"Breach - L'infiltrato" di Billy Ray

Mikado, 18 Maggio 2007 – Lineare
Il giovane agente FBI Eric O’Neil viene promosso nella nuova divisione del quartiere generale, ma deve subito confrontarsi con le vere motivazioni che stanno dietro la sua promozione, smascherando il suo capo, l’artefice del più grande tradimento nella storia dell’intelligence statunitense…
Autore di sceneggiature che variano dal pessimo al dimenticabile (Sotto corte marziale, Flightplan, Suspect Zero), Billy Ray ha esordito nella regia con L’inventore di favole prima di dedicarsi alla storia vera di Robert Hanssen, agente di lungo corso dell’FBI arrestato nel 2001 dopo aver passato vent’anni ad allungare informazioni ai russi sotto il naso del Bureau.
Breach si concentra sulla fase operativa dell’indagine: O’Neill deve tutelare coscienza e rapporto coniugale mentre si dedica al mondo oscuro di Hanssen, che invece non risente sullo schermo di queste pressioni, il suo lato criminale giace fuoricampo, tutti lo vedono tranne noi. Una trovata interessante da parte di Ray, una delle tante con cui il regista aggira lo stereotipo thriller spegnendone gli strumenti. La suspense, ad esempio, che viene distillata in pillole di poche sequenze, i colpi di scena, o anche solo i cliché (maestro-allievo) e i luoghi comuni da FBI e film di spionaggio (compreso il tema della “cultura delle armi”, ma si veda come questa ritorni in una serie di veloci stacchi nel finale).
Ciò che non fa difetto a Breach è invece l’approccio ragionato ai personaggi e l’orizzonte dei loro conflitti, tutti a corto raggio e fortemente ancorati a un’umanità essenziale. Non a caso, la cifra assoluta del film è la spazialità scenografica, con il familiare che diventa ostile (nelle case) e il lavorativo che diventa domestico (i corridoi degli uffici, tanto veri da apparire falsi ma poi così finti da volerci quasi credere). I pochi ambienti ricorrenti contribuiscono a creare un’intimità da storia piccola ma col passo spedito, basato in larga parte sull’attesa.
L’avvento dell’11 settembre incombe infatti sulla vicenda come già nel francese Quelques jours en september, nel quale però l’attesa era manipolata drammaturgicamente. Breach invece si macera in un’attesa più vera (fatta di piccoli promemoria e indicatori temporali che mandano indietro l’orologio mentale: le fotografie dei Presidenti che cambiano, i dibattiti politici e quelli religiosi) un’attesa che, in fondo, non c’è; per questo risulta tanto più angosciante la vicenda di Hanssen e dei personaggi tutti, impegnati a guardarsi dentro mentre al di fuori monta l’evento che cambierebbe (cambierà) tutte le loro prospettive. Il sottile ma potente stato d’animo insinuato nello spettatore è il risultato di una storia sommessa e di una sceneggiatura riuscita.
Titolo: Breach – L’infiltrato (Breach)
Regia: Billy Ray
Sceneggiatura: Adam Mazer, William Rotko, Billy Ray
Fotografia: Tak Fujimoto
Interpreti: Chris Cooper, Ryan Phillippe, Laura Linney, Dennis Haysbert, Caroline Dhavernas, Gary Cole, Kathleen Quinlan, Bruce Davison, Jonathan Watton, Tom Barnett, Jonathan Potts, David Huband, Catherine Burdon, Scott Gibson, Clare Stone
Nazionalità: USA, 2007
Durata: 1h. 50′
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