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Soundtrack: Captain Marvel di Pinar Toprak

29 aprile 2019 Soundtrack 0 Commenti
Captain Marvel

Davide Leo, in collaborazione con Colonne Sonore* * *

Allieva di Hans Zimmer, la compositrice turca Pinar Toprak si era fatta notare con il suo lavoro per la serie televisiva “Krypton” e per il videogame “Fortinite”. Con il supereroico “Captain Marvel” realizza il suo lavoro cinematografico più importante, senza però riuscire ad eccellere…


Nuovo eroe, nuova strategia di marketing. Il battage pubblicitario di quest’ennesimo prodotto Marvel è stato giocato, come fu già per la concorrente DC Wonder Woman, su un primato tanto semplice quanto sempre efficace sul fronte promozionale: Captain Marvel è la prima eroina del suo universo cinematografico – il Marvel Cinematic Universe – ad avere un film tutto per sé. Lo stesso vale per l’autrice delle musiche Pinar Toprak, già fattasi valere nella serie televisiva Krypton (dove pesava ancora molto l’influenza del mentore Hans Zimmer), e dati alla mano la prima donna a scrivere musiche per il detto universo. L’eccezionalità della situazione – peraltro molto relativa, se si pensa a compositrici come Lolita Ritmanis o la compianta Shirley Walker – non ha sortito risultati altrettanto eccezionali, per i motivi di cui si dirà.

Bisogna comunque tenere da conto il film di destinazione, che è riuscito a fallire nell’adempimento delle due istanze principali di un prodotto supereroico degno di tale nome, anche di mediocre levatura: la creazione di un villain convincente e l’esecuzione di buone scene d’azione. La Toprak, per fortuna, ha sopperito alla seconda mancanza con costruzioni ritmico-timbriche talvolta ragguardevoli, e ha compensato inoltre la piattezza del film con un tema principale riuscito, caratterizzato – come specifica la stessa autrice in un’intervista – da un salto iniziale di settima minore, davvero inusuale per le colonne sonore di questo genere.
Lo si può ascoltare all’inizio dell’album in un brano (“Captain Marvel”) che instaura subito, anche grazie a un incisivo ritmo di marcia, un senso vagamente rétro dell’azione – fedele certo alla cornice anni 90 in cui si svolge il film – prevalentemente orchestrale e con evidenti richiami agli stilemi di John Williams e Alan Silvestri. I pochi elementi synt della title track tornano in veste protagonistica nelle successive “Waking Up” (dove il tema principale è intonato da una spettrale voce femminile) e “Boarding the Train”, le quali però, al di là di alcuni nobili fraseggi degli archi, si adagiano su una staticità un po’ uggiosa.

In “Why Do You Fight” la volontà è chiaramente quella di creare un’attesa spasmodica per l’avventura che verrà, per mezzo di trame techno-sinfoniche sapientemente trattenute: manca però un adeguato senso armonico, capace di suggerire sentimento del pericolo; quello, per capirci, che rendeva anche le colonne sonore meno memorabili di Jerry Goldsmith degli autentici capolavori di funzionalità. Quando subentra l’action puro (“Let’s Bring Him Home”), le cose vanno meglio: ribattuti williamsiani di trombe, scossoni della percussione, glissandi d’arpa e ostinati d’archi vanno a definire una crestomazia stilistica di genere nella quale l’autrice, seppur lontana dallo straordinario rigore formale dei modelli (Silvestri, Danny Elfman), sa muoversi con divertente e divertito ingegno. Lo stesso si può dire di “Entering Enemy Territory”, dove sbalzi dinamici – ancora silvestriani -, staccati di archi e terzine di ottoni conferiscono al discorso musicale un’incandescente qualità materica (il finale dissonante è quasi beltramiano). La scrittura orchestrale si complica ulteriormente in “Breaking Free”, con l’intensificazione di livide sonorità elettroniche e gli interventi di chitarra elettrica.
Lampi di una fruttuosa attenzione alla forma si intravedono nella direzionalità in crescendo (soprattutto per progressivo infittimento orchestrale) delle ultime tre tracce citate, così come nei disegni di violini e flauti in imitazione della successiva “Hot Pursuit”; ma spesso finiscono per prevalere le strade più canoniche di integrazione “a effetto” tra elettronica e orchestra, o di generiche sonorità di suspense (le dissonanze degli ottoni e i sussulti dei contrabbassi in “Finding the Records”). Degne eccezioni sono “Escaping the Basement” e “More Problems”: la prima è un creativo amalgama di virtuosismi orchestrali, horror music e stacchetti rock; la seconda è l’ultima parola dell’album sul versante action, con una fragorosa scrittura al solito piena di rimandi a Williams (la costruzione melodica anche dei frangenti più concitati), Silvestri (gli scarti di semitono) ed Elfman (i rapidi arpeggi degli archi).

Importante per tenere assieme tale scoppiettante eterogeneità è la presenza solida ma mai invasiva del tema principale, che possiamo ascoltare in versione completa nelle rese trionfali di “More Problems”, ma che si può riconoscere anche nelle versioni monche – col solo salto di settima minore – di “Escaping the Basement”. Segno inequivocabile, quest’ultimo, che il personaggio ha ricevuto il trattamento tematico ideale, si direbbe musicalmente scultoreo, che ogni eroe – uomo o donna – merita di avere.


La copertina del CDTitolo: Captain Marvel (Id.)

Compositore: Pinar Toprak

Etichetta: Hollywood Records Digital Download, 2019

Numero dei brani: 23

Durata: 67′ 27”


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