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"Disconnect" di Henry-Alex Rubin

9 gennaio 2014 Recensioni 0 Commenti
Disconnect

FilmAuro, 9 Gennaio 2014 – Minore

Tre vicende comunicanti sul lato oscuro della Rete. Un ragazzo adolescente perseguitato dai compagni su Facebook, un gruppo di minori sfruttato tramite un servizio di chat pornografico, e due coniugi finiti sul lastrico in seguito a incauto trattamento dei propri dati personali online…


Alexander Skarsgård e Paula PattonUno dei principali problemi dei film corali a storie intrecciate è il grado di pesantezza che la tesi centrale può raggiungere quando si riflette in modo ridondante sui vari personaggi. Nel caso di Disconnect, passato fugacemente fuori concorso a Venezia69, il rischio risulta moltiplicato dalla natura del “tema” alla base del film, ovvero che le identità virtuali che noi tutti assumiamo quotidianamente possono avere gravi ripercussioni su quelle reali. Tale problematica è al tempo stesso obsoleta (l’intero film rischia a volte di scivolare in una certa paranoia da metà anni novanta) e di grande attualità, grazie all’ultima ondata di preoccupazione e diffidenza nei confronti del social web. Il rischio di seppellire l’aspetto drammaturgico sotto uno spesso strato di pedante didatticismo era dunque doppio e il regista Henry-Alex Rubin, noto soprattutto per il suo originale documentario del 2005 Murderball, ci casca sfortunatamente con tutte le scarpe.

Hope Davis e Jason Bateman in una scenaNonostante un cast variegato e pieno di ottimi nomi, le storie di una coppia che subisce un furto di identità, di un adolescente spinto al suo limite in seguito a un’umiliazione su Facebook, e di un’inchiesta giornalistica su un racket di sfruttamento minorile tramite live cam non riescono mai a trascendere il materiale di partenza. E forse non era nemmeno quella l’intenzione, con Rubin più che contento di accompagnare le varie trame alla loro naturale conclusione, con tanto di epifanie e obbligatori punti di contatto tra personaggi. E tuttavia c’è del solido dramma, in Disconnect. Tecnicamente non privo di perizia, il film è un prodotto medio e dignitoso i cui problemi sono a monte, nella progettazione più che nell’esecuzione.

Il regista Henry-Alex RubinAll’estremità più ingrata di tale esecuzione, il compito di tenere a galla il film è nelle mani di professionisti costretti a dividere l’inquadratura con righe di chat scritta; va dato merito a Bateman, Patton, Riseborough e Skarsgård di aver fatto abbastanza per mantenere godibile il ritmo senza scadere nel ridicolo. Eppure il ruolo più vivo, come spesso gli capita, è del notevole Frank Grillo, qui nei panni di un padre vedovo e rude ex-poliziotto che pur sapendola più lunga degli altri ha la responsabilità indiretta dell’evento più grave in questo microcosmo di sfortune digitali. Grillo, dopo gli inizi in Tv, si è ormai ritagliato una nicchia-genere in cui eccelle: alfiere di un certo cinema maschile rude, ma senza paura del sentimento; uomo d’azione animato da fervore romantico e un po’ mélo. Qualità già ampiamente dimostrate negli ultimi tempi con Warrior e The Grey, e prossimamente ancora più evidenti in una serie di titoli di primo piano.


La locandinaTitolo: Disconnect
Regia: Henry-Alex Rubin
Sceneggiatura: Andrew Stern
Fotografia: Ken Seng
Interpreti: Jason Bateman, Hope Davis, Frank Grillo, Michael Nyqvist, Paula Patton, Andrea Riseborough, Alexander Skarsgård, Max Thieriot, Colin Ford, Jonah Bobo, Haley Ramm, Norbert Leo Butz, Kasi Lemmons, John Sharian
Nazionalità: USA, 2012
Durata: 1h. 50′


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