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"We Were Soldiers" di Randall Wallace

1 agosto 2003 Recensioni 6 Commenti
We Were Soldiers

Medusa, 23 Agosto 2002 – Ridicolo

Il Tenente Colonnello Hal Moore parte per il Vietnam per provare a vincere quella guerra che i francesi hanno perso diec’anni prima. In quella che verrà poi definita la “Valle della Morte”, il 7° cavalleria di Moore si trova in breve tempo circondato da migliaia soldati Vietcong . E’ uno dei primi scontri tra statunitensi e vietnamiti…


Sam Elliott e Mel Gibson in We Were SoldiersMillesimo film di guerra degli ultimi tre anni, We Were Soldiers si piazza nella parte bassa della classifica in quanto ad interesse, e buon ultimo in quanto a riuscita generale. Innanzitutto il film perde il bellissimo titolo originale del libro da cui è tratto (We were soldiers once… and young), e soprattutto si rivela essere un’accozzaglia di stupidità difficilmente sopportabili dallo spettatore adulto. E’ comprensibile che il popolo statunitense abbia bisogno di eroi, di buoni esempi, dopo l’11 Settembre, ma c’è un limite a tutto…

Dopo un prologo vergognosamente retorico, fatto di tirate patriottiche e preghiere politically correct, il film che riunisce star e sceneggiatore di Braveheart si sposta in prima linea e fa sperare in un deciso cambio di rotta. Ma quando il primo soldato statunitense cade a terra e mentre crepa sussurra «sono felice di morire per il mio paese», è definitivamente chiaro in quale inferno siamo capitati noi ignari spettatori.

Mel Gibson in We Were SoldiersSembra abbastanza evidente come Wallace abbia studiato per bene i film di guerra più recenti, dal soldato Ryan a Black Hawk Down, in modo da riproporcene quelli che lui riteneva essere gli elementi di maggior interesse. Purtroppo per lui, e per noi che guardiamo il film, si è soffermato sull’aspetto stilistico senza osservare con attenzione la costruzione drammaturgica utilizzata da chi è venuto prima di lui. Di conseguenza, ha finito ad esempio per perdere l’efficacia degli everyday men di Spielberg in favore di un nuovo Superman in tuta verde, ha finito per ignorare completamente “l’Orrore” narrato da Coppola e la lucida follia kubrickiana, ma non ha nemmeno fatto tesoro del “fuori giri” cui è andato incontro Ridley Scott. Risultato: non solo un film noioso e privo di qualsivoglia attrattiva, ma una pellicola del tutto decontestualizzata dalla situazione storica che ci sta narrando. Peccato mortale, quando si parla del Vietnam.

Barry Pepper e Mel Gibson in We Were SoldiersMel Gibson si aggira sul set con l’aria di chi ha sognato l’Amleto di Zeffirelli e si sta chiedendo perché Morticia Addams si faccia chiamare Madeleine Stowe, circondato com’è da star-in-the-making che non sanno recitare (Chris Klein e Keri Russell) e da buoni attori che sparano banalità a raffica (il giornalista Barry Pepper). Di tutto il cast – di tutto il film – si salva solo il caustico Sam Elliott, che però perde una buona occasione per prendere in giro Gibson-Moore quando questi, ferito ad una spalla, invece di dire «ahia» imbraccia l’M-16 e fa fuori Vietcong a valanghe. Il ritorno di John Wayne, fuori tempo massimo.


La locandina di We Were SoldiersTitolo: We Were Soldiers – Fino all’ultimo uomo (We Were Soldiers)
Regia: Randall Wallace
Sceneggiatura: Randall Wallace
Fotografia: Dean Semler
Interpreti: Mel Gibson, Madeleine Stowe, Sam Elliott, Chris Klein, Greg Kinnear, Keri Russell, Barry Pepper, Don Duong, Ryan Hurst, Robert Bagnell, Clark Gregg, Desmond Harrington
Nazionalità: USA, 2002
Durata: 2h. 18′


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Attualmente ci sono 6 commenti a questo articolo:

  1. Plissken ha detto:

    Visto oggi in tv. Vi sono certamente ravvisabili alcune critiche esplicate in recensione, ma nel complesso essa mi sembra troppo severa.

    Il film scorre fluido (non mi sono annoiato per nulla) e sembra porre in evidenza più volte come in un conflitto nessuno abbia a guadagnarne. Non ho colto particlari eccessi di retorica bellica nè la “stupidità” ben ravvisabile ne “il patriota” di Emmerich ad esempio. Considerando che alla fine viene specificato come i soldati siano morti per i compagni e non per la madre patria, forse a Zio Sam viene il dubbio di aver fatto una ca**ata a mandarceli al fronte, chissà.
    L’aspetto stilistico è effettivamente di buon livello, mentre la “costruzione drammaturgica” per quanto in parte eccepibile non m’è parsa così disastrosa… Direi che l’aspetto più negativo consiste in un eccessivo ricorso al sentimentalismo (enfatizzato da un comunque valido commento musicale) che però per quanto di grana grossa presumo abbia l’intento di caratterizzare i personaggi, nonostante il poco tempo a disposizione, al fine di coinvolgere maggiormente lo spettatore.

    Dissento sulla figura “eroica” del Gibson: più che un John Wayne, sembra un poveraccio che cerca di salvare quel che può; si presume che un Colonnello che guida un reparto in guerra non se la faccia nelle brache ad ogni esplosione, ma sappia condurre al meglio la truppa, al di là del suo stato d’animo interiore: è mestiere direi, più che eroismo. Per assurdo il personaggio wayniano per eccellenza mi sembra proprio Elliott…

    Chiaramente non si tratta di un capolavoro per carità, ma il teschietto mi sembra eccessivo.

  2. Riccardo ha detto:

    Assolutamente d’accordo con la recensione: un film del genere poteva essere bello sessant’anni fa, pieno di discorsi retorici com’è, come “I cannoni di Navarone” e “Il giorno più lungo”, ma è troppo stucchevole ai giorni nostri. Confermo quanto dice Alberto Cassani: Coppola, Kubrick e Scott, evidentemente non hanno ancora insegnato nulla ai film di guerra recenti.

  3. Plissken ha detto:

    Io adoro il buon vecchio Ridley ma… beh, non credo abbia da insegnare niente a nessuno in quanto a film bellici: il suo “black Hawk down” somiglia più ad un video clip che ad un film, per quanto in parte godibile.

    Sicuramente “we were soldiers” appare anacronistico per molti versi, ma anche se vi è presente della retorica non m’è sembrata così invasiva come dite: la percezione che ho avuto alla fine del film è che, al di là del “consueto” eroismo di grana grossa del reparto in questione, l’interminabile lista dei caduti in Vietnam non fosse da intendersi come tributo alla Patria ma come “omaggio” ai familiari che si sono visti recapitare le “buste gialle” al domicilio; credo che fosse questo l’intento del regista, anche se l’implementazione ahinoi è quel che è. Per questo credo che il teschietto sia eccessivo, ma è la solita personale opinione.

    Cambiando un attimo discorso e collegandomi al citato De Palma (altro regista che adoro) ho visto in alto a dx che per novembre è prevista l’uscita del remake di “Carrie”, un film a cui sono molto affezionato: dopo “La Cosa” ed altri poco illustri esempi non nascondo di essere un po’ anzi parecchio preoccupato… negli States è già uscito? Si sa per caso qualcosa in proposito?

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Negli Stati Uniti esce a metà ottobre, un mese prima che da noi. La regista è quella di “Boys Don’t Cry”, quindi non mi aspetto molto, però il trailer in realtà fa ben sperare. Poi la protagonista è la ragazzina di “Kick Ass”, che mi sembra un’ottima scelta. Purtroppo sia il seguito che il remake televisivo han fatto cagare a spruzzo, quindi è giusto andarci con i piedi di piombo, in quanto ad aspettative.

  5. Riccardo ha detto:

    Mah, secondo me BBD è uno dei film di Ridley Scott più sottovalutati

  6. Plissken ha detto:

    Ringrazio per le informazioni inerenti “Carrie”.

    Il seguito e la versione televisiva per me nemmeno esistono, mi sono ben guardato dal procurarmeli evitando a priori la rogna di dover gettare il tutto.
    Ho visto “Boys don’t cry” e pur non ritenendolo certo memorabile mi sembra di aver ravvisato più cose interessanti nella regia, per cui forse qualcosina di buono ne può uscir fuori. Non avendo visto “kick ass” non conosco la protagonista. In ogni caso comincio (solo ora…) a capire che il regista, anche se dal nome altisonante, può far ben sperare ma non è garanzia di nulla quindi non resta che aspettare. Pensavo fosse già uscito negli States visto che lì l’estate è periodo cinematograficamente molto attivo.

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