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Il prigioniero coreano di Kim Ki-duk

12 aprile 2018 (5 maggio 2017) Recensioni 0 Commenti
The Net

Tucker, 12 Aprile 2018 – Pessimista

Per un guasto al motore della sua barca, un pescatore nordcoreano sconfina nelle acque della Corea del Sud. Arrestato perché sospettato di essere una spia, subisce i duri interrogatori della polizia, che prima cerca di farlo confessare e poi di convincerlo a disertare. Tutto invano perché, l’unico suo desiderio è tornare dalla sua famiglia…


Seung-bum Ryoo in una scena di Il prigioniero coreanoPresentato alla 73ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Il prigioniero coreano vede Kim Ki-Duk alle prese con una pellicola fortemente caratterizzata dal punto di vista politico. Attraverso la tragica odissea di un uomo comune, infatti, il regista sudcoreano affronta un tema che non solo gli sta molto a cuore, ma che è anche di grande attualità: la divisione e il contrasto tra le due Coree. In questo suo nuovo film, Kim ha sfumato alcuni degli aspetti più caratteristici della sua cinematografia – il lirismo, il simbolismo, l’esasperata violenza – per concentrarsi invece sulla componente narrativa. Con Il prigioniero coreano vuole raccontare una storia, apparentemente semplice e quasi banale nella forma ma in realtà potente e significativa da un punto di vista socio-politico, e la porta sulla schermo con una linearità a tratti didascalica, ma non per questo meno efficace.

Una scena di Il prigioniero coreanoRaccontando l’assurda vicenda di un pescatore nordcoreano, Kim Ki-Duk mette a confronto due mondi opposti: da un lato il suo Paese, la ricca e capitalista Corea del Sud; dall’altro la povera e dittatoriale Corea del Nord. Lo fa senza risparmiare critiche né all’uno né all’altro, perché in entrambi gli Stati il protagonista viene sfruttato per fini politici e di propaganda. Quella di Kim Ki-duk, seppure a tratti un po’ manichea, soprattutto nella presentazione di personaggi stereotipati, è un’amara riflessione su una ferita aperta, su un paese spaccato in due, e il regista non sembra vedere una speranza di riconciliazione.

Seung-bum Ryoo in Il prigioniero coreanoTutto il film è dominato da un senso di pessimismo, e disperazione. Il protagonista non ha vie d’uscita, è un uomo in trappola, ma non vuole cedere neppure di fronte alla prospettiva di una vita migliore in un paese ricco. Per convincerlo a disertare, i funzionari sudcoreani lo portano in giro per Seul per mostrargli quanto sia bello vivere in un paese libero, ma l’uomo prima si rifiuta di guardare, e quando poi è costretto a farlo resta turbato nel vedere che anche dove regna il benessere ci sono persone infelici. Che cos’è allora la ricchezza? Tema caro al cineasta sudcoreano, già affrontato ampiamente anche nel film Pietà, qui la risposta arriva attraverso le parole del pescatore: la vera ricchezza è data dalla famiglia e dagli affetti.

Una scena di Il prigioniero coreanoIl prigioniero coreano è un film che a molti estimatori di Kim Ki-Duk può sembrare minore, non al livello delle sue opere precedenti. Nonostante sia un po’ schematico nell’esposizione degli eventi, è invece una pellicola emozionante e coinvolgente, grazie anche all’interpretazione del protagonista, che con la sua recitazione misurata ma intensa, rende il pubblico partecipe dell’odissea e della disperazione del suo personaggio.


La locandina di Il prigioniero coreanoTitolo: Il prigioniero coreano (Geumul)
Regia: Kim Ki-duk
Sceneggiatura: Kim Ki-duk
Fotografia: Kim Ki-duk
Interpreti: Seung-bum Ryoo, Ji-il Park, Ha-dam Jeong, Hyun-Ah Sung, Guyhwa Choi, Young-min Kim, Won-geun Lee
Nazionalità: Corea del Sud, 2016
Durata: 1h. 54′


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