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"La ragazza che giocava con il fuoco" di Daniel Alfredson

17 aprile 2010 Recensioni 0 Commenti
La ragazza che giocava col fuoco

Bim, 25 Settembre 2009 – Indolente

Mikael e Lisbeth si sono persi di vista, le loro strade e i loro caratteri sono su coordinate diverse, ma dovranno tornare in contatto quando Lisbeth sarà accusata di un triplice omicidio. Una delle vittime è un giornalista che stava seguendo un’inchiesta scottante per la rivista Millennium…


Noomi Rapace in La ragazza che giocava con il fuocoOrmai il fenomeno è multimediale: dopo tre libri di imperiale successo, il primo film tratto dalla trilogia letteraria Millennium di Stieg Larsson, ha ottenuto notevoli riscontri al botteghino; in Scandinavia soprattutto, ma anche nel resto del mondo. Così, il secondo e terzo capitolo della serie sono stati girati insieme, back to back come un unico film, e programmati in Patria a poche settimane di distanza l’uno dall’altro. In Italia – prima del capitolo conclusivo in primavera – esce il secondo film del progetto: attori identici, ma diverso regista, Daniel Alfredson. Il risultato: ciò che di buono c’era nel dignitoso primo capitolo si perde in questo seguito.

Il thriller dai toni scabrosi e macabri che rendeva particolare il primo film, si accomoda in un più facile giallo investigativo dai tratti hitchcockiani – sceneggiato da Jonas Fryberg – che però non trova mai il passo giusto.

Michael Nyqvist in una scena di La ragazza che giocava con il fuocoAperto da una sorta di “riassunto delle puntate precedenti”, come a voler a rimarcare ancor di più la sua recondita natura televisiva, il film ristagna sui temi lanciati dal primo film, come il desiderio di vendetta femminile, il giornalismo come lente d’ingrandimento di verità impossibili, il rapporto difficile tra una donna forte ma fragile e il mondo contemporaneo (con tutto ciò che di psicoanalitico e familiare comporta). Il problema è che, pur riducendo la durata di quasi 30 minuti, il ritmo, il fascino visivo e il pathos della storia restano soltanto sulla carta, persi tra una messinscena tanto anonima quanto sciatta e un racconto di sorprendente banalità.

Una scena di La ragazza che giocava con il fuocoLa costruzione e lo sviluppo della sceneggiatura sono scontati, puntellati qua e là da buchi e improbabilità varie, oltre che di convenzionalità (padri e figli facili da trovare, una famiglia in cui nessuno si fa mai male), mentre la regia resta piatta e sonnolenta, conducendo il gioco come fosse una blanda puntata de Il maresciallo Rocca. Inoltre, la mono-espressività catatonica di Mikael Blomqvist è riscattata solo in parte dal personaggio (non più così affascinante) di Noomi Rapace. In definitiva, un prodotto che pare destinato alla fruizione dei soli fan del romanzo, per tutti gli altri resta solo un po’ di svogliato thrilling.


La locandina di La ragazza che giocava con il fuocoTitolo: La ragazza che giocava con il fuoco (Flickan som lekte med elden)
Regia: Daniel Alfredson
Sceneggiatura: Jonas Frykberg
Fotografia: Peter Mokrosinski
Interpreti: Noomi Rapace, Michael Nyqvist, Lena Endre, Sofia Ledarp, Georgi Staykov, Peter Andersson, Micke Spreitz, Annika Hallin, Tehilla Blad, Yasmine Garbi, Per Oscarsson
Nazionalità: Svezia – Danimarca – Germania , 2009
Durata: 2h. 09′


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