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"World Invasion" di Jonathan Liebesman

22 aprile 2011 Recensioni 29 Commenti
World Invasion

Sony, 22 Aprile 2011 – Retorico

Alcune meteoriti entrano nell’atmosfera terrestre e rallentano la loro velocità. Si tratta in realtà di astronavi aliene, prima ondata di un’invasione volta a controllare le risorse naturali della Terra. Gli Stati Uniti sono sotto assedio, e non possono permettersi di perdere Los Angeles…


Una scena di World InvasionIl sudafricano Jonathan Liebesman affronta il suo film più importante (70 milioni di dollari di budget) avendo bene in  mente i modelli cui ispirarsi. Sfortunatamente, non sono quelli che gli avrebbero permesso di realizzare una pellicola entusiasmante a partire dalla brutta sceneggiatura dell’inesperto Christopher Bertolini.
Una scena di World InvasionIl primo difetto del film sta proprio nello script di Bertolini, che parte in tromba dal primo secondo senza averci fatto sapere nulla dei personaggi e impedendoci così di avere alcuna empatia nei loro confronti. La scelta non ci impedisce, però, di notare quanto loro siano stereotipati e quanto suonino ridicoli molti dei loro dialoghi. Se l’idea dello sceneggiatore del New Jersey era che gli spettatori si sarebbero comunque interessati alle sorti dei protagonisti in quanto appartenenti ad una razza umana sotto assedio alieno, ha sbagliato di grosso.

Una scena di World InvasionLiebesman, dal canto suo, dirige gli attori talmente male da far sembrare mediocre anche un buon attore come Aaron Eckhart e si rifà visivamente soprattutto al Black Hawk Down di Ridley Scott, con qualche spruzzata di Salvate il soldato Ryan e una manciata di ralenti assassini in puro stile We Were Soldiers. Il risultato è un film frenetico ma mai emozionante, retorico da far schifo e ovviamente con un finale del tutto scontato. Certo, gli effetti speciali fisici sono ben fatti (meno quelli al computer), ma non basta a fare cinema. Neanche al giorno d’oggi.


La locandina di World InvasionTitolo: World Invasion (Battle: Los Angeles)
Regia: Jonathan Liebesman
Sceneggiatura: Christopher Bertolini
Fotografia: Lukas Ettlin
Interpreti: Aaron Eckhart, Ramon Rodriguez, Cory Hardrict, Ne-Yo, James Hiroyuki Liao, Will Rothhaar, Bridget Moynahan, Michael Peña, Michelle Rodriguez, Jim Parrack, Noel Fisher, Gino Anthony Pesi, Adetokumboh M’Cormack, Bryce Cass
Nazionalità: USA, 2011
Durata: 1h. 56′


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Attualmente ci sono 29 commenti a questo articolo:

  1. Riccardo ha detto:

    Non che mi aspettassi un capolavoro ma comunque un film discreto e migliore di molti film di fantascienza che girano negli ultimi tempi.

  2. Plissken ha detto:

    Un film che si può guardare, senza timore che il rumore dei pop-corn in bocca sovrasti i dialoghi… anzi.

    Questo tipo di montaggio in effetti sta diventando Accademia: meno male che non è stato girato tutto in handycam, altrimenti sarei uscito ancora una volta dal cinema con il mal di testa…

    Emozioni purtroppo poche; secondo me l’ultimo film sul generis (si fa per dire) che è riuscito a coinvolgere un po’ emotivamente è stato District 09.

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, anche se i popcorn sovrastassero i dialoghi, tanto ci sono le esplosioni che sovrastano tutto… In teoria Liebesman ha girato il film con macchine da presa di tre formati diversi, ma poi l’aspetto visivo del film è talmente piatto che diventa tutto omogeneo.

  4. Plissken ha detto:

    Si, è vero, “tanto rumore per nulla”. Comunque poteva andare peggio, poteva essere un film di Emmerich.

  5. Riccardo ha detto:

    Considerando che Emmerich ha fatto 10.000 a.C e 2012, un film come questo in mano sua si sarebbe preso un teschietto oltre al semaforo rosso.

  6. Edoardo ha detto:

    Mah, non lo so mica…
    Anche Liebesman è un regista scarso assai.

  7. Andrea ha detto:

    Non sono d’accordo sulla stroncatura. Io la sufficienza invece la dò.
    Il film è sì tronfio di retorica patriottica e magari un po’ scontato, ma avvince e non annoia mai.
    A me per certi versi ha ricordato anche Starship Troopers, mio film culto personale.

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Eh, ma io stroncherei anche “Starship Troopers”…

  9. Andrea ha detto:

    Pazienza, ognuno resta delle sue idee….

    “L’unico insetto buono è un insetto morto!!! ” 😀

  10. Plissken ha detto:

    Anche io al pari di Andrea ritengo che il film di S. Troopers sia decisamente su di un altro livello rispetto a World Invasion, anche se a volte Verhoeven esagera secondo i miei gusti personali nelle modalità con cui (giustamente) critica parte dei “peccati” della società americana e non mediante la satira verso i mass-media.

    Io però credo che “l’unico insetto buono è un insetto morto” sia una palese critica all’intolleranza verso “gli altri” o meglio “alcuni altri” mai sopita nella società americana, con tutti i guai che questo comporta compresa una guerra intersellare contro aracnidi e simili. 😉

    @ Piccolo O.T.: Andrea se davvero sei così affezionato a Starship Troopers dovresti provvedere a procurarti “StarCraft”, epico e premiatissimo gioco per PC della Blizzard, decisamente affine a detta pellicola.
    Per quanto “vecchiotto” è di livello eccelso per gli appassionati di fantascienza 🙂

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Plissken, considera comunque che i contenuti del film di Verhoeven derivano tutti dal romanzo di Heinlein, che era pero’ più destrorso. Nel film mi sembra tutto svilito, compresa la critica alla società statunitense (che arriva da un angolo diverso rispetto a quello del romanzo) e arrivando fino all’esaltazione del macho che sostituisce il soldato vero di Heinlein. L’intolleranza mi sembra una lettura esagerata; quella più ovvia – e derivata direttamente da Heinlein – sarebbe un paragone tra gli insetti con un solo cervello in comune e i robotici comunisti della guerra fredda, ma dubito che Verhoeven ci avesse pensato.

    Sulla bellezza di “Starcraft” concordo.

  12. Anonimo ha detto:

    Caro Cassani, purtroppo non avendo letto il romanzo non ho potuto attuare un confronto con la pellicola. 🙂

    Io penso comunque, anche se forse a torto, che la critica alla società ed intolleranza vi sia (ad un certo punto lo speaker di un servizio televisivo dice: “qualcuno pensa che sarebbe meglio attuare il detto vivi e lascia vivere” o qualcosa del genere, riferendosi alla guerra contro gli insetti) inoltre l'”esaltazione del macho” assume connotazione un po’ bizzarra, considerando che il protagonista è una sorta di Big Jim incline all’esercizio fisico ma ostico a quello intellettuale, ed ha dei compagni uno più stolto dell’altro (belle le pupe, però)… intendo: più che esaltazione sembrerebbe il contrario (anche se per esserne totalmente sicuro andrebbe delineata una definizione di “macho”).
    La famosa frase inerente l’insetto inoltre viene sempre enunciata da personaggi/macchietta opportunamente inseriti in spot demenziali di carattere televisivo (Robocop docet…), conseguentemente mi sembra una scelta atta a svilire i dogmi propinati alla massa mediante la propaganda.

    Comunque sia, davvero molto interessante la lettura inerente “cervello comune e guerra fredda”…. cercherò di procurarmi il romanzo.

    Ed ultimo ma non ultimo… sono contento di aver trovato un altro estimatore di StarCraft… evviva! 🙂

  13. Alberto Cassani ha detto:

    E’ verissimo che i machi sono tutti stolti, protagonista compreso, ma è anche vero che sono loro che salvano il culo a tutti, e si dimostrano più importanti loro degli alti ufficiali. Ossia, per come la leggo io, l’intelligenza è in secondo piano rispetto al machismo, è meno importante rispetto ai muscoli. Nel romanzo questo è un po’ più complesso, perché Rico fa il corso per diventare sottufficiale ed essendo lui il narratore capiamo i suoi dubbi e i suoi sforzi. Nel film invece tutte le difficoltà dell’essere un fante spaziale mancano, anche solo quelle relative al funzionamento della tuta da combattimento (a parte ovviamente quelle relative al salvare la pelle in guerra). Che poi nei film di Verhoven ci sia (quasi) sempre una critica al sistema dei mass media è vero, ma che in questo volesse criticare il pentolone etnico degli Stati Uniti non mi pare proprio. Tant’è che il pentolone etnico dei personaggi di Heinlein si trasforma in un gruppo di wasp bellocci e interscambiabili.

    Di fan di Starcraft ce n’è molti, in giro… Io pero’ non ci ho giocato poi moltissimo, per cui non penso di potermi dire un fan vero e proprio.

  14. Anonimo ha detto:

    Prendo atto di tali considerazioni, anche se bisogna tener conto che hai letto il romanzo e che quindi se è vero che per certi versi hai la possibilità di attuare una “chiave di lettura” più consona, potrebbe essere che al tempo stesso risulti distorta rispetto a chi ha avuto modo di visionare solamente il film (come appunto il sottoscritto).

    Più che al “pentolone etnico USA” mi riferivo all’intolleranza in generale, anche al di fuori dai confini, con ciò che questo comporta, medio oriente compreso.

    Tornando alla famosa frase inerente l’insetto morto, che senso avrebbe inserirla in un contesto quasi grottesco da tv spazzatura con addirittura bambini che schiacciano scarafaggi sul selciato, se non puntare il dito sulla (nefasta) influenza della propaganda di Stato? Inoltre, situazioni e recitazione sempre “sopra le righe” sono tali in quanto facenti parte di un certo stile del regista o per sottolineare l’aspetto grottesco/caricaturale conferito all'”intellighenzia” terrestre? Concordo sul fatto che i vertici di comando (l’intelligenza) non escano bene dalla vicenda, ma nemmeno i muscoli mi sembra facciano bella figura: ricordi il palestrato soldato a cui viene fatta saltare la testa in addestramento? . Oltretutto mi sembra che il sergente che ha catturato l’unica mente sia sceso sul pianeta su ordine dei vertici di comando , tanto che la vittoria sembrerebbe ottenuta dalla sinergia tra mente e braccio.
    Non ultimo infine, il fatto di dover obbligatoriamente effettuare il servizio militare (perdita dell’individualità) per avere accesso alla carica di “cittadino” (!) non è una palese critica ad un certo sistema atto a standardizzare gli individui?

    Tengo a precisare che non considero certamente Starship Troopers un capolavoro, ma al tempo stesso credo che per certi versi sia stato stroncato ingiustamente, e tutto sommato lo ritengo un buon film.
    Si fa per due chiacchiere… 🙂

  15. Plissken ha detto:

    Cavoli sono rimbambito, per due volte ho omesso di inserire la “firma”. Scusate.

  16. Alberto Cassani ha detto:

    Io invece la qualifica di cittadino data solo agli ex soldati la leggo molto diversamente. Anzi, la leggo proprio al contrario: solo chi fa qualcosa per il proprio Paese ha davvero a cuore la Patria, e la cosa migliore che si può fare è imbracciare il fucile e difenderla. Quindi non tanto una critica alla standardizzazione, ma una critica al rammollimento.
    Come ho detto prima, sicuramente Verhoven critica i mezzi di comunicazione di massa, ma non so quanto volesse davvero estendere il discorso alla Società: quella che lui presenta e che tu hai ben sintetizzato non è altro che la propaganda anti-sovietica degli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Mi sembra esagerato pensare che lui volesse dire che gli USA degli anni ’90 sono come quelli del ’47, più facile pensare invece che volesse criticare la Propaganda di Stato, ma non lo Stato. Questo aspetto è un’invenzione del film, quindi la responsabilità è tutta di Verhoven e dei suoi sceneggiatori.
    Vero della sinergia mente-braccio, ma la mente la catturano perché il protagonista disubbidisce a un preciso ordine dei superiori, e lo fa solo perché vuole salvare la sua donna. Allo stesso modo, il soldato cui salta la testa in addestramento è una donna di colore cui il protagonista aveva fatto togliere il casco per un malfunzionamento, che per questo viene punito e si dimette (a meno che non ce ne fosse un altro che adesso non ricordo). Questo è un aspetto ugualmente comune a tanta letteratura fantascientifica degli anni ’50, in cui era sempre l’esercito a dover risolvere i casini creati dagli scienziati, ed è sempre la bassa manovalanza in divisa che alla fine vince la battaglia. A volte eseguendo gli ordini, a volte prendendo l’iniziativa. In fondo, si puo’ paragonare la situazione dei fanti sotto la superficie del pianeta dei ragni a quella dei protagonisti de “La cosa da un altro mondo”…

    Infine sì, è ovvio che io ho del film una prospettiva diversa conoscendo ciò che gli sta a monte, ma considera comunque che le differenze nella trama e anche nelle singole situazioni sono enormi. Quindi se anche io posso interpretare il pensiero di Heinlein, non è detto che questo rifletta le intenzioni di Verhoeven.

  17. Plissken ha detto:

    Capisco,in effetti la tua chiave di lettura è ineccepibile (d’altronde non era certo mia intenzione affermare il contrario 🙂 )
    Diciamo che, a mio personale avviso, il tutto si presta a più interpretazioni.

    Ad esempio se non vado errato nel film si lascia intuire (“vivi e lascia vivere”) che la guerra contro gli insetti sia sorta in seguito a mire espansionistiche degli umani, ponendo in tal modo gli insetti non come spietati aggressori ma come aggrediti, quindi legittimati alla difesa checché ne dicano gli organi di governo. La “Propaganda” quindi in quanto tale si pone come specchio di una politica di Stato atta a perseguire intenti che vanno ben oltre la “difesa della Patria”, assumendo invece tale concetto come “scusante” per perseguire atti di aggressione mediante il sacrificio della “manovalanza”.

    Riguardo l’episodio dell’addestramento, mi sembra che la vittima sia il grosso soldato a cui il sergente aveva spezzato il braccio in un corpo a corpo, mentre la ragazza di colore è colei a cui è partito il colpo che l’ha ucciso, tanto che poi decide di lasciare l’esercito .

    Personalmente ciò che io ravvedo come “critica alla società” è ravvisabile nel fatto che quest’ultima assimila le disposizioni governative e la sua politica senza porsi lecite domande sulla reale validità dei concetti manifestati, un po’ come un gregge di pecore che segue il pastore mentre le porta al macello. In questo senso mi sembra faccia testo anche il fatto che i soldati in addestramento subiscono vere e proprie angherie, come il braccio spezzato di cui abbiamo parlato o una mano trafitta da un coltello senza manifestare alcun diniego, come facesse parte della normalità essere vessati dai rappresentanti del governo pur di ottenere la “cittadinanza”. Da quel che mi risulta, un “cittadino” per quanto in qualità di “candidato” dovrebbe avere anche dei diritti, oltre a dei doveri…

    Ovviamente non voglio equiparare detto film ad una pellicola “impegnata” (ci mancherebbe…) ma nel suo piccolo forse qualcosINA in tal senso c’è, nel senso che (sempre a mio personale avviso) è scevro dal ridondante “amor di Patria” proprio delle pellicole di Emmerich, che manderei subito in prima linea in Iraq così almeno farebbe qualcosa di davvero utile per il suo Paese…( 😉 ) Invece, per quanto in maniera blanda, mi sembra che qualche spunto critico in questo film ci sia.

  18. Alberto Cassani ha detto:

    Ma certo, che il film abbia intenti critici e non voglia essere solo un giocattolone di plastica non c’è dubbio. Purtroppo però mi sembra ci siano pochi dubbi anche sul fatto che questa critica è espressa in maniera confusa e poco approfondita. Come poi superficiale e arrabattato è un po’ tutto il film…
    Detto questo, non ricordo come viene presentata l’origine della guerra (né nel film né nel libro, ma in quest’ultimo mi sembra che le astronavi terrestri fossero state attaccate), e non sono sicuro di ricordare esattamente l’episodio del morto in addestramento. Va detto pero’ che, in fondo, non c’è molta differenza tra l’addestramento di “Starship Troopers” e quello di “Full Metal Jacket”, se consideriamo la differenza della società tra i due film e soprattutto la quantità di ormoni che scorrono in questo film rispetto a quello di Kubrick. Paradossalmente, nel romanzo di Heinlein la forza dell’addestramento sulla psiche dei cadetti è più simile a quella del film di Kubrick, e viene anche esplicitata da una situazione ben precisa che non ti svelo se vuoi leggerlo.

    Il discorso Emmerich è complesso, perché l'”amor di Patria” che sprizza dai suoi film è chiaramente paraculo, essendo lui tedesco e non statunitense. O meglio: tedesco naturalizzato statunitense. E non mi pare proprio che lui abbia rinnegato la sua Patria in favore della sua nuova Patria, ma che l’abbia cambiata per guadagno personale.

  19. Plissken ha detto:

    Si, anche secondo me Emmerich è un dannato parac*lo, ed il fatto che egli sia d’origine europea aumenta ulteriormente l’irritazione che mi crea quando farcisce le pellicole di slogan para-politici.

    Riguardo l’addestramento simile a quello in Full Metal Jacket concordo: in effetti vi sono molte affinità, e mi è sorto il dubbio che Verhoeven abbia inserito le scene in precedenza descritte proprio per distinguere in peggio (e non è per niente facile…) ciò che debbono subire le reclute. Forse sbaglio, ma l’impressione generale che ho è che tutto il film sia fondamentamente antimilitarista e pro-tolleranza, discostandosi se non ho capito male dal romanzo.

    Per quel che riguarda il film in se stesso ancora una volta nel mio piccolo concordo: è a tratti un po’ “pasticciato” e “tirato via” ed al tempo stesso pare un po’ troppo “condito”, ma ciò potrebbe dipendere anche dal limite di tempo imposto dalle esigenze commerciali, in quanto è stato riversato appunto da un romanzo.

    Io sono parecchio appassionato di fantascienza, ma per quanto esposto non inserisco Starship Troopers nella rosa dei miei preferiti in tema: però a sua difesa direi che alcune scene hanno raggiunto un livello di spettacolarizzazione mai visto prima e che in alcuni frangenti risulta avere scene di massa (per quanto virtuali) tali da farlo apparire quasi un kolossal.

    Infine, credo che Verhoeven, al di là di alcuni clamorosi scivoloni (Atto di Forza tra tutti) tutto sommato sia ben più “intelligente” di un Emmerich, ma che abbia uno stile ed un tipo di ironia talmente peculiari che risulta a volte difficile coglierne gli aspetti salienti, tanto che fino a quando non mi ci sono un po’ abituato trovavo perfino fastidiosi alcuni aspetti della sua regia. Forse il problema è che mi ci sono abituato troppo? Peut etre… 🙂

  20. Alberto Cassani ha detto:

    Che ci sia un abisso tra Verhoeven ed Emmerich non c’è dubbio, il problema secondo me è che l’olandese ha ormai assimilato talmente lo stile di Hollywood da non riuscire più a stacacrsene nemmeno quando dovrebbe. “Black Book” (http://www.cinefile.biz/?p=667) ne è un perfetto esempio: un film olandese diretto da un regista di Hollywood.

  21. Plissken ha detto:

    Ce l’ho, ma non ho ancora avuto modo di visionarlo. Magari ne riparleremo nell’apposito spazio… 🙂

  22. Andrea ha detto:

    E io che avevo citato la frase dell’insetto solo perché la trovavo divertente… 🙂

  23. Plissken ha detto:

    Beh si, in effetti lo è. 🙂 Però ha dato spunto per una discussione interessante (almeno per me) e spero divertente.

    Il fatto che possa avere un significato rimane ancora una mia opinione personale, quindi opinabile senz’altro. 🙂

  24. Marco ha detto:

    Concordo con Albe, anche se a me ha fatto passare delle discrete due ore, non che mi sia divertito ma neanche tantissimo annoiato. Dai alla fine la regia sa abbastanza intrattenere…
    Trovo inutili questi discorsi sul patriottismo qui e là, accendete la tv e spegnete il cervello, questi discorsi lasciamoli fare agli americani dato che questo è un loro film.

  25. Plissken ha detto:

    Nessuno ti obbliga a leggerli Esimio… corri che c’è il Grande fratello in tv !-)

  26. Alberto Cassani ha detto:

    Marco, non ho capito se ti riferisci a “World Invasion” o a “Starship Troopers” di cui discutevamo nei commenti. Ma in ogni caso, io trovo invece interessante analizzare tra le altre cose il concetto di patriottismo che hanno gli statunitensi e il modo in cui questo poi si riversa al cinema. Fatto salvo che in realtà ogni statunitense ha la propria idea di patriottismo, esattamente come ce l’ha ogni italiano…

  27. Marco ha detto:

    Si ok però ci son ben altri film migliori di questo su cui si possono fare queste osservazioni.

    @Plissken: preferisco “La pupa e il secchione” al GF…ammazzati và.

  28. Plissken ha detto:

    Grazie Marco, ci avrei pensato seriamente nel caso mi fossi trovato in sintonia con te, che il cervello, come da tue parole, l’hai spento da un bel pezzo.

    Quindi a me le pupe, a te i secchioni che forse possono esserti utili 😉

    Cordialmente

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