Stai leggendo:

Soundtrack: Chiudi gli occhi di Marc Streitenfeld

27 agosto 2018 Soundtrack 0 Commenti
Chiudi gli occhi

Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore* * *

Ben diverso dal tipico thriller in cui una ragazza non vedente si trova alla mercé di un cattivo, “Chiudi gli occhi” mette in risalto l’insospettabile vena romantica di Marc Streitenfeld, affrancato dagli obblighi un po’ opprimenti dei film più recenti di Ridley Scott…


Il frequentatissimo sottogenere del thriller identificabile come “povera-cieca-indifesa-minacciata-da-tipacci” (chi non ricorda Audrey Hepburn braccata dal killer Alan Arkin in Gli occhi della notte di Terence Young, al suono del pianoforte scordato di un semitono di Henry Mancini?) ha trovato nel film di Marc Forster Chiudi gli occhi un’interessante variante: Gina – interpretata da Blake Lively – è infatti una non vedente che recupera la vista per la prima volta dall’infanzia; ma solo per scoprire che il mondo intorno a lei, a cominciare dal suo matrimonio apparentemente felicissimo malgrado (o grazie a…?) l’handicap, non è proprio come lei lo immaginava.

Dunque, ci troviamo su un fronte psicologico più che superficialmente “di paura”. Ed è esattamente su questo terreno che si muove con intelligenza Marc Streitenfeld, affrancato dagli obblighi un po’ opprimenti per i più recenti film di Ridley Scott. Il 44enne compositore tedesco, abilissimo e a volte un po’ contorto manipolatore di suoni (Prometheus…) lavora infatti qui di cesello e di fioretto, evocando un orizzonte sonoro che acutamente diventa anche quello della protagonista, abituata ovviamente a sostituire la dimensione visiva con quella uditiva.  Ecco forse perché, dopo i pochi inquietanti secondi di “Hearing the way”, tra indefinibili respiri e voci sinistre, una tenerissima linea di violini divisi alza in “Inner visions” un tema etereo e nitido, per riprenderne poi la struttura in “On the balcony” con una serie di frasi continuamente ripetute tra celli e violini, infine viole, mentre suoni elettronici cristallini e sommessi vibrano in sottofondo. Si tratta con tutta evidenza dell’evocazione di un universo mentale sospeso, indefinibile e inafferrabile, ripreso nell’ossessiva cantilena di “Swimming no.1” e nei celestiali effetti vocali di “Last minute cancellation”, ma è oltremodo interessante annotare la radicale assenza di qualunque banalizzazione terroristica.

La tensione, qui, è tutta interiorizzata e trasformata in ansia lirica. Così, “That’s not how I immagine it” riprende “On the balcony” ma in forma ancora più distesamente cantabile e sentimentale, mentre in un gioco (appunto) di rispecchiamenti continui, “Look in the mirror” si riconnette a “Swimming n.1” in un vaporoso gioco di pizzicati e arpe che sembra disfarsi in una serie di pianissimi impercettibili. Analogamente “Going to Spain” si muove tra pianoforte e archi, cui vanno poi ad aggiungersi celli e archi sul crinale sottilissimo di un fragile tematismo iterativo che riprende – più mosso – il Leitmotiv iniziale, laddove “Bad news” non è poi altro che un lungo pedale in sol minore scandito in lontananza da una pulsazione percussiva. Ecco poi che proprio il tema principale è ripreso dalla chitarra e dal piano, con l’aggiunta successiva dei pizzicati, in “I have been here before”, mentre “Walking to the new house” richiama in causa eteree linee corali raddoppiate dal flautando dei violini.

Il lento moto perpetuo degli archi, attraversato da effetti elettronici molto “vintage”, rende in “Swimming no.2” l’atmosfera leggermente più torbida; e lo si nota ancor più in “Low rate rejection”, dove il lento e mesto fraseggio degli archi è contrappuntato da cupi quanto attutiti accordi dei bassi, finché questi non si uniscono ai violini in un inquietante unisono; sono procedimenti strumentali di grande finezza, in qualche modo anche debitori a una scrittura quasi operistica, sotto la forma di una sorta di recitativo continuo, come dimostra anche “Gina lies”; insistendo con efficacia nell’utilizzo dell’elettronica come elemento di disturbo antinaturalistico, Streitenfeld ottiene in pagine come “I am pregnant” un’atmosfera subdola e nel contempo severamente classica, come dimostrano l’assolo del violoncello impegnato in una ripetizione indifferenziata della stessa cellula tematica o l’arpa che riprende l’insistente moto pendolare di “Swimming”; e la dolcissima, malinconica e conclusiva “All I see is you” confida al dialogo tra celli e siderali suoni elettronici l’anima di una score dal carattere essenzialmente onirico e immateriale, che rivela in Marc Streitenfeld un’insospettabile anima romantica.


La copertina del CDTitolo: Chiudi gli occhi (All I See Is You)

Compositore: Marc Streitenfeld

Etichetta: Milan Records, 2016

Numero dei brani: 26 (18 di commento + 8 canzoni)

Durata: 58′ 35”


Percorsi Tematici

  • Non ci sono percorsi tematici collegati a questo articolo.
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  

Scrivi un commento

Devi essere autenticato per inserire un commento.