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Soundtrack: "Le avventure di Tintin: Il segreto dell'Unicorno" di John Williams

15 novembre 2011 Soundtrack 0 Commenti
La locandina statunitense di Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno

Maurizio Caschetto, in collaborazione con Colonne Sonore* * * * *

Torna dopo tre anni e mezzo di assenza uno dei più noti e amati compositori cinematografici del mondo, che ormai sembra aver voglia di scrivere musica da film solo per il suo amico Steven Spielberg, con il quale sta per festeggiare i 40 anni di collaborazione…


Il ritorno sulle scene cine-musicali dell’ultimo grande, vero, Maestro della musica per film statunitense dopo tre anni e mezzo di assenza è un evento che ha suscitato entusiasmo ed eccitazione paragonabili soltanto ai clamori generalmente riservati alle star della musica pop. John Williams è, insieme con Ennio Morricone, una vera e propria icona, amata e riconosciuta anche da coloro che non sono abituali frequentatori dell’Ottava Arte. Il lungo periodo di lontananza dal proscenio ha aumentato ulteriormente l’attesa spasmodica che da almeno cinque lustri accompagna ogni nuova opera del celebre compositore newyorkese. Da diversi anni gli impegni cinematografici di Williams sono diventati sempre più sporadici e al giorno d’oggi si riducono esclusivamente alle partiture per i film del suo storico partner Steven Spielberg, col quale sta per celebrare un traguardo senza precedenti, ovvero i quarant’anni di collaborazione (ormai senza dubbi il più longevo rapporto tra regista e compositore in tutta la storia del cinema statunitense).
Nell’ultimo periodo Williams si è dedicato più intensamente all’attività di compositore per la sala da concerto, scrivendo tre nuove bellissime pagine nella forma da lui preferita (ossia quella concertante tra solista e orchestra: il Concerto per Viola, il Concerto per Arpa “On Willows and Birches” e il recente Concerto per Oboe) ed esplorando forme cameristiche sinora inedite nella sua carriera (il quartetto per piano, violino, violoncello e clarinetto “Air and Simple Gifts” – composto in omaggio all’elezione del Presidente USA Barack Obama – e il recente quartetto “La Jolla” per violino, cello, arpa e clarinetto).

Tutta questa premessa, come vedremo, serve per mettere ancora più a fuoco questa nuova, sorprendente ed entusiasmante fatica cinematografica di Williams, ovvero la colonna sonora di Le avventure di Tintin. Il cartone animato digitale diretto da Steven Spielberg (tratto dagli omonimi albi a fumetti del belga Hergé) è una divertente e spensierata avventura che riporta regista e compositore presso gli amati territori del cinema d’evasione più solare e scanzonato. Se l’ultima collaborazione tra Spielberg e Williams (ovvero Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo) cercava di rinverdire i fasti dei passati episodi senza però mai arrivare a una piena e sincera realizzazione, Le avventure di Tintin porta a compimento proprio quella voglia di spettacolo e divertimento che rese il nome di Spielberg negli anni ’80 il sinonimo del più sincero entertainment hollywoodiano. Tintin è quindi a tutti gli effetti il figlio cinematografico di Indiana Jones, assai più di tanti epigoni scoloriti che hanno affollato gli schermi negli ultimi 15 anni. Il film non riuscirà forse a eguagliare quel capolavoro post-moderno che è I predatori dell’arca perduta, ma nella filmografia spielberghiana è probabilmente l’opera che più gli si avvicina per spirito e felicità di messinscena (per molti aspetti anche più dei vari sequel di Indiana Jones).

La musica di Williams sembra dunque seguire il medesimo percorso stilistico, dimostrando una volta di più la totale simbiosi artistica ed estetica tra regista e compositore. Così come il film è un albo a fumetti che prende letteralmente vita sullo schermo in un’esplosione di colori e di ritmo indiavolato, la partitura di Tintin è un vero e proprio florilegio di inventiva musicale e di estro creativo senza pari. La natura di puro divertissement musicale è evidente innanzitutto nell’approccio e nell’impostazione: Williams affronta il film con i toni e i gesti di un vero e proprio cartoon, accompagnando e punteggiando la storia e le azioni con il lessico estroverso e pronunciato tipico delle colonne sonore dei cartoni Warner Bros., seguendo il modello del compositore Carl Stalling. Tuttavia non si avverte mai la sensazione di un mero raddoppio delle immagini o, peggio, della più ovvia sottolineatura (come tante volte i compositori hollywoodiani ci hanno abituato), ma anzi vi è una freschezza e una giocosità di fondo che può richiamare i tratti beffardi e goliardici dei balletti di Prokofiev e Šostakovič, quando non addirittura lo spirito citazionista dell’ultimo Stravinskij. Non è un caso infatti se nel cromatismo inarrestabile e nelle funamboliche soluzioni timbriche del trascinante “Snowy’s Theme” si affaccino rimandi più o meno volontari del Concerto per Pianoforte n°2 di Dimitri Šostakovič. Il compositore sembra insomma totalmente svincolato da qualunque luogo comune attualmente in voga nella cinemusica hollywoodiana, ormai sempre più appiattita nel cliché zimmeriano più logoro, soprattutto nel caso di film di grande diffusione commerciale. Williams prosegue un percorso stilistico indubbiamente segnato dall’eclettismo e da una forte vena camaleontistica, mantenendo però tutti i tratti salienti del suo stile compositivo che lo hanno reso una delle colonne portanti del pantheon cine-musicale di ogni tempo. Guardando il film e ascoltando il disco si ha infatti una immediata sensazione di benessere nel ritrovare l’arte di questo compositore.

Come detto, John Williams ha sempre saputo trovare la perfetta traduzione musicale dell’universo spielberghiano e, anche in quest’occasione, possiamo trovarne un fulgido esempio. La partitura di Tintin riempie tutti i vuoti dettati da una narrazione lineare e talora prevedibile attraverso una scrittura di grande respiro, ricca di colore e di luccicante esotismo, senza mai dimenticare una buona dose di ironia e di leggerezza. In questo senso, Williams riprende fedelmente il modello delle partiture della serie di Indiana Jones e ne trae una nuova linfa, senza dare mai la sensazione di una stanca rilettura. Anzi, rispetto ai quattro score della serie dell’archeologo con frusta e cappello, qui Williams sembra voler fare a meno di una certa gestualità pompiér (se non quando strettamente necessario) preferendovi invece un tono scherzoso, quasi da commedia, che oseremmo definire mozartiano. E’ proprio il contagioso entusiasmo che attraversa tutta la composizione ciò che lascia maggiormente stupefatti durante l’ascolto di questa nuova opera williamsiana: sin dall’incipit traspare la voglia di gioco e di puro divertimento del compositore: “The Adventures of Tintin” accompagna la gustosa sequenza dei titoli di testa in stile Saul Bass con una sorta di piccola orchestra da cabaret (fiati e percussioni accompagnati da clavicembalo, fisarmonica e contrabbasso) che si muove sinuosa e maramalda presentando ritmi arabeschi di matrice jazz; sembra una vera e propria dichiarazione di intenti, un episodio solo apparentemente slegato dal resto della partitura dove Williams dimostra tutta la sua voglia di giocare. Questa ispirata leggerezza richiama l’altrettanto felice collaborazione spielberghiana per il film Prova a prendermi non soltanto per l’evidente assonanza stilistica, ma casomai per la medesima lucentezza della scrittura, sempre sorvegliatissima, trasparente eppure di una complessità senza pari nel mondo della musica applicata. La felicità creativa del compositore è evidente anche nelle ingegnose soluzioni timbriche e nella sua oramai proverbiale gestione della tavolozza orchestrale. Aleggiano in tutta la partitura colori e tessiture vicine ai compositori francesi come Poulenc, Milhaud e, ovviamente, Ravel. Ma anche qui non si tratta di rimasticature o di prese in prestito più o meno evidenti, ma piuttosto una precisa volontà di eclettismo mai fine a se stesso (si ascolti in tal senso il magnifico intreccio strumentale di “Introducing the Thompsons and Snowy’s Chase”). Da questo punto di vista, Le avventure di Tintin sembra invece essere la naturale prosecuzione del discorso stilistico affrontato nella mirabolante partitura per il terzo capitolo della saga di Harry Potter, Il prigioniero di Azkaban.

Williams non si dimentica poi di creare una precisa identità musicale per i protagonisti del film. Il reporter Tintin è dipinto con un vivace inciso, breve ma estremamente caratterizzato e plastico in tutte le sue variazioni. A chi lamenta l’assenza di un tema più articolato e spavaldo in stile “Raiders March” va fatto notare che la scelta di Williams non è certo dettata dalla mancanza di idee: il protagonista è un personaggio bidimensionale, senza sfumature o tratti di complessità, ma appunto un cartone animato nella sua accezione più basilare; Williams dunque gli associa una firma musicale stile motto, un “biglietto da visita” capace di tratteggiare in poche battute lo spirito intrepido del protagonista.
Il simpatico Capitano Haddock (sicuramente il personaggio più memorabile del film) è caratterizzato invece da un tema borbottante di sapore marinaresco, sovente affidato al suono grave di fagotti e clarinetti bassi (“Captain Haddock Takes the Oars”), che tratteggia alla perfezione lo spirito bonario e picaresco del personaggio.
Per caratterizzare il cosiddetto “MacGuffin” che fa da locomotore della vicenda, ossia la nave pirata Unicorno, Williams tira fuori dal cilindro uno dei suoi classici temi “del mistero”, familiari alla saga di Indiana Jones: un disegno melodico sinuoso e avviluppante (“The Secret of the Scrolls”), che si snoda e si inerpica lungo tutto il corso della partitura in guise sempre differenti (“Marlinspike Hall”). Attraverso un ingegnoso gioco di inversione e modulazione, questo tema diventa la vera ossatura su cui Williams costruisce gran parte delle soluzioni tematiche della partitura.
Ma lo score è ricco di molti altri temi e motivi, magari a volte semplicemente abbozzati, ma sempre caratterizzati: dal già citato inciso saltellante per il cagnolino Milou al buffo tema per tuba e clarinetto che accompagna i maldestri agenti dell’Interpol Dupond e Dupont. E infine brillano i classici piéce de resistance williamsiani, ossia le pagine che accompagnano le sequenze più movimentate, dove si può ammirare la sempre stupefacente abilità di funambolo del compositore. Da questa punto di vista lo score è davvero mirabolante: dalla tonitruante pagina che accompagna il flashback piratesco (“Sir Francis and the Unicorn”) alle virtuosistiche tessiture di archi e fiati di “Flight to Bagghar” fino al grandioso tour de force sinfonico di “The Pursuit of the Falcon” – nel quale spicca un altro topòs williamsiano, ossia un assolo di flauto mozzafiato – la scrittura di Williams è come un fiume in piena, traduzione fedele del virtuosismo registico di Spielberg.

Alcuni recensori ravvisano soltanto manierismo e una tecnica ineccepibile ma fredda. A queste persone suggeriamo davvero di riascoltare con attenzione e senza pregiudizi le pagine sopraccitate e di studiare attentamente il loro intimo rapporto con il fotografico: da qualsiasi punto la si guardi, l’arte di Williams non conosce pari nell’attuale panorama cine-musicale. Basterebbe ascoltare la pagina con cui Williams sceglie di chiudere l’album e la partitura (“The Adventure Continues”, vera e propria galoppata picaresca sviluppata in senso squisitamente sinfonico) per rendersi conto di quanta vitalità e joie de vivre questo straordinario genio quasi ottantenne riesca ancora a infondere alla sua musica.


La copertina del CDTitolo: Le avventure di Tintin: Il segreto dell’Unicorno (The Adventures of Tintin: Secret of the Unicorn)

Compositore: John Williams

Etichetta: Sony Classical, 2011

Numero dei brani: 18
Durata: 65′ 35”


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