Spirit - Cavallo selvaggio di Kelly Asbury & Lorna Cook
Uip, 20 Dicembre 2002 – Ottimo
Lo stallone selvaggio Spirit è nato nelle pianure del far west nei primi anni della conquista. Trascorre l’infanzia tra giochi e avventure, ma una sera incontra un uomo che lo prende al laccio e lo costringe alla cattività. Salvato da un giovane Lakota, Spirit trova rifugio in un villaggio indiano, dove incontra il suo primo amore…
La storia del west è stata raccontata migliaia di volte, al cinema. E’ stata raccontata dal punto di vista dei cowboy; dei soldati, sia confederati che del nord; dei rappresentanti della legge e dei fuorilegge; in tempi più recenti, è stata raccontata anche dal punto di vista degli indiani. Ma non era mai stata raccontata dal punto di vista di un cavallo, e se è vero che la storia del west è stata scritta in groppa ad un cavallo, il progetto della Dreamworks sembra largamente dovuto.
Spirit è un cartone animato che, come molti altri, mescola animazione computerizzata in 3D a disegni tradizionali. Ma al di là delle tecniche utilizzate, il vero pregio del film sta nello script, di gran lunga il migliore che John Fusco (Young Guns) abbia mai scritto. L’inizio della pellicola sembra voler andare nella direzione dello zucchero, ma quando Spirit diventa adulto il film si trasforma in un western vero e proprio, e nonostante la fortissima presenza dell’aspetto romantico, riesce ad esaltare come il miglior John Ford. E’ contestabile l’idea di far parlare gli indiani Lakota nella stessa lingua dei bianchi, ma d’altra parte non è lo scambio di battute che tiene insieme il film, e comunque l’efficacia della pellicola nel suo insieme ci fa perdonare questa facile soluzione.
Spirit è un film chiaramente diretto ad un pubblico di bambini, lo si nota soprattutto in alcune sequenze puerilmente censurate, ma che ai bambini chiede molto. Il mustang protagonista, come tutti gli altri cavalli del film, non parla, e l’unica concessione fatta alla conprensibilità della storia è la presenza della voce narrante dello stesso Spirit (Matt Damon nell’originale; il Giorgio Borghetti di Incantesimo, in italiano) che spiega alcune sequenze. L’effetto è meraviglioso, rende alla perfezione l’atmosfera del “selvaggio” west, ma renderà anche molto frequenti le domande che i bambini in sala rivolgeranno ai genitori. Essendo poi completamente inserito nella catena produttiva hollywoodiana, il film risulta clamorosamente politically correct: i buoni, al di là dei cavalli, sono gli idiani e il cattivo assomiglia in maniera sospetta al generale Custer. E proprio la presenza di questa “nemesi” è l’unico punto davvero negativo della storia: il west è grande, ma il mondo è piccolo, sembra essere la morale.
Commentato dalle stupende musiche di Hans Zimmer, Spirit è uno spettacolo di grande atmosfera e pieno di sequenze memorabili (dal piano sequenza iniziale al temporale notturno, all’inseguimento nella Monument Valley), una pellicola capace di andare al di là del fatto di essere disegnata e prender posto nel cuore di tutti gli appassionati di western. Non fosse per le orribili canzoni di Zucchero, che ricanta Bryan Adams, forse meriterebbe le stellette.
Titolo: Spirit – Cavallo selvaggio (Spirit: Stallion of the Cimarron)
Regia: Kelly Asbury & Lorna Cook
Sceneggiatura: John Fusco
Fotografia: —
Doppiatori: Giorgio Borghetti, Massimo Rossi, Fabio Boccanera, Francesco Bulckaen, Paolo Buglioni, Davide Marzi, Wladimiro Grana, Stefano Crescentini, David Chevalier
Nazionalità: USA, 2002
Durata: 1h. 28′
Concordo pienamente con tutto quello che è scritto nella recensione, originale l’idea di raccontare una storia di west vista con gli occhi di un cavallo.
Devo rivederlo perché sono anni da quando l’ho visto per la prima volta.
P.S: Nella riga dei doppiatori c’è un errore, il doppiatore è Fabio Boccanera non Boccanegra.
Grazie.
cavalli siete i miei cavalli preferiti