"Spie come noi" di John Landis
PIC, 1986 – Epico
Emmett Fitz-Hume e Austin Millbarge sono due spie della CIA mandate in missione in Unione Sovietica per localizzare un missile nucleare. In realtà i due sono solamente un’esca per i servizi segreti sovietici, così che le vere spie possano portare a compimento la vera missione…
Dopo averci deliziato con The Blues Brothers e mostrato come il bianco e nero de Una poltrona per due stiano al genere umano come la cioccolata e il biscotto ai Ringo, con questo Spie come noi John Landis torna a proporci un duo, questa volta di (più o meno) spie assoldate dalla mitica CIA per fronteggiare un potenziale attacco nucleare russo. In realtà fin dalla presentazione dei personaggi di Chevy Chase e Dan Aykroyd si intuisce che, o la CIA ha deciso di propria volontà di autosabotarsi, oppure effettivamente gli eccessi delle festività natalizie hanno mietuto più sinapsi del solito… e l’attacco nucleare non è proprio tale… Ma di certo non sarà questa recensione a sciogliere il dubbio!
Emmett Fitz-Hume (Chase) è un piacione di primo livello, il classico soggetto che vive per sottrazione, e non stupisce difatti che i suoi slanci di intelligentia siano votati unicamente alla conquista della bellona (decisamente) di turno. Austin Millbarge (Aykroyd) è invece un geek, il genio confinato in un sottoscala, che incarna il Sogno Americano da un punto di vista diametralmente opposto rispetto alla canonica corsa all’oro: puro, insindacabile, senso del dovere e totale devozione alla Bandiera.
Spie come noi cavalca con ritmo serrato tutte le fasi di iniziazione della spia perfetta, dai test di ammissione (indescrivibili…), a quelli socio-psico-fisico/attitudinali, con un filtro sulla pellicola che aggiunge comicità ad ogni scena. L’intento di Landis è palese: sbeffeggiare i protocolli dell’Agenzia USA, che al pari dei programmi NASA/Roscosmos, sono un inutile sperpero di denaro, di risorse e di formalità, per una guerra fredda mantenuta a temperature polari solo per giustificare spese militari e “poltrone” (ogni mondo, dopotutto, è paese).
Il finale è scontato, ma prima di toccare il 102° minuto di proiezione sono così tante le location visitate, i siparietti tirati su “alla bisogna”, le gag al limite del mal di pancia e le trovate spumeggianti di attori – ottimi – e regista – in gran spolvero – che i pop-corn vanno giù uno dopo l’altro come le perline di un rosario e si resta incollati alla poltrona (e anche a corto di pop-corn) per non perdere un fotogramma! Se si è alla prima visione, è consigliabile aguzzare la vista perché nel film (come abitudine nei film di Landis) ci sono camei di personaggi ben noti del firmamento hollywoodiano, da Sam Raimi a Terry Gilliam passando per Joel Coen.
La colonna sonora è affidata nuovamente a Elmer Bernstein, che pur non toccando le vette raggiunte in The Blues Brothers, si conferma una certezza. Le sue note sono il riempimento ideale ai rari momenti in cui la risata non sovrasta le voci degli attori. Nonostante la bontà dell’opera le critiche non sono mancate perché a molti è sembrata una pellicola mediocre e leggerotta, ma il sarcasmo e l’ilarità nascondono tutti i vizi, i pregiudizi, le “fisse” della società contemporanea, che guarda alla Luna in cerca di gloria, dimenticando che le stelle più luminose sono quelle a noi vicine, i nostri cari.
Il film per Natale e Capodanno, ma adatto ad ogni stagione dell’anno…
Titolo: Spie come noi (Spies Like Us)
Regia: John Landis
Sceneggiatura: Dan Aykroyd, Lowell Ganz, Babaloo Mandel
Fotografia: Robert Paynter
Interpreti: Chevy Chase, Dan Aykroyd, Steve Forrest, Donna Dixon, Bruce Davison, Bernie Casey, William Prince, Tom Hatten, Frank Oz, Charles McKeown, James Daughton, Jim Staahl, Vanessa Angel, Svetlana Plotnikova, Bjarne Thomsen, Sergei Rousakov, Garrick Dombrovski
Nazionalità: USA, 1985
Durata: 1h. 42′
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