Alice in Wonderland di Tim Burton
Walt Disney, 3 Marzo 2010 – Discontinuo
Alice è una diciannovenne che per fuggire da una festa dove si è chiesta la sua mano, finisce in uno strano mondo che aveva già visitato dieci anni prima, un mondo popolato di personaggi singolari come lo stregatto, il cappellaio matto, la regina bianca e quella rossa…
Sulla carta Alice in Wonderland era il progetto perfetto. Tutti a chiedersi per anni «Come mai Tim Burton non porta sullo schermo Alice nel Paese delle meraviglie? Sembra un film fatto apposta per lui», tant’è che quando poi la pellicola è stata annunciata sembrava persino troppo bello per essere vero. Ora, come noto, l’attesa è spesso superiore all’evento, più grandi sono e più rumore fanno candendo, sei solo chiacchiere e distintivo e via discorrendo. Purtroppo Alice non è così bello come avrebbe potuto e forse dovuto essere. Anzi, anche sull’aggettivo “bello” su può avere qualche remora, perché se è vero che il film ha indubbie qualità, si porta dietro anche un pesante fardello di difetti non da poco.
La prima buona idea che ha Tim Burton è quella di sganciarsi dal dittico originale per conferire ad Alice una personalità più definita e adulta. Nel film, decisamente “femminista”, la protagonista è una giovane donna in procinto di maritarsi per salvare sé stessa, la madre e la sorella da un’incombente rovina economica. Siccome è una tipa tosta, a dispetto del visino d’angelo (ed essendo il promesso sposo una faccia da fesso di notevole caratura), decide di inseguire il bianconiglio nel buco che la porterà – pardon, ri-porterà – nel Paese delle meraviglie, che, come si scopre subito, aveva già visitato quand’era piccina.
Qui la pulzella incontra i classici personaggi della storia, nessuno dei quali però batte, quanto ad originalità e simpatia, quelli del film d’animazione della Disney di cinquant’anni fa. No, nemmeno il cappellaio di Depp, sorry. Il fulcro del film è la faida tra sorelle regine (rossa vs bianca) ovvero la splendida Helena Bonham Carter contro un’evanescente Anne Hataway, che tanto gentile e tanto onesta pare, ma fa davvero la figura della gatta morta per le poche inquadrature che il regista le regala.
I problemi di Alice in Wonderland sono numerosi: la storia non scorre, i dialoghi non incidono, non c’è pathos, i personaggi non comunicano empatia. In più il 3D fa schifo. Sia come resa tecnica, sia come valore aggiunto al film. Una colossale perdita di tempo e soldi che fa presagire un fosco futuro per tutti coloro che cercheranno di emulare Avatar.
Buono il cast, anche se in più di una occasione pare che i personaggi digitali recitino meglio di quelli umani, il ché non è un dettaglio trascurabile. Se la colonna sonora di Danny Elfman è eccellente e così pure può dirsi per l’aspetto visivo del film, in particolare riguardo alle scenografie, la regia di Burton va invece bocciata: poche idee, nessun guizzo e una scena del prefinale (la “danza” di Depp) che fa onestamente venire l’orticaria, forse è la peggiore trovata del regista dai tempi del twist finale di Planet of the Apes.
Insomma, Alice in Wonderland è un film riuscito a metà, ma visti i presupposti, la delusione c’è ed è pure cocente. Peccato.
Titolo: Alice in Wonderland (Id.)
Regia: Tim Burton
Sceneggiatura: Linda Woolverton
Fotografia: Dariusz Wolski
Interpreti: Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Anne Hathaway, Crispin Glover, Matt Lucas, Stephen Fry, Michael Sheen, Alan Rickman, Barbara Windsor, Timothy Spall, Marton Csokas, Imelda Staunton, Christopher Lee
Nazionalità: USA, 2010
Durata: 1h. 48′
Penso che il redattore sia di animo troppo buono, o forse non vuole distruggere la coppia Burton/Depp più di quanto la loro fama non possa permettere. Guardando questo film facevo in continuazione paragoni con il capolavoro Disney, un film con stile, fantasia, artistico e profondo. Questa meraviglia artistica mancata invece è piatto, superfluo, e a tratti fastidioso e stereotipato. L’essersi discostato dal nonsense del film Disney e dal libro non ha certo giovato alla produzione. Sceneggiatura a copia/incolla nella quale sembrano cambiare solo i nomi dei personaggi. Il Cappellaio Matto stuprato non tanto dall’interpretazione di Depp che comunque rimane piatta e non si prende sul serio (come per dire che siccome c’è dietro Johnny Depp allora è ok) ma piuttosto da una nuova visione del personaggio, assolutamente priva di profondità, evidentemente studiata solo per far comparire l’amatissimo attore nella pellicola e nella locandina a caratteri cubici. Gli effetti speciali, puro contorno riscaldato a microonde. Ambientazione e scenografia tutt’altro che originale e spettacolare, fantasy trito e ritrito oggigiorno. Evidentemente Narnia e Il Signore degli Anelli sembrano possedere a detta dei signori del cinema la formula vincente per garantire soldi a palate. Assolutamente una presa in giro per lo spettatore. Risparmiate i soldi per film dove almeno si “tenta” di rispettare lo spettatore.
Questa recensione (rispettabile per democrazia!) conferma come un cinema sui generis come quello Burtoniano possa essere apprezzato solo col cuore e non col bisturi di un chirurgo.
L’unico peccato e l’unica delusione cocente che si può riscontrare è la mancanza di critici cinematografici che credano ai dettami di quei beati “giovani turchi” che consigliavano di “Amare gli autori” anche nelle opere meno riuscite e cercare di ritrovare in queste ultime il filo conduttore che le connetteva cmnq ai grandi capolavori che i medesimi autori avevano già firmato!
Carmen, quello che dicevano i critici della Nouvelle Vague non era che ad un Autore bisognava perdonare tutto, e soprattutto non era che tutti i film di un autore andavano messi sullo stesso piano. La loro idea era che l’opera di un Autore va vista nel suo insieme, perché anche nelle opere minori c’è sempre (o dovrebbe esserci) traccia della sua autorialità e anche dalle opere minori possono nascere idee che si sviluppano compiutamente in quelle successive. E tra l’altro, è proprio da questo concetto che è partito Andrea nella sua recensione. Ma anche secondo Truffaut & co. ci sono opere minori e opere maggiori, opere più riuscite e opere meno riuscite. Evidentemente questo “Alice” non è riuscito al meglio, ed è inferiore ad altre pellicole di Burton, senza le quali comunque non sarebbe mai stato girato.
Ad ogni modo, personalmente non vedo perché un critico dovrebbe dimenticarsi ciò che sa del cinema – della storia e della tecnica – quando recensisce un film. I film si vedono sempre con il cuore, ma per recensirli bisogna usare la testa.
Non sono d’accordo nè con Andrea, nè con Skreepers. A me il film è piaciuto. L’ho trovata una favola piacevole, semplice da seguire, più adatta ad un pubblico di bambini che ad un pubblico adulto, ma ben girata.
Ho il vago sospetto che ci si aspettasse troppo da un Alice in Wonderland fatto da Burton e qualcuno è rimasto deluso. Io mi aspettavo esattamente questo e mi sembra in linea con gli ultimi lavori del regista (La fabbrica di cioccolato e Sweeney Todd): film discreti ma non eccelsi.
E’ vero che il cappellaio matto (il motore della storia) non funziona del tutto; è vero che il pretesto è copiato da Hook di Spielberg (Alice, cresciuta, che non si ricorda di essere già stata sull’Isola che non c’è… ehm… a Wonderland) ma tutto il resto mi pare funzioni benissimo. Anzi, Helena Bonham Carter e Danny Elfman mi pare abbiano fatto davero un ottimo lavoro, e anche Anne Hathaway mi sembra leziosa e antipatica al punto giusto (mi ha ricordato un po’ Willy Wonka).
Un’ultima cosa: ho il sospetto che Burton (o la produzione) abbiano voluto inserire Johnny Depp come “rete di sicurezza”. Come dicevo prima, il cappellaio è il vero motore della storia: forse si aveva paura che la giovane Mia Wasikowska non fosse in grado di sostenere da sola il peso del film.
[…] di pubblico manco dessero gratis pacchi di pasta in tempo di guerra. In giro per la rete siamo in troppi a condividere la sensazione di cocente fregatura per l’ennesima occasione sprecata. […]
è più surreale di un racconto di Kafka.
Purtroppo mi vedo d’accordo con questa recensione. Ma dove e’ finito il vero Tim Burton? Che delusione ragazzi…che delusione…
Con questo film abbiamo perso il burton di EDWARD MANI DI FORBICE. Ma tanto si vedeva che era un regista in via di caduta già da Sweeney todd che non ha avuto il successo sperato.
ma perfavore!
e’ stato bello
è STATO UN BEL FILM APPARTE CERTE BATTUTE, PERò NOLLO DEFINIREI DISCONTINUO PIù MAGICO
Massimo complimenti per l’italiano…
LEGGENDO SU INTERNET HO LETTO CHE IL DVD E IL BLU RAY VERRà VENDUTO SENZA GLI OCCHIALETTI DI CARTA IN 3D, MA PERCHè FANNO COSì?
ANCHE AVATAR è STATO MESSO SUL MERCATO IN QUESTO MODO,MAH!!
VOI SAPETE SE SARà COSì?
STRANO,PERCHè IN SAN VALENTINO DI SANGUE,VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA E CORALINE,GLI OCCHIALI IN CARTONCINO E LA VISIONE DEL FIM IN 3D ERA STATA FATTA.
Ho visto il film giusto ieri.
Devo dire che musiche e scenografie le ho apprezzate parecchio. Quello che non ho apprezzato sono state le interpretazioni di Depp (troppo uguale a Jack Sparrow e a Willy Wonka), e della Hathaway (troppo “Burtoniana”. A volte finiva quasi per cadere nel ridicolo).
Il prodotto mi sembra comunque valido e la sceneggiatura buona. Se solo Burton ogni tanto cambiasse un po’ gli attori, senza dover ogni volta contare sugli stessi suoi pupilli, le pellicole potrebbero iniziare ad assumere una propria personalità distinta dalle altre.
Occasione sprecata.
Dopo tre capolavori come la sleepy hallow, la sposa cadavere e sweeney todd sembrava che la carriera di burton andasse soltanto in migliorando e invece……………………………………………………………………………………………………………………..
amaro in bocca 🙁
D’accordo in tutto con la recensione.
Però io la colpa non la darei tutta a Burton (che si è venduto definitivamente alla Disney) ma più che altro alla sceneggiatrice per la brutta storia e i dialoghi indecenti.
a me è piacuto molto il film di tim burton alice in worderland
minchia che schifo di film
Tim Burton ha fatto il film con il suo fidanzato, J. Depp. La moglie l’ha inserita per questioni burocratiche. C’è anche da dire che non solo Tim non ha mai visto il cartone animato, MA NON HA MAI LETTO I LIBRI DI LEWIS CARROLL.
Sequel sulla stessa (brutta) linea del primo film.
Storia sciatta e vicissitudini superficiali. Un sequel che vuole essere anche un prequel facendo così della trama un inutile calderone che mai appassiona e diverte.
Non bastano i pregevoli effetti scenografici.
Unica nota di merito il personaggio del Tempo.