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Sing di Garth Jennings

4 gennaio 2017 Recensioni 0 Commenti
Sing

Universal, 4 Gennaio 2017 – Ruffiano

Un koala, impresario teatrale vicino al fallimento, stampa il volantino per un concorso canoro annunciando per sbaglio un premio di 100.000 dollari anziché 1.000. All’audizione, quindi, accorrono migliaia di animali. Solo pochi di loro saranno selezionati per lo show, ma hanno un grande talento…


Una scena di Sing«Ti piace vincere facile?» chiede retoricamente una pubblicità. È quello che viene da chiedere – retoricamente – al team della Illumination che ha prodotto Sing. Che il gruppo di Meledandri sia bravissimo a produrre trailer era già chiaro prima di Pets; che sapessero sfruttare appieno ogni situazione per far ridere era chiaro già dai tempi di Cattivissimo me; però ancora non hanno capito come girare un film. In un gruppo del genere dev’essersi trovato benissimo Garth Gennings, che aveva esordito nel lungometraggio con Guida galattica per autostoppisti del 2005 e che qui gira sostanzialmente con lo stesso stile, riuscendo a gestire in modo perfetto – forse fin troppo – tutto il materiale senza prendersi mai nessun rischio e senza però diventare né troppo sciatto né troppo banale, e riuscendo a imprimere il giusto ritmo nel giusto momento.

Una scena di SingFino a quando si tratta di girare film comici la coerenza narrativa può tranquillamente andare in soffitta, sacrificata sull’altare della battuta e della risata strappata, ma quando si decide di girare una commedia non ci sono scappatoie. Ed è qui che il film si impantana, perché la struttura è identica a qualsiasi altro film hollywoodiano sullo stesso tema: nessuna svolta narrativa sorprende mai, è tutto esattamente dove dovrebbe essere ed esattamente come ci si aspetta, e questo si porta dietro un enorme rischio noia. Ci si trova davanti al solito, a volte abusato, tema del riscatto e del sogno americano, calato questa volta nell’ambiente del talent show.

Una scena di SingIl target è tarato sui bambini più piccoli, quindi la caratterizzazione dei personaggi è ai minimi termini e per quanto le scenette divertenti non manchino gli adulti troveranno il tutto troppo artefatto per essere godibile, senza contare che la gestione degli sviluppi psicologici dei personaggi è completamente latitante (anche perché il gruppo di protagonisti è davvero nutrito e sarebbe stato impossibile dedicare il giusto tempo a tutti). D’altro canto, però, i bambini si troveranno a loro agio e non avranno nessuna difficoltà a seguire la storia.

Una scena di SingPoi, certo, alla Illumination sanno come manipolare il pubblico e quindi quando il ritmo inizia a calare fanno partire il giro di basso di “Gimme some lovin'” o “Under pressure”, e quando non sanno che pesci pigliare ecco la maialina che fa la spesa sulle note di “Bamboleo”. Tutto questo è più che sufficiente a far tenere il tempo e risvegliare l’attenzione, ma se perfino sulle scelte musicali è tutto molto prevedibile: che canzone far cantare a un crooner se non “My way”?

Una scena di SingMa se Sing presta il fianco ad alcune critiche, l’insieme non sfigura, e anzi mette in mostra alcuni momenti davvero magnifici (la scena del palco acquatico con i calamari è visivamente impressionante) e dà ovviamente tutto nel finale, quando i protagonisti mettono in scena le loro doti canore – e per nostra fortuna le canzoni non sono ridoppiate. Si esce dalla sala emozionati e felici ed è quasi impossibile non canticchiare “I’m still standing” mentre i bambini fanno il coretto: “yeah yeah yeah”.


La locandina di SingTitolo: Sing (Id.)
Regia: Garth Jennings (co-regia di Christophe Lourdelet)
Sceneggiatura: Garth Jennings
Fotografia:
Doppiatori: Francesco Prando, Federica De Bortoli, DAvid Chevalier, Chiara Gioncardi, Massimiliano Alto, Domitilla D’Amico, Alessandro Campaiola, Fabrizio Vidale, Riccardo Scarafoni, Pino Insegno, Andrea Mete, Anna Cesareni, Rita Savagnone, Stefanella Marrama, Roberto Draghetti
Nazionalità: USA – Regno Unito, 2016
Durata: 1h. 48′


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