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Avengers - Endgame dei fratelli Russo

25 aprile 2019 Recensioni 7 Commenti
Avengers: Endgame

Walt Disney, 24 Aprile 2019 – Ineludibile

Dopo lo schiocco delle dita di Tanos, gli Avengers sopravvissuti cercano di riprendere in mano le loro vite, così come il resto dell’umanità. Il ritorno dal regno quantico di Scott Lang-Ant Man dona però la possibilità di rimettere a posto le cose, «a qualsiasi costo»…


Nella “Infinity Saga” – i famosi 22 film targati Marvel Studios – non c’è mai stato un capolavoro. Evidentemente, era destino che il capolavoro arrivasse all’ultimo atto. Per quando Avengers – Endgame non sia un film perfetto, è molto quanto di meglio la Marvel cinematografica abbia prodotto negli ultimi dieci anni.

Diviso in modo piuttosto netto in tre atti decisamente diversi tra loro, Endgame si prende tutto il tempo necessario per parlare di Eroi, elaborazione del lutto e fallimento – soprattutto nel primo, ampio atto. I fratelli Russo confermano di saper gestire una megaproduzione e di saper narrare senza stancare, bilanciando sapientemente momenti riflessivi e lunghe sequenze d’azione, dramma e commedia, scene epiche e raccordi (come già avevano dimostrato in Infinity War e, ancora prima, nei due Captain America). Endgame è tutto questo: un frullato di cinema con dentro tutto. A voler essere precisi, è un frullato di “MarvelCinema“, con le caratteristiche della visione che la Marvel ha del cinema: quel tipo di illuminazione, quel tipo di azione, quel modo di raccontare. Naturalmente funziona, come ha funzionato nell’ultimo decennio generando schiere di fan e miliardi su miliardi al botteghino.

Se in molti casi si aveva la sensazione che non ci fosse una visione originale (sono lontanissimi gli anni di Raimi dietro la macchina da presa con il suo stile peculiare), che tutto fosse omologato, uguale a quello che si è già visto, solo rimasticato e impiattato in modo diverso. In alcuni film si è avuta la sensazione del cinema usa e getta girato più con i soldi che con le idee, più in vista degli incassi che del risultato artistico. In quei casi non è più nemmeno arte: è solo tecnica, sopraffina magari, ma un po’ vuota e meccanica. Ma Endgame è (parzialmente) diverso, soprattutto il primo atto dove si parla molto di Eroi e fallimenti, dove quello che conta sono le persone e i rapporti tra di loro. Ma è proprio questo prendersi tempo per descrivere i personaggi e le loro sensazioni che porta il film a un altro livello e lo nobilita. All’improvviso, tutto quello che in Infinity War sembrava falso, qui lascia posto all’unica cosa che conta davvero nella vita: i rapporti tra le persone. Per tutto il primo atto, in scena non ci sono supereroi ma solo persone comuni in lutto. Nel secondo atto, i Russo celebrano e ricordano alcuni dei momenti migliori dei dieci anni passati, mentre nel terzo atto arriva – ineludibile – la battaglia finale.

Culmine e sintesi di un lavoro di undici anni (e tre miliardi di dollari di investimenti), che qui giunge al termine dando modo praticamente a tutti i personaggi apparsi finora di comparire. Va riconosciuto alla Disney e a Kevin Feige di aver fatto un lavoro enorme nel creare e mantenere coeso un universo, far combaciare storie e aver fatto collaborare decine di attori e migliaia di figure legate alla realizzazione dei film. Endgame è una (auto)celebrazione che – incidentalmente – racconta una storia che, però, sappiamo bene tutti che non è per niente “la fine”. Quindi, ancora una volta, «il Re è morto, viva il Re»: l’universo cinematografico Marvel proseguirà con altre avventure e – parzialmente – con altri personaggi e attori. Endgame era necessario soprattutto da questo punto di vista.

Ma tutti questi discorsi arrivano dopo: quando si è davanti allo schermo, investiti dall’azione roboante, travolti dall’effetto nostalgia e consapevoli che questo è l’atto finale di un’epoca non si può fare a meno di lasciarsi guidare dalla mano sicura dei Russo e seguire con passione le avventure dei Vendicatori che, sì, ancora una volta, prevedibilmente, salveranno il mondo. Anzi, l’intero Universo, mentre il tema di Alan Silvestri risuonerà nella sala e – ancora una volta – sarà impossibile resistere allo stupore, ai colpi di scena, alle entrate in scena improvvise e alle idee comiche. In questo senso, Avengers – Endgame è davvero un capolavoro: fa quello che tutti si aspettano e lo fa nel miglior modo possibile. Quando si esce dalla sala è impossibile non essere pienamente soddisfatti sia dal film in sé, sia dalla – ineludibile – celebrazione che contiene.


La locandinaTitolo: Avengers – Endgame (Id.)
Regia: Anthony Russo, Joe Russo
Sceneggiatura: Christopher Markus, Stephen McFeely
Fotografia: Trent Opaloch
Interpreti: Robert Downey Jr, Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Jeremy Renner, Paul Rudd, Chadwick Boseman, Brie Larson, Josh Brolin, Tom Holland, Karen Gillan, Zoe Saldana, Evangeline Lilly, Tessa Thompson, Elizabeth Olsen, Dave Bautista
Nazionalità: USA, 2019
Durata: 3h. 01′


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Attualmente ci sono 7 commenti a questo articolo:

  1. Sebastiano ha detto:

    Ma tre ore dura???

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Sì, ma se non conti i titoli di coda saran sì e no quaranta minuti.

  3. Fabrizio ha detto:

    Alberto, un tuo parere sul film?

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Non ho ancora potuto andare a vederlo.

  5. Fabrizio Degni ha detto:

    Ciao a tutti,
    visto in lingua inglese e mio commento in relazione ad Infinity War.
    Senza spoiler ritengo che siano state gestite in modo errato le tre ore, mal bilanciate tanto da risultare soporifero a tratti e in una corsa furiosa per altre.
    Non ho trovato epicita.
    Non ho trovato pathos.
    Non ho trovato… Emozioni.

    Una pellicola da 7 laddove confermo il mio 9 per Infinity.

  6. Federico M ha detto:

    Fabrizio, in parte ti capisco, ma secondo me i problemi che molti hanno con questo film è che lo guardano troppo in relazione ad Infinity War (comprensibile ovviamente, essendone il sequel)… cosa che secondo me non andrebbe assolutamente fatta. E’ un film completamente diverso, una storia completamente diversa. La sua priorità non è dare una conclusione ad Infinity War, ma omaggiare il MCU. Prima di tutto si tratta di questo. Guardandolo con questa consapevolezza, secondo me, ci si apre alla possibilità di emozionarsi molto di più. Specialmente nel finale, che personalmente era lì lì per farmi venire le palpitazioni la prima volta che l’ho visto. Non scherzo. E non perchè sia un finale che il film costruisce particolarmente bene. No. Anzi, secondo me l’idea di avere Thanos in versione macchietta uscito dal passato come antagonista è proprio squallida e brutta. Quello in cui però la scena in questione – la battaglia finale – riesce bene è nell’essere il climax non del film in sè, ma dell’intero MCU. E’ quello che ogni fan ha sempre voluto da un film sui Vendicatori. Per questo colpisce tanto nel segno.
    In poche parole, il film non è tanto un film, quanto piuttosto un insieme di momenti, ciascuno dei quali omaggia a suo modo il MCU. Ma non ha una vera e propria storia da raccontare, o una tematica da approfondire. Infinity War aveva la storia di Thanos, e la tematica del sacrificio. Perciò Endgame, a rigor di logica, avrebbe dovuto avere al centro di tutto il rischio di Tony Stark di diventare come Thanos: Thanos, dopotutto, è diventato il vero e proprio Titano Pazzo proprio perchè ha vissuto un trauma simile a quello vissuto da Tony in Infinity War. Tony e Thanos erano l’ombra l’uno dell’altro, cosa che in Endgame all’improvviso non sono più. Tony supera subito il trauma e si costruisce una famiglia senza problemi. Dopodichè, nel corso del film, il suo unico conflitto con se stesso e il proprio lato oscuro riguarda il solito visto e rivisto confronto con l’eredità del padre. A quel punto è già chiaro che il film ha ben poco a che fare con la traccia lasciata da Infinity War, e di conseguenza con Infinity War stesso. Viene sfruttata la premessa narrativa lasciata dallo schiocco, ma per il resto ogni aspetto (trama in primis) viene messo in secondo piano a favore del voler omaggiare a tutti i costi la storia del MCU. Questo va accettato come un fatto, secondo me, prima di mettersi ad elogiare o criticare la pellicola.

  7. Fabrizio ha detto:

    Ciao Federico,
    grazie per questo commento sicuramente con un bel po’ di spunti per approfondire e confrontarci. La tua e’ una chiave interpretativa che ben si adatta all’opera, dopotutto la bellezza del cinema e’ proprio di essere un’arte che suscita a ciascuno e per ciascuno emozioni differenti.
    Il film pero’, se in tale visione, e’ stato mal presentato dal marketing poiche’ proprio come la terza puntata di GoT (LOL) la critica si e’ proprio spaccata, pubblico anche.
    Certo alla fine l’importante e’ parlarne (i numeri nel boxoffice risanerebbero il nostro PIL) pero’ manca una minima analisi introspettiva dei personaggi e tutto il dolore per quel fallimento, non tollerabile in supereroi e divinita vedi Thor che sembra il mago Oronzo non fa breccia.
    Le battaglie inoltre… sono frenetiche ma in tale frenesia manca il momento QUID, lo stop che permette di fare mente locale, ripartire e assorbire quanto proiettato.

    Bello e non vedo l’ora di gustarmermelo in qualche supermegaformato HDR sul mio Alienware, ma per me, non questa “visione”.

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