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"Guida per riconoscere i tuoi Santi" di Dito Montiel

3 settembre 2006 Recensioni 22 Commenti
Guida per riconoscere i tuoi santi

Mikado, 9 Marzo 2007 – Sofferto

New York, anni 80. Dito Montiel vive la sua giovinezza piena di opposti, tra strade pericolose, cattive compagnie, ma anche le prime ragazze e gli amici. I suoi genitori gli vogliono bene, ma forse sono troppo vecchi per dargli ciò di cui ha bisogno e non sanno come rapportarsi a lui…


Robert Downey Jr in Guida per riconoscere i tuoi santiE’ la storia del film ma anche del libro omonimo, che il Dito Montiel in carne e ossa ha scritto traendo ispirazione dalla sua vita (anche questa regia è opera sua). In Guida per riconoscere i tuoi santi vediamo in parallelo estratti dalla sua giovinezza insieme a segmenti dello scrittore quando, adulto, apprende della malattia di suo padre e torna a casa dalla California per fare i conti con il mondo lasciato alle spalle. Già da ragazzo, Dito voleva a tutti i costi scappare da un mondo opprimente che tuttavia gli impediva di staccarsene. Espediente classico, il raccontare di un personaggio out of place aiuta a descrivere lui e l’ambiente in modo efficace. Come già in Sleepers, il protagonista vive il suo status di scrittore (narratore) a diversi livelli, voce di se stesso incapace di raccontarsi fino in fondo il proprio disagio. Solamente in un altro tempo e in un altro luogo il potenziale accumulato può liberarsi e diventare storia, per lui e per noi.

Rosario Dawson in Guida per riconoscere i tuoi santiSleepers, certo, ma anche Bronx, echi alla Stand by me, il tutto legato da Spike Lee, soprattutto quello di Fa’ la cosa giusta. Sono molte le pellicole che si possono portare a riferimento o che potrebbero far pensare ad un film rimasticato. Invece, è bene chiarirlo, le cose non stanno affatto così. Seppur gli snodi siano alla fine sempre quelli (il primo amore, i teppisti, le bravate…) la verve di questa Guida sta tutta nella pressione sul personaggio centrale e su come essa si trasmette allo spettatore.

Chazz Palminteri in Guida per riconoscere i tuoi santiLa frenetica camera a mano corre sui volti in un ambiente strettissimo durante una discussione, accompagnata dalle urla e dal turpiloquio, o segue i personaggi per strada in un continuo dentro/fuori campo, come quando (spesso) Dito viene messo di fronte ad una scelta di tipo prettamente spaziale: seguire il vecchio fratello Antonio o il nuovo amico Mike, che condivide la sua stessa voglia di fuga?
Grazie a tali intensi momenti, Montiel (quello vero, il regista) regala una dimensione profonda a tutti i suoi personaggi, non solo al protagonista. Un grandissimo Chazz Palminteri è il padre autoritario ma capace di affascinare gli amici del figlio, del quale però così facendo sottolinea la profonda diversità, non essendo al tempo stesso capace di avere un rapporto individuale e affettivo con lui. Antonio, ragazzone italiano dai sentimenti limpidi e dalla mente tormentata, sa aggrapparsi solo alla sua aggressività di facciata, fingendo di non aver bisogno neanche lui di una statura affettiva; per questo rispetta così tanto il padre di Dito, e ne viene ricambiato. Sono i due poli di una gabbia che si stringe attorno al protagonista, stritolandolo senza dargli mai il sollievo di sapere quanto sia grande l’amore per lui. Le figure femminili sembrano vinte dai loro corrispettivi maschili: la madre affettuosa non riesce a tenere legati il marito ed il figlio; la ragazzina che aspetta Dito alla finestra se lo vede sempre portar via dagli amici.

Shia LaBeouf in Guida per riconoscere i tuoi santiL’incomunicabilità la fa da padrona (un grande tema di Venezia63: Infamous, Offscreen, Quelques jours en septembre, The Queen, Sakebi, La stella che non c’è…), e alla fine le parole che contano si perdono tra mille «fuck» e cento litigi. Bisognerà rimettere piede in un luogo dimenticato per trovare la forza di farcela, di sentire quella verità che «ti dirò, perché sembro l’unica in grado di farlo», minaccia Rosario Dawson affacciata ad una finestra da tanti anni.


La locandina statunitense di Guida per riconoscere i tuoi santiTitolo: Guida per riconoscere i tuoi Santi (A Guide to Recognizing Your Saints)
Regia: Dito Montiel
Sceneggiatura: Dito Montiel
Fotografia: Eric Gautier
Interpreti: Robert Downey Jr, Rosario Dawson, Shia LaBeouf, Chazz Palminteri, Dianne Wiest, Channing Tatum, Kyle Benitez, Eric Roberts, Scott Michael Campbell, Martin Compston
Nazionalità: USA, 2006
Durata: 1h. 38′


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Attualmente ci sono 22 commenti a questo articolo:

  1. El Duderino ha detto:

    Melodrammatico, ma melo autentico e tosto. La comunicazione (assente) è resa benissimo dai tagli, interruzioni, discorsi strozzati.

    Pino Insegno mi fa sanguinare le orecchie ogni volta.

  2. Guido ha detto:

    Secondo me Pino Insegno è un buonissimo doppiatore.
    A volte però gli assegnano attori non adeguati alla sua voce, o viceversa.
    Per esempio mi piace moltissimo come voce di Viggo Mortensen o anche di Mark Wahlberg (in “The Departed” è fantastico), mentre l’ho trovato completamente inadeguato in “American Gangster” come voce di Denzel Washington. A te, Alberto, piace?

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Non particolarmente. Ma mi dà fastidio soprattutto il suo eccessivo presenzialismo, è una voce troppo frequente e di conseguenza stanca e rende inconsistenti le differenze tra un attore e l’altro. Tra l’altro a me pare che doppi chiunque sempre allo stesso modo, senza mai cercare di cambiare intonazione a seconda dell’attore. E’ vero però che andava benissimo per doppiare Mortensen. Come voce di Washington in effetti è improponibile, mentre “Departed” non l’ho mai visto in italiano.

  4. Guido ha detto:

    Chi ti piace? Ce ne sono molti la cui voce si confonde facilmente.

  5. Alberto Cassani ha detto:

    Sicuramente Francesco Pannofino, poi anche Paolo Marchese. Ce n’è anche un altro che mi piace molto ma non mi ricordo mai come si chiama. Mi piaceva anche Tonino Accolla, ma ormai anche lui si è messo a doppiare tutti sempre allo stesso modo.

  6. Guido ha detto:

    Massimo Rossi è bravissimo, ormai lo associo solo a Sean Penn. Pannofino anche a me piace moltissimo, mi piace anche Riccardo Rossi (quando doppia Affleck e Damon). Chi doppia quello che ti piace di cui non ricordi il nome?

  7. Alberto Cassani ha detto:

    Eh… sono in momento di amnesia totale. Ha doppiato un attore di lingua spagnola magro e pelato che ho visto in più di un’occasione, ma nessun attore hollywoodiano di primo piano in maniera fissa. Magari stanotte mi sveglio di soprassalto gridando il suo nome.

  8. El Duderino ha detto:

    In questo film con il doppiaggio di Pino Insegno succede la cosa peggiore che possa capitare : sembra che la voce non esca dal personaggio di Dito, che sia esterna. Insopportabile, ma son d’accordo che sia un doppiatore monocorde e invasivo.

    Francesco Pannofino lo adoro, anche come caratterista (essendo protagonista di quella rara perla di fiction italiana che è Boris)

  9. Alberto Cassani ha detto:

    “Boris” non l’ho mai visto. Avevo intenzione di recuperarlo, poi ho letto che stavano preparando il film e allora ho deciso di aspettare: guarderò il film senza aver mai visto nulla della serie per capire se è comprensibile o no.

    Pannofino è un ottimo caratterista, comunque, era stato bravissimo anche in “Fatti della banda della Magliana”. Per questo qui, invece, magari è colpa anche del missaggio, ma è chiaro che ormai Insegno ha troppo la voce da spot pubblicitario.

  10. El Duderino ha detto:

    Bhè direi che con l’avvento di Muntari sia OBBLIGATORIA la visione di Boris!
    Ho l’impressione più che fondata che il film sarà una mezza m@#§a per svariati motivi :
    1) portare un formato vincente dalla serialità al film vero e proprio
    2) come era prevedibile dopo le prime due serie geniali la terza soffre
    3) sembra che il film sia una continuazione dall’ultima serie (finale odioso aperto alla pirati dei caraibi etc etc etc)

    Comunque, good idea!

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Il problema è che di Boris hanno scritto tutti dicendo tutto e il contrario di tutto. Per fortuna su muntari (senza maiuscola) non scrivo solo io, quindi se uno degli altri vuol dire due parole va benissimo. Anche perché, col formato che abbiamo c’è proprio la possibilità di scrivere articoli molto diversi tra loro sulla stessa serie. Comunque, denghiu.

  12. Alberto Cassani ha detto:

    A dimostrazione che non dormire di notte fa male alla salute e ancora di più al cervello, ho appena avuto un’epifania: il doppiatore a cui pensavo ma di cui non riuscivo a ricordare il nome è quello che ha doppiato Dario Grandinetti in “Parla con lei”. La cosa ridicola è che continuavo a vedermi la faccia di Grandinetti invece di quelle degli altri attori che ha doppiato. Ad esempio Kevin Spacey, Jim Carrey e Javier Bardem… Stavo parlando di Roberto Pedicini.

  13. Guido ha detto:

    Hai detto niente…. è uno dei più bravi. Proprio ieri sera ho visto “I soliti sospetti”.

  14. Alberto Cassani ha detto:

    Lo so. Ero in totale confusione, a quanto pare…

  15. El Duderino ha detto:

    Comunque qualche approfondimento sul doppiaggio non sarebbe male. Essendo entrato in certi “sistemi” mi ritrovo ormai a vedere i film perennemente in lingua originale e perennemente sottotitolati.
    E sono più le volte che un doppiaggio rovini piuttosto che migliori il film.

    E poi una bella sezione “Ma perchè?” in cui sfogare tutte le frustrazioni da traduzioni di titoli e dialoghi senza un apparente senso?

    Mi son sempre divertito a leggere la recensione di “Corvo Rosso non avrai il mio scalpo” con in calce la curiosità : in realtà non esiste nessun personaggio che si chiami Corvo Rosso…

  16. Alberto Cassani ha detto:

    Be’, ma se è per questo “M – Il mostro di Dusseldorf” è ambientato a Berlino…

  17. Riccardo ha detto:

    Parlate di Francesco Pannofino o Massimo Rossi senza citare Luca Ward (che ormai associo a Crowe), Fabio Boccanera, Luca Biagini?

  18. Edoardo ha detto:

    E di Sandro Acerbo che ne dite? E’ sempre stato uno dei miei preferiti!

  19. Alberto Cassani ha detto:

    A me Luca Ward non piace per niente.

  20. Alberto Cassani ha detto:

    Acerbo invece mi piace. Parlando di doppiatori, comunque, sono curioso di vedere come uscirà la versione italiana di “Carnage” di Polanski. La cosa migliore sarebbe prendere quattro attori teatrali, ma non escludo che si limitino ai doppiatori abituali.

  21. Riccardo ha detto:

    A me invece Acerbo sta piuttosto antipatico, tranne quando doppia Brad Pitt (ho apprezzato di gran lunga il doppiaggio che ha fatto Loris Loddi su Troy).

    Comunque solo perché Pino Insegno è quasi onnipresente, questo non significa che sia un pessimo doppiatore. Difficilmente avrei trovato una voce italiana migliore per Mortensen.

    Io invece l’ho trovato adeguato per American Gangster come l’ho trovato adeguato per De Niro nel ridopiaggio de Il Padrino 2.

  22. Alberto Cassani ha detto:

    Ma certo, Riccardo: se Insegno non fosse bravo non sarebbe così onnipresente. Il problema è che la sua onnipresenza (ora molto meno pronunciata) rende troppo uniforme il panorama attoriale, perché non dimentichiamoci che oltre agli spettatori abituali ci sono anche quelli che non distinguono Al Pacino da Walter Matthau, e se mille attori sconosciuti parlano tutti con la stessa voce questi non ci capiscono niente.

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