"Royal Affair" di Nikolaj Arcel
Academy Two, 29 Agosto 2013 – Prolisso
Durante il regno di Cristiano VII di Danimarca, negli anni 60 del 1700, un bravo dottore di campagna viene spinto a candidarsi come medico di Corte. Ottenuta la fiducia del Sovrano, riesce a diventare capo del Gabinetto di Governo, inimicandosi i nobili anche a causa delle sue idee illuministe. E diventa pure l’amante della Regina…
Royal Affair racconta l’ascesa sociale e la caduta di una persona comune, nel Settecento. Ovviamente la mente corre immediatamente a Barry Lyndon, ma Arcel, giustamente, non ci prova nemmeno a confrontarsi con il capolavoro kubrickiano: gira il suo film, e lo fa con tecnica e bravura, presentandoci un lungometraggio di tutto rispetto che fu candidato all’Oscar nel 2013 come miglior film in lingua straniera (ma contro l’Amour di Haneke non c’era storia).
La sceneggiatura (premiata a Berlino) comincia a dipanare la trama come una banale storia d’amore e passione tra la Regina e il belloccio di turno (un Mads Mikkelsen in buona forma). Non che la povera Regina avesse molta scelta, in realtà, vista la follia del marito e l’anonimato o l’ignavia degli altri componenti la Corte. Ma ben presto, quando il quadro dei personaggi è completo e la vicenda comincia a prendere ritmo, il film si trasforma in un’analisi di come l’esercizio del potere logori chi ce l’ha e le relazioni tra le persone.
Non si può certo dire che Arcel abbia una regia spigliata: Royal Affair procede pacatamente, soprattutto nella farraginosa parte centrale, quando gli snodi narrativi sono lenti e difficoltosi, tuttavia riesce a costruire bene i personaggi e i loro rapporti, compito non facile avendo a che fare con personaggi tutti molto complessi e con relazioni ancora più complicate. Nonostante questo, riesce ad appassionare e a non scadere nella banalità, pur senza addentrarsi mai troppo in nessuno degli argomenti toccati.
Quello che colpisce maggiormente è proprio la capacità di rendere perfettamente intelleggibili le complesse dinamiche della Corte e le diverse macchinazioni politiche, oltre che l’evoluzione dei personaggi e il logoramento dei loro rapporti. Il risultato è ottenuto anche grazie alle prove degli attori, che riescono a dare corpo e vividezza ai loro personaggi: se Mads Mikkelsen è bravo, così come Mikkel Boe Følsgaard nella parte del re folle, è Alicia Vikander che offre una prova magistrale nel ruolo più complesso del film; un po’ sottotono e statica, al contrario, Trine Dyrholm, forse non del tutto adatta per un ruolo in costume.
Royal Affair (non si capisce perché presentare in Italia un film danese con un titolo in inglese) è la dimostrazione di come pellicole complesse e di ottima qualità possano essere realizzate senza budget stratosferici (il film è costato circa 6 milioni di euro) ma basandosi principalmente sulle diverse professionalità che vi lavorano.
Titolo: Royal Affair (En kongelig affære)
Regia: Nikolaj Arcel
Sceneggiatura: Rasmus Heisterberg, Nikolaj Arcel
Fotografia: Rasmus Videbæk
Interpreti: Alicia Vikander, Mads Mikkelsen, Mikkel Boe Følsgaard, Trine Dyrholm, David Dencik, Thomas W. Gabrielsson, Cyron Melville, Bent Mejding, Harriet Walter, Laura Bro, Søren Malling, Jakob Ulrik Lohmann, Søren Spanning, Frederik Christian Johansen
Nazionalità: Danimarca – Svezia – Repubblica Ceca, 2012
Durata: 2h. 17′
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