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"Ratatouille" di Brad Bird

4 ottobre 2007 Recensioni 4 Commenti
Ratatouille

Walt Disney, 17 Ottobre 2007 – Adulto

Il topo Remy sogna di diventare un grande cuoco. Quando il destino lo conduce in uno dei più esclusivi ristoranti parigini, a dispetto degli evidenti pericoli derivanti dall’essere un improbabile e sicuramente indesiderato ospite della cucina, Remy si allea con Linguini, lo sguattero…


Una scena di RatatouilleQual è il topo più famoso nel mondo dell’animazione dopo Topolino? Bianca e Bernie detenevano il primato assieme a Jack e Gas di Cenerentola (in tutti e tre i film), ma ora devono cedere la corona al piccolo Remy, il topolino, non più di cartoon ma computerizzato, che segna un passo avanti nella storia dell’animazione cinematografica. Ratatouille è, in breve, il film che aspettavamo da anni, da quando la fusione Pixar-Disney aveva creato delle opere belle da vedere ma, forse, un po’ troppo fredde nei contenuti e nei risvolti psicologici (Chicken Little, il peggiore in assoluto). Ma non è solo questo. Le avventure del piccolo topolino francese sono, inconsciamente, un ritorno a quell’ideale di umanesimo e filantropia perseguito da Walt Disney agli albori.

Una scena di RatatouilleLa terza età della Disney trova in questo film il suo manifesto più calzante e importante, come furono all’epoca Biancaneve (1937) e La Bella e la Bestia (1991), esempi di rivoluzione epocale del cinema di massa. Se i primi capolavori (lo sono tutti fino a La Carica dei 101, e si pensa a loro con un pizzico di nostalgia) imbastivano e raffinavano il concetto di spettacolo familiare per Walt Disney – buoni sentimenti, humour e crudeltà – e rappresentavano come meglio non si potrebbe l’idea di ‘America pura’ e consolatoria, i secondi dovevano invece colmare la morte del creatore e quel mondo che, grazie a Reagan, non esisteva più.
Una scena di RatatouilleLa Sirenetta è l’esempio di una sperimentazione, un po’ rozza, tra la vecchia struttura narrativa e un tratto del disegno debitore dell’influenza nipponica. La Disney ritornava ad essere pioniera dello spettacolo per ragazzi con storie ritmate come videoclip (Aladdin), colonne sonore di gran lunga superiori ai film (Pocahontas) e virate nei terreni adulti (sesso e desiderio). Non sempre queste commistioni risultavano vincenti e il successo è andato scemando, segnando con Tarzan la fine della seconda era Disney. La Pixar di Lasseter ha aiutato lo Studio a risalire la china, offrendogli storie moderne con un supporto visivo innovativo, rispettando, però, i canoni del politically correct che la casa di Burbank esige. Se l’orco verde Shrek scoreggia e si lancia in battute a doppio senso, Nemo e Gli Incredibili rimangono “casti e puri” e, anche, un pochino troppo infantili.

Una scena di RatatouilleRatatouille si distanzia nettamente sia dai lontani “cugini” sia dagli avversari. Non c’è più quella corsa sfrenata alla citazione e alla parodia (Shrek e Gli Incredibili), né la voglia di strappare risate a catena (spesso con pessime gag), ma tutto è basato su una sceneggiatura solida e complicatissima. Il tema dell’amicizia c’è, ma non è certamente la classica melassa didascalica con abbracci e strette di mano finali: il rapporto tra il topolino e il ragazzo apprendista segue le difficili regole di una crescita sentimentale, con salite e discese, senza mai nessuna caduta nel pietismo. Durante tutto il film si assiste a un continuo scontro tra umano e animale, non sempre dolce e piacevole. A ben guardare, anche le citazioni non sono prese da altri cartoon o dalle fiabe ma sono schegge di letteratura, come La ricerca del tempo perduto di Proust, e di certo cinema francese (Cocteau). Il film sorprende per questo motivo ed anche per una strepitosa animazione, che permette soluzioni visive e definizioni dei caratteri mai vista fino ad ora.

In definitiva, Ratatouille è il capolavoro, veramente adulto, di un’industria che camuffava i suoi film, complessi ed elaborati, in intrattenimento per l’infanzia. Forse è per questo motivo che la durata (due ore) eccessiva e molti sottintesi “alti” rendono il film non adatto a dei bambini ma ad un vero pubblico adulto, soprattutto mentalmente.


La locandina di RatatouilleTitolo: Ratatouille (Id.)
Regia: Brad Bird (co-regia di Jan Pinkava)
Sceneggiatura: Brad Bird
Fotografia: Robert Anderson, Sharon Calahan
Doppiatori italiani: Nanni Baldini, Riccardo Peroni, Massimiliano Alto, Dario Penne, Edoardo Stoppacciaro, Alessandro Rossi, Pietro Biondi, Domitilla D’Amico, Paolo Marchese, Gianfranco Miranda, Renato Cecchetto, Marco Mete, Massimo de Ambrosis
Nazionalità: USA, 2007
Durata: 1h. 57′


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Attualmente ci sono 4 commenti a questo articolo:

  1. Anonimo ha detto:

    Se nel finale il mondo degli uomini e quello dei ratti si consolida in un’inverosimile fratellanza
    Bhe’ questa spoilerata non ci voleva 🙁

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Be, ma è come dire che alla fine di una commedia romantica i due protagonisti si mettono insieme…

  3. Anonimo ha detto:

    Lo so, per me non andrebbe scritto.
    Spero
    sempre nella fine degli happy end.

  4. Marco ha detto:

    Ottima recensione. Complimenti!
    Concordo in tutto. Possiamo dire che con Brad Bird (ma meglio con “Ratatouille”) la Pixar si sia lasciata alle spalle lungometraggi si originali ed innovativi ma ancora un pò ancorati al passato e sia passata definitivamente alla maturità, scivoloni permettendo. Difatti col successivo film lo studio tocca vette al momento ancora raggiunte da nessun film.
    Ottimo anche il doppiaggio.
    La colonna sonora meritava l’Oscar.

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