Soundtrack: "Revenant - Redivivo" di Ryuichi Sakamoto
Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore – * * *
Ryuichi Sakamoto è artista multiforme, per il quale il cinema è solo una delle tante fermate nel suo lungo viaggio nel linguaggio dei suoni. La colonna sonora da lui composta – insieme con Alva Noto e Bryce Dessner – per il Revenant di Alejandro Gonzàlez Iñarritu è tutt’altro che convenzionale…
Il rapporto che Ryuichi Sakamoto intrattiene con il cinema è molto particolare. Esso rappresenta infatti per il multiforme artista giapponese solo un tramite fra i tanti all’interno del suo lungo viaggio nel linguaggio dei suoni, non particolarmente vincolante ma utilissimo ad articolare al meglio il suo eclettismo onnivoro e polistilistico, che lo porta a passare con disinvoltura dal sinfonismo più tradizionalmente “occidentale” ai moduli arcaici della musica orientale transitando per le suggestioni dell’avanguardia e della musica “concreta”. Questo significa che, da Bertolucci a De Palma, le partiture cinematografiche di Sakamoto – che dal punto di vista della padronanza tecnica è uno dei compositori più agguerriti oggi in circolazione – sono sempre tutto fuorché convenzionali, spesso ardue all’ascolto, a volte affascinanti, a volte insopportabilmente tediose, ma sicuramente mai banali. Tutte queste caratteristiche sembrano riassumersi quasi didatticamente nell’ambiziosissimo score per il film di Gonzàlez Iñarritu Revenant – Redivivo, che ha le caratteristiche di un complesso lavoro collettivo (sia a livello di composizione che di esecuzione), dall’elaborazione intricata e dall’esito non facilmente decifrabile.
La carta principale giocata da Sakamoto è quella della convivenza dialettica fra una partitura di accalorata, irresistibile emotività orchestrale (confinata a un vastissimo organico di archi) e l’intervento di “naturlaut”, di un suono di natura ottenuto con il ricorso laboratoriale all’elettronica. A questo secondo aspetto provvedono in particolare i contributi di Alva Noto – al secolo Carsten Nicolai, compositore tedesco specializzato in musica computerizzata, autore di installazioni multimediali ma anche di un’opera, “Sparkie: cage and beyond” scritta a quattro mani con Michael Nyman – e di Bryce Dessner, chitarrista polistrumentista e musicista newyorkese, componente della band The National e anch’egli molto interessato alle applicazioni multidisciplinari della musica elettronica.
Questa convivenza aristocratica, che ha recato come conseguenza il coinvolgimento di più orchestre e sedi di registrazione (da Berlino a Seattle), nonché più direttori (a cominciare dallo stesso Sakamoto), ha condotto in realtà a risultati abbastanza omogenei. Appare infatti chiaro che il contributo dell’elettronica è principalmente delegato a descrivere e sottolineare l’immensità vertiginosa del paesaggio naturale, insieme ostile e grandiosamente attrattivo, mentre gli interventi degli archi accompagnano la vicenda umana e la lotta per la sopravvivenza del protagonista interpretato da Leonardo DiCaprio. Una schematizzazione che non va ovviamente letta in modo rigido ma inclusivo, e narrativamente motivato: le oscure, profonde pulsazioni che popolano ad esempio le sequenze oniriche (“First dream”, “Church dream”, “Second dream”) sono inglobate in una scenografia sonora nella quale il rumore stesso della natura si fa musica (quindi un apparente naturalismo ottenuto tuttavia con sofisticate procedure tecnologiche), mentre sibili, battiti di mani e striduli accordi o tremoli di violini creano in “Cat and mouse” o “Killing Hawk” un’atmosfera di sottile minaccia psicologica congiunta a una indomabile volontà di sopravvivenza. Si tratta, evidentemente, di procedure che si situano al capo opposto di una facile emotività, mirando piuttosto a suscitare un’inquietudine stratificata e invasiva.
Questo fronte del paesaggio sonoro di The Revenant non si contrappone bensì si integra con il lirismo catafratto e algido di Sakamoto, il cui impiego degli archi rivela fortissime influenze occidentali mediate da tecniche esecutive autoctone e da un distacco intellettuale a tratti persino provocatorio. Il “Revenant main theme”, ad esempio, si srotola con lentezza quasi esasperante attraverso una teoria di accordi gravi intervallati da lunghissime pause, quasi a restituire la fatica di un respiro spezzato (sorprendente ritrovare in questa pagina echi di uno dei temi di Alan Silvestri per Le verità nascoste): e anche le sue variazioni, come nel già citato “Killing hawk” o in “Revenant main theme – Atmosphere” consistono nella riproposta di queste successioni accordali, che si ripetono con ossessiva regolarità, a volte – come nel primo brano – associate a pedali elettronici acuti e a effetti percussivi brulicanti. La stessa orchestra è concepita spesso come elemento dialettico in aperto conflitto con le altri fonti sonore (“Looking for glass”) oppure come voce isolata e perorante, di efficacia psicologica inversamente proporzionale alla forma strutturale, come nell’unico, interminabile pedale degli archi di “Imagining Buffalo”; lo stesso intervento dei solisti (violino, violoncello) non riveste tanto un ruolo concertante ma si integra piuttosto nell’economia di una rigorosa ripartizione timbrica e contrappuntistica.
Tutte le varie componenti dello score, in genere separate l’una dall’altra e come s’è visto attinenti ciascuna a un aspetto particolare del racconto, vengono progressivamente avvicinate e fatte confluire con complicati meccanismi di interazione in “Final fight”, dove riverberi elettronici, ronzii, suoni indistinti, rulli di tamburo ed effetti onomatopeici vengono saldati con l’acuto lamento degli archi e del violino solista. Simbolicamente, se “The end” riespone il tema principale in una asciutta, severissima lettura degli archi, il seguente e conclusivo “Revenant theme (Alva Noto remodeled)” nella riscrittura del compositore tedesco lo rielabora avvicinando agli archi il fascio sonoro elettronico, mantenendolo tuttavia lontano e misteriosamente echeggiante, quasi ad esplicitare la doppia anima della partitura. Il cui limite è sicuramente quello di una intricato cerebralismo concettuale, ma che nondimeno nulla toglie all’incanto vagamente ipnotizzante di un lavoro che richiede all’ascoltatore molta pazienza, ricambiata da alcuni momenti di toccante, profonda e contemplativa bellezza.
Titolo: Revenant – Redivivo (The Revenant)
Compositore: Ryuichi Sakamoto, Alva Noto, Bryce Dessner
Etichetta: Milan Music, 2015
Numero dei brani: 23
Durata: 70′ 45”
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