"Wall Street - Il denaro non dorme mai" di Oliver Stone
20th Century Fox, 22 Ottobre 2010 – Docile
Dopo 8 anni di carcere, Gordon Gekko torna in libertà e sbarca il lunario scrivendo libri finanziari e apparendo in televisione. Attira così l’attenzione di Jake, rampante broker di una società al collasso, che è fidanzato con sua figlia. Ben presto affari, intrighi e famiglia s’intrecceranno…
Nel 1987, Oliver Stone metteva alla berlina quel delirante fenomeno sociale chiamato yuppismo e le derive liberiste della società statunitense con uno dei suoi film più celebri, Wall Street, successo che diede al protagonista Michael Douglas la gioia del premio Oscar. A 23 anni di distanza, grazie alla globale e devastante crisi economica, Stone torna su quei lidi con il seguito del film dedicato alle magagne dell’alta finanza. Che amplifica i difetti dell’originale.
Allan Loeb e Stephen Schiff scrivono un dramma dalla parvenza thriller che si confronta con il tema più attuale ma anche più scivoloso e difficile da trattare, cercando troppo l’appiglio del melodramma familiare.
Il film mette in scena il dietro le quinte dei tracolli economici e finanziari che hanno causato il più grande collasso economico dal 1929, spostando l’attenzione dall’avidità dei singoli all’avidità eretta come sistema, come base sulla quale fondare intere politiche. Nel film tutto parla di denaro, tutto è soldi, non solo i comportamenti dei personaggi, ma i luoghi, i volti, gli oggetti, raccontando del consumismo anni ’80 come un cancro diffuso tra le nuove forme di economia e finanza creativa. Stone ha la stoffa del narratore di razza e lo si nota nella prima parte, in cui l’investigazione e gli intrighi rendono affascinante una materia potenzialmente micidiale, ma poi si lascia andare al semplicismo manicheo da cui è affetto da sempre e lascia che il film si abbandoni alla deriva dei buoni sentimenti.
Un Money & the City, in pratica, in cui la sceneggiatura si perde in citazioni e inside jokes non proprio simpatici, prima di ripiegare sulla famiglia e i ricatti emotivi che ricordano molto il cinema statunitense degli ’80. Il film è riscattato da una regia spesso efficace nel restituire l’abbraccio affascinante e mortale del vetrocemento dei grattacieli, perfetto parallelo del personaggio di Gekko che Michael Douglas interpreta con l’ambiguità giusta e richiesta per intrappolare personaggi e spettatori. Anche perché, per imbambolare Shia LaBeouf, troppo invischiato nel bravo ragazzo, e Carey Mulligan, troppo brava mogliettina, non serve certo un genio del male.
Titolo: Wall Street – Il denaro non dorme mai (Wall Street: Money Never Sleeps)
Regia: Oliver Stone
Sceneggiatura: Allan Loeb, Stephen Schiff
Fotografia: Rodrigo Prieto
Interpreti: Michael Douglas, Shia LaBeouf, Josh Brolin, Carey Mulligan, Eli Wallach, Susan Sarandon, Frank Langella, Austin Pendleton, John Bedford Lloyd, Vanessa Ferlito
Nazionalità: USA, 2010
Durata: 2h. 13′
Il film a parer mio è “bello”…che vuol dire tanto ma anche nulla da un certo punto di vista…..sono ovviamente d’accordo col vostro sito che reputo sempre il migliore… sia per gli spunti che avete dato nel commentare la regia e sia nella critica leggera alle “particine” un poco scontate dei vari protagonisti del film….d’accordissimo……
Sono proprio questi i punti critici della pellicola….i personaggi leggeri e caratterizzati molto distintamente: il capo cinico e severo, il vecchio brooke saggior, la mogliettina perfetta….sono “pensate” che appartengono ad un cinema un poco retrò…e poi alcune di queste leggerezza sulla natura e animo dei personaggi sono tali da incorrere in scene a dir poco improponibili oggi…come la scena in cui il padre e la figlia si mettono il cuore in pace dopo la cena burrascosa con una leggerezza e rapidità sconcertante….lo avete notato? …( ma non si odiavano da anni?)….è questa leggerezza delle persone che “stride” e secondo me abbassano la qualità di un BEL FILM che non eccelle ma che merita i soldi del biglietto.
Ma la domanda che ci si può allora porre è….ma non è che tutto questo alla fine (seppure a parer mio negativo) sia voluto, proprio come dite voi, per rimarcare un “remake”? Per ricordare come i film erano ai tempi dello yuppismo venti anni e più or sono? Il regista è Oliver Stone non è pinco pallino…quindi il fatto che forse ciò sia voluto e non sia un errore frutto del caso può essere una domanda non impropria.
I lati senza possibilità di critica e certamente brillanti sono per me i dialoghi, le inquadrature e il ruolo appropriato “appiccicato” addosso a Michael Douglas.
Saluti.
Tiziano
Tiziano, immagino tu abbia sbagliato a postare questo stesso commento anche nella pagina del “Wall Street” originale…
Comunque, Stone è senz’altro un autore interessante, ma la finezza non è mai stata una freccia al suo arco. Ha sempre usato personaggi “rozzi” (nel senso di definiti rozzamente) e situazioni ovvie, ma le ha (quasi) sempre sfruttate benissimo. Non so dire che questa sua caratteristica sia voluta oppure non riesca proprio a fare di meglio, certo è che anche per questo è un autore facile da odiare e criticare, come fanno appunto in molti.
Si, Alberto…lo postato su entrambi…sbagliando….mi interessava commentare il remake…
Saluti.
Il problema di questo film e’ l’aspettativa che si nutre per chi come me e’ nato cinematograficamente parlando con Wall-street ,cio’ significa che come tutti i grandi sequel la continuazione della storia per me chiusa di Gekko e’ un impresa ardua anche per i migliori sceneggiatori,da sottolineare che oramai questi film sembrano sopratutto degli enormi spot televisivi,-la moto -il computer-etc…capisco che e’ un modo per riprodurre la realta’ ma se non c’e’ una solida sceneggiatura le uniche cose che spiccano sono i gioielli delle signore e credo che o Oliver Stone si sia tutto ad un tratto dato al kich o davvero gli U.S. hanno bisogno di attori che dicono andate a spendere se no’ qui crolla tutto.
Per chi come me oggi lavora in finanza vedere questo film significa mettersi davanti ad un telegiornale dell’ottobre 2009 e sinceramente la sceneggiatura della realta’ era molto meglio .Con cio’ va detto che per i non addetti ai lavori e’ una valida spiegazione di come si sia generata questa crisi.Nulla di piu’.
P.S. : Capisco che per il fatto che sia ebreo Labeouf sia pompato da Hollywood a dismisura ma per carita’ sto’ ragazzo va bene neanche per Disney Channel.
Non ricordo chi l’ha scritto, ma qualche critico ha fatto notare come il primo “Wall Street” raccontasse cose che il pubblico ignorava completamente, mentre questo si occupa solo di cose che sapevamo già. Detto questo, a me non è dispiaciuto anche se è previdibilissimo, ha una serie di pubblicità occulte poco occulte e molto fastidiose e finisce in modo ridicolo. Però in sostanza è un film quasi inutile.
LaBeouf, in realtà, è uno dei tanti attori giovani su cui Hollywood punta di tanto in tanto. Ha già fatto più film importanti di quanto il suo talento meriti, però fino a quando continuano ad avere successo Hollywood continuerà a dargli spazio. Viste anche le polemiche di quest’estate, non si può certo dire che Stone sia uno che fa il casting di un film per compiacere la comunità ebraica…
“P.S. : Capisco che per il fatto che sia ebreo Labeouf sia pompato da Hollywood a dismisura ma per carita’ sto’ ragazzo va bene neanche per Disney Channel.”
Cos’è, antisemitismo 2.0? Gli ebrei alla conquista di Hollywood? Ma veramente nel 2010 c’è ancora chi crede a queste cose?
Be’, che le major hollywoodiane siano tutte dirette da personaggi ebrei (e da qualche giapponese) è un dato di fatto. E non da oggi. Una volta Hollywood era in mano agli italo-americani (diciamo fino a metà anni ’80), oggi è in mano agli ebrei, domani chissà. Agli ultimi Oscar Steve Martin ha presentato Christoph Waltz spiegando che il suo personaggio in “Bastardi senza gloria” era un ufficiale nazista ossessionato dall’idea di ammazzare quanti più ebrei possibile, poi ha allargato le braccia a indicare tutta la platea e ha detto “eccoli qui, Christoph: è il tuo momento”. Questo, però, non vuol dire che un attore possa far carriera solo grazie alla propria religione. Magari grazie alle amicizie sì, ma solo per la religione non credo proprio.
Ciao Alberto,
finalmente ho visto il titolo in questione.
Veniamo a noi. Labeouf imbarazzante come sempre, e uso il termine “imbarazzante” non a caso visto che grazie a Duglas la sua incapacita’ per contrasto e’ decisamente evidente.
Stone grandissimo regista, ha la capacita’ di salvare casting penosi con la sua tecnica entusiasmante e furba.
Ricordi Platoon? Il casting li e’ stato favoloso, e lui e’ stato un maestro con la sua panoramica di chiusura nel riassumere il senso di tutto.
Qui il suo tocco si sente, in particolar modo nei primi 2/5 della pellicola.
Alcune scene se le poteva risparmiare, penso ad esembio alla gara sulla desmosedici in cui per ingenuita’ non ho pensato al marketing occulto.
Sarebbe ora che Hollywood la smettesse con questa falsa ipocrisia sionista e cercasse di premiare i veri talenti.
Charlie Sheen e’ stato piu’ incisivo in 15 secondi di scena che non LaBeuf durante le sue (lunghissime) apparizioni.
Se e’ vero che paragoni e’ bene non farne direi ottimo film, il tocco del regista e’ evidentissimo soprattutto nei cambi d’inquadratura con dissolvenze che portano la sua firma.
Un grandissimo regista scrisse (vado a memoria) che non serve avere grandi attori, basta avere un bravissimo regista e tutto risulta facile.
Bhe’, credo avesse ragione 🙂
( http://images2.wikia.nocookie.net/__cb20090729181644/nonciclopedia/images/thumb/a/a6/Spielberg_Kubrick_Boldi_De_Sica.jpg/640px-Spielberg_Kubrick_Boldi_De_Sica.jpg )
Questo film non vale neanche la pellicola su cui è stato girato il primo..
Se vogliamo metterci a fare paragoni allora e’ semplice definirlo un’emerita schifezza,credo che una via di mezzo fra aspettative e giudizio distaccato sia il giusto compromesso per esprimere una valutazione sensata.
Presa a se stante la pellicola non e’ male, ma si regge su Douglas e Stone.
Se hanno segato progetti di seguiti ben piu’ importanti viene facile intuire come ormai gli investitori preferiscano puntare sul sicuro e perche’ Stone si sia dovuto piegare ad alcune richieste di pubblicita’ occulta da inserire malamente nella pellicola.
Che questo film lo reggano Douglas e Stone non c’è dubbio. Purtroppo la sceneggiatura avrebbe potuto essere più incisiva in molte cose, e soprattutto evitare un finale a conti fatti imbarazzante. Il problema è che a conti fatti è un film praticamente inutile.