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The Burnt Orange Heresy di Giuseppe Capotondi

8 settembre 2019 Recensioni 0 Commenti
Il manifesto del Festival di Venezia 2019

Inedito in Italia – Intrigante

La carriera del critico d’arte James Figueras è in crisi, trascorre le sue giornate a intrattenere turisti con banali conferenze. L’incontro con Berenice Hollis, giovane turista statunitense in vacanza, e con Joseph Cassidy, un potente collezionista d’arte, portano a una svolta nella sua vita…


Adattamento cinematografico del romanzo di Charles Willeford Il quadro eretico, The Burnt Orange Heresy è il film di chiusura della 76ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Diretto dal regista italiano Giuseppe Capotondi, ambientato tra Milano e il lago di Como e interpretato da un grande cast internazionale, questo thriller drammatico e coinvolgente racconta il mondo dell’arte e le sue ambiguità dal punto di vista di un critico che, spinto dal desiderio sfrenato di migliorare la sua carriera, stringe un patto faustiano con un mecenate discutibile, finendo con il restare intrappolato in una rete di inganni e bugie.

Quali sono i limiti che si è disposti a oltrepassare pur di raggiungere i propri obiettivi? Questo è l’aspetto della storia che al regista preme mettere maggiormente in evidenza, perché The Burnt Orange Heresy è una pellicola sull’inganno e sul potere, sulla mistificazione opposta alla realtà. In un crescendo drammatico si vede il protagonista principale perdere ogni remora morale pur di ottenere quello che vuole. Il suo personaggio si evolve tragicamente, da uomo disilluso e annoiato si trasforma in una persona disposta a tutto, anche alla violenza, quando un collezionista d’arte gli propone un patto discutibile: può intervistare il leggendario Jerome Debney ospite in una nella sua villa sul lago di Como ma deve rubargli un dipinto.

Bravo l’attore danese Claes Bang, che ancora una volta dopo The Square interpreta un critico d’arte, molto credibile nell’interpretazione del suo personaggio. Il regista ha davvero saputo individuare e dirigere con sicurezza un cast che contribuisce a rendere più intrigante la pellicola: un quartetto affascinante costituito oltre che da Bang, da Elizabeth Debicki che sa infondere al personaggio di Berenice Hollis la grazia mista a ironia che lo caratterizzano; da Mick Jagger, rockstar prestata al mondo del cinema che dà prova di buon talento attoriale interpretando il mecenate di dubbia moralità Joseph Cassidy; e infine da Donald Sutherland, semplicemente straordinario nella sua breve ma intensa interpretazione del misterioso artista Jerome Debney.

The Burnt Orange Heresy è un’opera accattivante che tiene gli spettatori con il fiato sospeso dall’inizio alla fine grazie alla regia di Giuseppe Capotondi, che ha girato un intrigante giallo psicologico riuscendo a conciliare con equilibrio le diverse componenti della storia, sia quella sentimentale – rendendo palpabile sullo schermo la sensualità insita nella relazione tra James e Berenice – sia quella drammatico/noir, grazie anche alla solida sceneggiatura scritta da Scott B. Smith e alle efficaci interpretazioni degli attori protagonisti.


La locandinaTitolo: The Burnt Orange Heresy
Regia: Giuseppe Capotondi
Sceneggiatura: Scott B. Smith
Fotografia: David Ungaro
Interpreti: Donald Sutherland, Elizabeth Debicki, Claes Bang, Mick Jagger, Rosalind Halstead, Alessandro Fabrizi
Nazionalità: Regno Unito – Italia, 2019
Durata: 1h. 39′


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