"Ben-Hur" di William Wyler
CIC, 21 Ottobre 1960 – Invecchiato
Il principe ebreo Giuda Ben-Hur viene incastrato e condannato dal tribuno romano Messala, suo vecchio amico diventato comandante delle legioni romane in Giudea. Sarà questo per Ben-Hur l’inizio di un viaggio lungo anni, alla ricerca della vendetta e di una madre e una sorella scomparse, oltre che di un’identità…
Sarebbe semplice e già fatto tessere le lodi di questo celebre titolo inserendolo nel contesto della sua epoca come un grande (forse il più grande) esempio di un genere consegnato alla storia quale il peplum. L’uscita imminente di una nuova edizione della storia del principe Giuda Ben-Hur è però l’occasione per riflettere su quanto questo enorme kolossal della Hollywood che fu ha ancora da offrire allo spettatore contemporaneo.
Il film è enorme in ogni suo aspetto – dai toni al budget, dalle scenografie alle ambizioni tematiche – e professa apertamente la sua appartenenza a un cinema pensato come attrazione prima che come narrazione. La storia si divide infatti in una serie di episodi, alcuni ambientati anche a distanza di anni, la cui sequenza non appare oggi così fluida e avvincente come dovrebbe. Colpa soprattutto di una primissima parte ambientata in Giudea che si trascina eccessivamente nella presentazione dei personaggi e dei loro rapporti. Perfino la successiva vicenda della galea e la battaglia navale stenterebbero a coinvolgere, se non fosse per la qualità della messinscena.
Il vero potenziale del racconto e dei personaggi emerge tutto insieme nell’ultima ora e mezza di proiezione, con il ritorno del protagonista in patria e l’incerto compiersi del suo destino. La nota sequenza della corsa delle quadrighe è seminata con la giusta cura, e i suoi oltre venti minuti sembrano non pesare affatto sull’economia del film, a differenza di quanto l’ha preceduta. Anche le visite alla valle dei lebbrosi riescono a sprigionare l’emozione della tragedia presente sul percorso dell’eroe e far accettare come naturale anche una conclusione miracolosa che oggi pare cercata per amor del lieto fine.
Questo grande spettacolo che nel 1960 riuscì ad accaparrarsi ben undici Premi Oscar (record che ancora oggi detiene insieme a Titanic e Il Ritorno del Re) porta ancora con sé il valore produttivo del grande lavoro svolto per rendere l’epoca romana quanto più appariscente possibile. L’impatto emotivo portato dalle interpretazioni dei protagonisti e dalla sceneggiatura risulta oggi però appannato almeno in parte, lontano dalla sensibilità di un pubblico più smaliziato. Pubblico che, c’è da scommettere, farebbe piuttosto fatica a entrare in sintonia con un modo di fare cinema classico che in quest’occasione mostra tutto il peso degli oltre cinquant’anni trascorsi dall’uscita in sala.
Titolo: Ben-Hur (Id.)
Regia: William Wyler
Sceneggiatura: Karl Tunberg
Fotografia: Robert Surtees
Interpreti: Charlton Heston, Jack Hawkins, Haya Harareet, Stephen Boyd, Hugh Griffith, Martha Scott, Cathy O’Donnell, Sam Jaffe, Finlay Currie, Frank Thring, Terence Longdon, George Relph, André Morell
Nazionalità: USA, 1959
Durata: 3h. 32′
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