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"Uomini che odiano le donne" di Niels Arden Oplev

26 maggio 2009 Recensioni 17 Commenti
Uomini che odiano le donne

Bim, 29 Maggio 2009 – Involuto

Un giornalista in disgrazia dopo essersi scontrato con un grande magnate della finanza trova un lavoro temporaneo quando un vecchio componente di una potente famiglia gli chiede di scoprire cosa è successo, quarant’anni prima, alla nipote. Non sa che Lisbeth, un’hacker, lo sta spiando…


Michael Nyqvist in una scena di Uomini che odiano le donneSempre il solito dilemma: romanzo o film? Che rapporto ci deve essere tra i due, come deve essere l’adattamento e che tipo di fedeltà l’uno deve avere verso l’altro? E soprattutto quanto tutto questo sia intrattenimento e quanto pura manovra industriale? Perché a pochi giorni dall’uscita di Angeli e Demoni, un altro best seller letterario arriva sugli schermi europei – in attesa del remake hollywoodiano – forte di un successo preventivo assicurato. Il primo capitolo della trilogia Millenium di Stieg Larsson, giornalista e giallista svedese morto di recente, diventa film grazie alla regia di Niels Arden Oplev e ai 10 milioni di copie vendute dal romanzo: anche se tutto questo bagaglio non serve a farne un buon film.

Indubbiamente uno dei thriller più attesi dell’anno – con gli altri due già pronti e in attesa di distribuzione – un tentativo di coniugare all’europea i meccanismi del genere statunitense, scritto da Nicolaj Arcel e Rasmus Heisterberg mescolando il dramma familiare scandinavo con la patina hi-tech made in USA, alternando Bergman a Jeffrey Deaver.

Noomi Rapace in Uomini che odiano le donneBasandosi in parte sulla biografia dell’autore letterario, esperto di nazismo e delle società totalitarie e “investigatore” di professione, il film traccia un affresco abbastanza crudo e inquietante della società contemporanea scandinava – ovvio che si possa allargare all’intero globo – dove la libertà dei costumi, la modernità del pensiero e la limpidezza della democrazia hanno creato un cancro sociale fatto di repressioni, di fantasmi del passato, di nostalgia per un passato di morte o per un periodo in cui il patriarcato era la crudele legge che sottometteva le donne: perfetto in questo l’inserimento del personaggio di Lisbeth, donna ipermoderna ed emancipata, fatto di piercing e computer, vittima della violenza del mondo alla quale risponde senza timore, sondando i lati oscuri che il male fa nascere ovunque.
Noomi Rapace in una scena di Uomini che odiano le donneQuesto grosso sottotesto, perfettamente gestito da Larsson nella struttura narrativa di quasi mille pagine, diventa un pretesto prolisso (152 minuti) per un thriller di stampo televisivo, una sorta di miniserie in due puntate, non a caso prodotta da una nota casa di produzione di gialli Tv, che se interessa dal punto di vista della trama, delude e si spegne da quella della messinscena e della rappresentazione, troppo legate nei toni della narrazione alla pagina scritta e quasi incapace di oltrepassare i limiti del romanzo filmato. Colpa sostanzialmente della regia di Oplev, statica e convenzionale, vicina ai Tv-movie anche nella fotografia, nonostante un paio di scene sufficientemente violente, ma anche di una sceneggiatura che si sbrodola e dilunga, non sempre a suo agio nell’amalgama di riferimenti biblici e risvolti psicoanalitici. Se a questo aggiungiamo che il cast è sì professionale, ma anche sostanzialmente anonimo – eccezion fatta per la sensualità di Noomi Rapace – con un protagonista Michael Nyqvist anche piuttosto inespressivo, è completo il quadro della classica occasione sprecata, piacevole e rilassante se si vuole passare una serata sul divano, ma di sicuro non all’altezza delle aspettative (comunque ripagate in termini d’incassi) e delle ambizioni produttive.


La locandina di Uomini che odiano le donneTitolo: Uomini che odiano le donne (Män som hatar kvinnor)
Regia: Niels Arden Oplev
Sceneggiatura: Nikolaj Arcel, Rasmus Heisterberg
Fotografia: Eric Kress
Interpreti: Noomi Rapace, Michael Nyqvist, Sven-Bertil Taube, Peter Andersson, Peter Haber, Marika Lagercrantz, Lena Endre, Ingvar Hirdwall, Gösta Bredefeldt, Björn Granath, Ewa Fröling, Stefan Sauk, Gunnel Lindblom, Willie Andréason
Nazionalità: Svezia – Danimarca, 2009
Durata: 2h. 32′


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Attualmente ci sono 17 commenti a questo articolo:

  1. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Devo ancora vederlo, ma per come ne parlano sembrerebbe un gran film.
    Alberto me lo consiglieresti?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Mah… Diciamo che in ogni caso ormai è meglio aspettare l’uscita del terzo capitolo e vederseli tutti e tre insieme, che è poi quello che sto facendo io.

  3. Riccardo ( ex Mickey Rourke ) ha detto:

    Mmmm. In effetti hai ragione.

  4. sarei interessato a vederlo
    ma mi sapete dire quanti film hanno fatto su questo film perche non ho capito con quale di tutti dovrei iniziarlo a vedere.
    uomini che odiano le donne è il primo?
    poi quali vengono?

  5. Alberto Cassani ha detto:

    I film sono tre, ma l’ultimo esce a fine maggio. Consiglierei di aspettare per poterli vedere tutti insieme.

  6. Nino ha detto:

    Letto i primi due libri (ottimi, sopratutto il secondo per me) e guardato metà di questo. Mah diciamo che spero in qualcosa di meglio nel remake hollywoodiano.

  7. weach1952 ha detto:

    bravo Emanuele Rauco!!!!!!!!!! mi associo.
    Difficile parlare di un film di dolore ; le parole a volte non sono strumento adeguato per descrivere un processo energetico negativo.
    Il regista Neils Arden Oplev traspone il libro di Stieg Larsonn ,di risonanza mondiale,, lo fa bene con un a storia forte ed attori intensi ;su tutti spicca la protagonista Noemi Rapace, intensa espressiva , tagliente , passionale guerriera,buona; i sui occhi scuri bruciano il male che la circonda ed ha una a forza interire che traspare in tutta sua intensità.
    Buone parole vanno espresse anche per l’altro protagonista Michael Niqvist espressivo e comunicativo ,anche lui intenso ed umano..
    Insomma un thriller dai toni forti con contorni incestuosi.,violenti ,di sottomissione ed omicidi.
    Un thriller con suspense , dove il finale ha un contorno chiaro solo negli ultimi fotogrammi. , I due protagonisti sono accompagnati da un cast di attori tanto sconosciuti Svedesi e Danesi quanto bravi.
    Un thriller doloroso che metta a nudo il male del mondo senza pietà e senza sconti.
    Si può fare alla regia un unico appunto , il lungometraggio ha superato la soglia di attenzione accettabili superando ampiamente le due ore di proiezione; la lentezza espositiva , per quanto preparatoria , si è fatta sentire in modo particolare nella parte centrale del film.
    Eccellente lavoro

    Weach illuminati

  8. Donato ha detto:

    Li ho visti tutti e tre. L’impressione è la stessa che ho avuto guardando la trilogia di Matrix: ovvero il primo film funziona benissimo da solo e può essere visto senza alcun bisogno di sorbirsi gli altri due, che sembrano francamente delle appendici alquanto stiracchiate.

    La ragion d’essere del film e della storia ruota intorno al personaggio di Lisbeth, reso perfettamente da un’attrice piuttosto brava che ha anche la fortuna di avere le “fisique du role” ideale a rendere credibile ed appassionante un personaggio alquanto difficile e controverso.

    Assai meno mi ha entusiasmato l’interpretazione di Michael Niqvist che è apparso anche a me piuttosto monocorde e poco espressivo.

    Inoltre, io non ho letto il romanzo, ma chi lo ha fatto ritiene che, a parte il personaggio di Lisbeth, gli altri non siano stati resi adeguatamente dagli interpreti del film, in quanto nel libro il giornalista Blomkvist e la sua amica redattrice del giornale sono descritti rispettivamente come un bell’uomo (nonché abile seduttore) e come una donna giovane ed affascinate, ovvero lontani anni luce dal bisteccone e dall’attempata signora visti nel film.

    Rimane comunque il fatto che il film funziona abbastanza bene e, in tutta franchezza, io personalmente preferisco di gran lunga un sano film europeo dai ritmi lenti e compassati alle stupide, irritanti e (almeno per me) insopportabili smargiassate ipercinetiche della più recente produzione hollywoodiana…

  9. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, Donato: è normale che in una serie di film che raccontano una storia in successione sia solo il primo ad essere comprensibile a sé stante… Nei seguiti si deve dare necessariamente per scontato quanto raccontato nel primo film, rendendo quindi “zoppa” la visione degli spettatori neofiti. Vale per ogni saga, da Guerre Stellari al Signore degli Anelli ad Harry Potter…

  10. Donato ha detto:

    Quello che dici è giusto, ma nel caso del Signore degli Anelli uno non può fermarsi alla visione del primo film perché la vicenda si interrome proprio sul più bello. Inoltre tutti e tre i film sono straordinariamente ben curati e praticamente si equivalgono, almeno dal punto di vista qualitativo.

    La saga cinematografica di Harry Potter è poi qualcosa di totalmente atipico: sono tutti film autoconclusivi ma che si collocano all’interno di una storia a più ampio respiro. Alcuni sono riusciti meglio di altri, ma possono comunque essere visti e fruiti singolarmente (tranne forse gli ultimi due).

    In Matrix e nella trilogia di Millennium ho invece notato che il primo film è molto più curato e ben riuscito rispetto a quelli successivi oltre a presentare un finale che sarebbe tranquillamente potuto essere quello definitivo.

    Ad esempio, il secondo film di Matrix è un’aberrazione: l’ho visto in DVD in meno di mezz’ora perché tutte le volte che i personaggi cominciavano a piroettare tirando calci a mezz’aria io premevo il tasto “avanti veloce” in quanto non sopportavo quel tipo di scene. Siccome il film era quasi interamente composto da pseudo-combattimenti virtuali a mezz’aria, in mezz’ora avevo terminato la visione. Personalmente, considero Matrix Reloaded un vero e proprio insulto all’intelligenza dello spettatore.

    Esistono poi addirittura trilogie dove il film di gran lunga migliore è il secondo. Due esempi? La trilogia di Guerre Stellari (la prima che è stata prodotta) e quella degli X-Men.

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Ma io facevo un discorso puramente narrativo, non di qualità. Il seguito, in quanto seguito, è necessariamente meno comprensibile quanto più è legato al primo film. Anche se la storia è autoconclusiva, se ci sono elementi realmente importanti presentati negli episodi precedenti risulta incomprensibile (anche se magari non totalmente) ai neofiti. I film di 007 sono autoconclusivi tanto quanto quelli di Harry Potter, ma sono molto meno collegati tra loro e quindi più godibili anche dai nuovi spetattori. E questa secondo me sarebbe la scelta migliore per realizzare una saga al cinema, ma gli stessi produttori di James Bond sono di diverso avviso, visto che hanno cercato di legare profondamente tra loro gli ultimi due film…

  12. Donato ha detto:

    Aggiungerei che quello di produrre delle trilogie o dei film “seriali” è ormai un diffuso espediente commerciale che cerca di sfruttare il più possibile il successo di una storia o di un personaggio. Tuttavia, non è una cosa da condannare a priori, in quanto, come ho evidenziato con gli esempi che ho citato in precedenza, sortisce effetti e risultati molto diversi e talvolta sorprendenti…

  13. Alberto Cassani ha detto:

    Ovviamente è una mossa puramente commerciale. Se poi si riesce a farle in 3D con prezzo dei biglietti maggiorato meglio ancora…

  14. Donato ha detto:

    Se è per questo, hanno annunciato addirittura l’intenzione di produrre un prequel ed un sequel di Blade Runner. Mi sento male solo all’idea di ciò che potrebbero combinare…

  15. Alberto Cassani ha detto:

    A dir la verità un sequel letterario già c’è, scritto da KW Jeter a metà anni ’90. E poi, considerando le due “altre versioni” che lo stesso Scott ha voluto realizzare, non mi stupisce per niente.

  16. Nino ha detto:

    Ieri ho visto la versione americana in inglese. Devo ammettere che hanno tagliato alcune cose e aggiunto un pò di cose (inutili). Ma a differenza di quello svedese sembrava almeno di vedere un film vero e non un telefilm. Nel weekend lo vedrò in italiano… Ah colonna sonora magnifica 😀

  17. Riccardo ha detto:

    Ma nonostante il taglio da telefilm, la versione svedese l’ho trovata tutt’altro che disprezzabile. Certo che più di un giallo avrei messo un verde perché alcuni momenti abbastanza violenti a livello di pelle ci sono (lo stupro della protagonista o la tremenda scena del tatuaggio e del “giocattolino” fallico che mi ha fatto venire quasi le lacrime agli occhi) Poi è naturale che da Fincher mi dovrò aspettare un vero thriller con le palle, magari con le stesse atmosfere cupe e decadenti di cult come Figh Club e Seven.

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