Soundtrack: Birds of Prey di Aa.Vv.
Tommaso Lega, in collaborazione con Colonne Sonore – * * ½
Nato da una costola del progetto “Suicide Squad”, il film con protagonista Margot Robbie è supportato da una colonna sonora priva di sostanza e con ancor meno carattere. Anche la ricerca di sonorità particolarmente distinte e originali si perde nel calderone generico di musiche già sentite…
Si potrebbe chiudere la recensione nel giro di pochissime righe. Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn è una costola nata dal progetto Suicide Squad. Una, forse l’unica, fortuna di quel film, terzo tassello di un universo DC che naviga piuttosto a vista, era stata quella di aver lanciato sul grande schermo la psichiatra pazza amante del Joker che, grazie all’efficace e affascinante interpretazione di Margot Robbie, era entrata a far parte dell’immaginario collettivo. Ma il vero punto di forza, che aveva in buona parte convinto e unito la critica e il pubblico pagante, era proprio la musica scritta e selezionata ad hoc per quella pellicola.
Agguerrita e spregiudicata, contava molto sullo spessore di artisti internazionali di grande carisma e originalità con il fiuto e l’istinto per la scrittura facile di hit orecchiabili e longeve. La scelta tra brani, appositamente scritti e non, poggiava su una decisa differenziazione di stile, arrangiamento e pensiero musicale che ritroviamo anche nelle cover, basti pensare all’incantevole adattamento di “I Started a Joke” dei Bee Gees, una totale rielaborazione del materiale originale.
Nella soundtrack di Birds of Prey tutto questo viene meno. Niente realmente colpisce nel segno: poca sostanza e poco carattere. L’autenticità che si è voluta ricercare tramite il coinvolgimento totale di artiste del panorama internazionale pop/hip-hop/rap non trova il giusto equilibrio e tutto sfocia inevitabilmente in una monotonia dilagante. Anche la ricerca di sonorità particolarmente distinte e originali si perde facilmente in un calderone generico di musiche già sentite. Questo la rende facilmente dimenticabile nel giro di pochissimo tempo (come il film stesso d’altronde, anche se nel suo complesso porta a casa diverse soluzioni e scelte stilistiche di puro e godibile intrattenimento).
Insomma, il confronto con il suo predecessore, se così possiamo definirlo, non regge. Il problema è stato proprio quello di seguire le orme senza piantare delle proprie bandiere. Laddove in Suicide Squad le canzoni erano legate a stretto contatto con i singoli personaggi o a passaggi significativi della loro storia, in questa pellicola sono state sostanzialmente rilegate ad accompagnamento sonoro, in particolare durante i momenti di grande azione, senza mai sovrastare la spettacolarità scenica.
Tuttavia l’ascolto di queste canzoni porta a riflettere su concetti decisamente e oggettivamente più interessanti: cultura, omologazione e superficialità. Se pensati in questo preciso ordine, il primo rappresenta il passo primordiale su cui ogni essere umano dovrebbe fondare la sua esistenza e il suo percorso di vita per distinguersi come soggetto unico all’interno di una comunità. Senza la curiosità, lo studio, la voglia di conoscere ciò che ci circonda e ciò che ci ha preceduto sarà difficile, se non impossibile, costruirsi sotto ai piedi un terreno solido e fertile. La formazione culturale permette di selezionare, al netto delle competenze e potenzialità, ciò che è necessario per dotarsi del bagaglio con cui navigare alla ricerca perpetua della propria strada. Qualora mancassero queste fondamenta, si rischierebbe di cadere nella banalità e superficialità, adattandosi al contesto senza dare un reale e tangibile contributo.
Entrando nel caso specifico, la musica, in particolar modo quella commerciale (è una generalizzazione, ma ovviamente non si può fare di tutta l’erba un fascio) sta vivendo un momento storico piuttosto piatto e inconsistente, a causa di una cultura generalista che porta a omologare tutto verso un unico standard. I testi sono sempre incentrati sugli stessi argomenti, ripetitivi nel linguaggio e vuoti nel contenuto, e gli arrangiamenti musicali rincorrono le mode del momento con ritmiche e sonorità elettroniche e strumentali spesso uguali. Birds of Prey: The Album conterrà anche qualcosa di interessante, ma nel complesso rimane una soundtrack irrilevante che facilmente sarà rimpiazzata dal prossimo prodotto affine.
Titolo: Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn (Birds of Prey and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn)
Compositore: Aa.Vv.
Etichetta: Atlantic Recording/Warner Bros, 2020
Numero dei brani: 15
Durata: 43′ 00”
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