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Brothers di Jim Sheridan

22 dicembre 2009 Recensioni 5 Commenti
Brothers

01 Distribution, 23 Dicembre 2009 – Sfocato

Sam è un militare che sta per partire per l’Afghanistan, Grace è la moglie e madre delle sue due figlie, Jake è il fratello appena uscito dal carcere che cerca di trovare una sua strada. Potrebbe trovarla, quando Sam è creduto morto e lui comincia a prendersi cura di Grace e delle bambine…


Jim Sheridan è uno di quegli autori solidi e altamente professionali di cui spesso si sente la mancanza, un regista che ha fatto anche film notevolissimi come Nel nome del padre o Il mio piede sinistro, ma che soprattutto ha saputo lavorare onestamente su un profilo medio, comunicando col suo pubblico e raccontando storie che in qualche modo fossero una riflessione sulle proprie radici. Questo suo ultimo film invece, pur proseguendo su una scia coerente col suo cinema, prende lo spunto da un film danese di Susanne Bier (Non desiderare la donna d’altri), e non riesce a esprimere fino in fondo l’urgenza del film.

Brothers è un dramma familiare, come il precedente In America, che la sceneggiatura di David Benioff prova a far flirtare col mèlo restando però più vicino alle facili e “tranquille” corde della psicologia domestica.

Brothers racconta del classico triangolo amoroso qui condito dalla solita variante parentale (fratelli contro fratelli) che oltre a ribaltare la distinzione biblica tra Caino e Abele prova a riflettere anche sul retroterra psicologico e culturale che fa da sfondo, se non da motore, al militarismo statunitense, al misto di orgoglio e necessità psicologica che rende gli Stati Uniti un paese che ricerca ottusamente la sua disfatta, almeno in senso inconscio, anche se poi è il lato erotico a dare la svolta nel finale. Ed è proprio questa mancata chiarezza d’intenti a rendere il film meno appassionante di quel che sarebbe lecito aspettarsi, che impedisce di trovare soluzioni forti e un tono adeguato e che si rispecchia anche nella pleonastica scelta di mostrare insistentemente le scene di prigionia di Sam e di tortura, quando il centro emotivo del film era da un’altra parte (oltre a rendere pesante una svolta narrativa che altrimenti poteva essere sconvolgente).

La sceneggiatura, oltre a incartarsi con i piani spaziali e a finire in modo raffazzonato, non riesce a delineare figure maschili abbastanza forti, lasciando su tutto un alone di schematicità che vola via solo grazie alle donne, mentre Sheridan sa costruire un racconto, ma qui non sa di preciso cosa farne. Per fortuna sa dirigere gli attori, e allora dal punto di vista dell’appagamento dello spettatore ci si può anche accontentare di un terzetto straordinario composto da Tobey Maguire, Natalie Portman e Jake Gyllenhall, il migliore dei tre. Che a loro modo danno vita a uno spettacolo cinematografico vecchio stile che sicuramente può trovare qualche estimatore, ma che non riesce a far dimenticare i suoi limiti.


Titolo: Brothers (Id.)
Regia: Jim Sheridan
Sceneggiatura: David Benioff
Fotografia: Fredercik Elmes
Interpreti: Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal, Natalie Portman, Sam Shepard, Bailee Madison, Taylor Geare, Patrick Flueger, Mare Winningham, Clifton Collin Jr, Josh Barry, Jenny Wade, Carey Mulligan, Omid Abtahi, Navid Negahban, Ethan Suplee
Nazionalità: USA, 2009
Durata: 1h. 48′


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Attualmente ci sono 5 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Giustissima recensione.
    Buona prova degli attori ma la regia è limitata come del resto anche lo script.
    Bisognava osare di più, ma comunque se è tratto da un precedente film non si poteva fare chissà cos’altro…

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Io il film della Bier non lo ricordo nei minimi particolari ma era senz’altro più duro e meno conciliante.

  3. Barbara ha detto:

    Leggendo questa recensione, che ritengo alquanto errata e fuorviante, rivolta ad una ignara persona che vuole avere un parere serio e professionale sul film in questione, mi chiedo che film, la persona che ha scritto tale recensione, ha visto in realtà!
    Io l’ho visto e rimango esterefatta da tali commenti così superficiali, scontati e sempilicistici, consiglio vivamente agli eventuali interessati di andare a vedere il film, di lasciarsi trasportare dalle emozioni che potrà suscitare la pellicola e di lasciare perdere ogni giudizio espresso.

  4. Emanuele Rauco ha detto:

    Scusami Barbara, ma perchè non riesci a essere in disaccordo con la mia recensione senza mettere in dubbio la mia serietà e professionalità? Se credi che la mia opinione, ma anche quella di Marco, sia errata e superficiale dicci il perchè.
    Anche io consiglio a tutti di vedere il film, viverlo e farsi la propria opinione. e poi venire qui a discuterne. Ma di sicuro non acquisti credibilità e ragione minimizzando le opinioni altrui…

  5. Anonimo ha detto:

    La recensione mi ha aiutato a vedere alcune debolezze che forse mi erano sfuggite. Io l’ho trovato perfetto : la storia, la prestazione degli attori, sopratutto la Portmann credibile malgrado la sua bellezza sublime, nella parte della moglie dagli orizzonti limitati, la scelta di non insistere sulle scene violente ma sul tormento psicologico e sulla fragilità straziante- data dalla situazione- del caporale che ripete ossessivamente : non hai moglie non hai due figlie, soldato!Ho trovato la descrizione di quella parte di America che partecipa alle guerre direttamente o indirettamente, descrizione attuata principalmente attraverso il dialogo, estremamente spoglia da qualsiasi retorica che avrebbe potuto infastidire. Insomma per me è un capolavoro sul quale non avrei operato nessun cambiamento. Purtroppo mi pare che abbia più ragione tu perchè il film a quanto pare è memorabile solo per pochi.

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