esperimento cinematografico che avrebbe potuto naufragare nello stesso mare surreale su cui si fonda, e che invece brilla di una luce tutta sua.

Alain Chabat in RealityReality è una satira spietata sul mondo dello spettacolo, della psicanalisi, del cinema; realtà che si sovrappongono le une alle altre e che Dupieux smonta, pezzo per pezzo. L’insieme di mondi paralleli che ne deriva emerge nella sua cacofonia di perversioni, urla, budella, dove pazienti psichiatrici entrano ed escono dai propri incubi, aspiranti registi diventano inconsapevoli personaggi dei propri film e conduttori televisivi lamentano malattie invisibili. Un susseguirsi di ossessioni e di battute tragicomiche che non lasciano un attimo di tregua e che Dupieux porta in scena riuscendo ad evitare che quel caos appesantisca la narrazione, o che la macchina da presa si perda al suo interno, decidendo di rimanere fedele a quel mondo surreale senza proporre allo spettatore una chiave di lettura con la quale orientarsi.

Eric Wareheim in RealityE questo è il grande merito di Reality. Il risultato è un esperimento visivo tanto caotico quanto credibile proprio perché Dupieux evita di dare punti di riferimento e si limita a vivisezionare quell’insieme di pulsioni e paranoie con uno sguardo allo stesso tempo rigoroso e allucinato. Una scommessa vinta più per la bravura del regista che del suo cast, che lascia l’impressione di non essere altrettanto bravo a tenere il passo alle invenzioni della regia. Un film che avrebbe potuto implodere nel suo stesso nonsense e che invece Dupieux ha saputo sorreggere alternando pazzia a genio e talento.


La locandinaTitolo: Reality (Réalité)
Regia: Quentin Dupieux
Sceneggiatura: Quentin Dupieux
Fotografia: Quentin Dupieux
Interpreti: Alain Chabat, Jonathan Lambert, Elodie Bouchet, Kyla Kennedy, John Glover, Eric Wareheim, Jon Eder, Matt Battaglia, Susan Diol, Erik Passoja, Jonathan Spencer, Bambadjan Bamba, Brad Greenquist, Patrick Bristow, Sandra Nelson, Brandon Gage, Raevan Lee Hanan
Nazionalità: Francia, 2014
Durata: 1h. 27′


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