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"Hungry Hearts" di Saverio Costanzo

15 gennaio 2015 Recensioni 14 Commenti
Hungry Hearts

01 Distribution, 15 Gennaio 2015 – Abominevole BLEAH

Jude e Mina si conoscono per puro caso, si mettono insieme e hanno un bambino. La neo-madre è però convinta che suo figlio vada protetto dalla contaminazione del mondo, e finisce per affamarlo. Jude decide di reagire per la salvezza di suo figlio, e inizia così un braccio di ferro con la donna che ama…


Alba Rohrwacher in Hungry HeartsSe c’è una cosa che a Saverio Costanzo non difetta, è sicuramente la coerenza. Il regista romano rimette infatti in piedi la stessa operazione del precedente La solitudine dei numeri primi, ovvero la deformazione di una vicenda intima in un vero e proprio horror psicologico. La volontà è anzi quella di andare ancora oltre, scegliendo come base una storia ancora più minimale, intima: un continuo braccio di ferro tra due giovani genitori per decidere dell’alimentazione, e quindi della salute, del loro piccolo primogenito. Storia che però, anche stavolta, viene quasi del tutto buttata alle ortiche in nome dell’esaltazione di uno stile personale e la ricerca dell’acclamazione critica.

Adam Driver e Alba Rohrwacher in Hungry HeartsUn primo livello di frustrazione viene da una sceneggiatura limitata e manipolatoria, cofirmata dallo stesso Costanzo con Marco Franzoso, autore del romanzo di partenza. L’idea alla base di tutto, ovvero la teoria dei bambini indaco e l’alimentazione vegana, poteva offrire più di uno spunto di discussione, e invece niente che si avvicini nemmeno vagamente a una pluralità di prospettive. C’è da rabbrividire all’idea di quanto sarebbe potuto essere migliore il film se si fosse scelto di spiegare le ragioni di entrambi i genitori, anziché incastrarsi in uno sfiancante rapporto tra vittima e carnefice. Senza contare che l’apertura del film con una discussione sull’odore di un’evacuazione intestinale che pare presa da un film dei Vanzina è solo il primo di una serie di momenti imbarazzanti che conducono inesorabilmente a un finale che pare casuale.

Alba Rohrwacher e Adam Driver in una scena di Hungry HeartsMa il vero orrore viene da dietro la macchina da presa. Un cattivo regista si sarebbe accontentato di una colonna sonora invadente e di un paio di movimenti di macchina ricercati, ma qui siamo su tutto un altro livello. La quantità di soluzioni piacione, hipster, semi-indie e pseudo-intellettuali è davvero spropositata, e invade in modo prepotente ogni scena ambientata nell’appartamento che fa da scenario a quasi tutto il film. Dalla fotografia sempre virata all’uso di ottiche deformanti, dai piani sequenza non richiesti alle sfocature arty, si respira voglia di strafare, di dimostrare di essere fuori dagli schemi, sì stantii, di certo cinema italiano. Ma questa non è personalità, o almeno non è personalità al servizio di un racconto.

Alba Rohrwacher in una scena di Hungry HeartsIl giovane Adam Driver porta un minimo di equilibrio con una recitazione sobria, ma nulla può contro la sua partner di scena. Alba Rohrwacher dimostra la sua solidarietà con Costanzo infilando l’ennesima prova di sterile overacting, recitando manieristicamente la parte dell’ossessa per la giuria di un premio, che, spiace dirlo, potrebbe anche portare a casa. Quello di Costanzo si riconferma essere un cinema freddo e artefatto, che manipola lo spettatore e gioca a urlare i sentimenti con uno sprezzo del ridicolo insopportabile, e dopo Hungry Hearts è ormai cristallino che non c’è nessuna voglia di fare marcia indietro. Purtroppo, c’è il rischio concreto che faccia sempre più proseliti.


La locandina di Hungry HeartsTitolo: Hungry Hearts
Regia: Saverio Costanzo
Sceneggiatura: Saverio Costanzo
Fotografia: Fabio Cianchetti
Interpreti: Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Al Roffe, Geisha Otero, Jason Selvig, Victoria Cartagena, Jake Weber, David Aaron Baker, Natalie Gold, Victor Williams, Dennis Rees, Ginger Kearns, Toshiko Onizawa, Cristina J. Huie, Jason Selvig, Katherine O’Sullivan
Nazionalità: Italia, 2014
Durata: 1h. 49′


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Attualmente ci sono 14 commenti a questo articolo:

  1. Sandro ha detto:

    Avevo letto il libro e l’avevo divorato.
    Ammetto che avevo trovato una bella recensione di Fofi che mi aveva intrigato e caricato sin dall’inizio.
    Blob di considerazioni leggendo la rece:
    Perché questo titolo?
    Se non ricordo male era focalizzato dal punto di vista del padre. Sparita anche questa scelta?
    Perché tutti questi attori stranieri?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Il film è ambientato a New York, di qui la scelta del cast. Il punto di vista non si può dire sia quello del padre, ma è ben chiaro dove stia la ragione e dove la follia. Il contrasto tra i due genitori verte principalmente sulla nutrizione del figlioletto mentre non è mai in discussione l’amore che lega i due, ed ecco il titolo musicarello.

  3. M.A.G.D ha detto:

    Affascinante come CineFile abbia bocciato questo film perfino con il TESCHIO e sapere che su altri siti lodano il film con voti da 8 in su o 4 estelle…. Alberto per ora come ti è sembrato questo festival? Meglio dell’anno scorso?

  4. M.A.G.D ha detto:

    Mi scuso per l’errore STELLE*

  5. Alberto Cassani ha detto:

    Ieri ci sono state risate a scena aperta a entrambe le proiezioni stampa, però alla fine di quella a cui c’eravamo noi solo applausi. Pensavo fossero di scherno, invece alla conferenza stampa solo complimenti. A quanto ho visto stamattina alla stampa cartacea italiana il film è proprio piaciuto, siamo noi gggiovani del web che l’abbiamo massacrato. Il tempo ce ne renderà merito.

    Per ora non posso lamentarmi di ciò che ho visto. Niente film della vita ma neanche porcherie insopportabili, a parte questo (ma non ho visto La vita oscena). Dubito ci saranno capolavori, in questa seconda settimana, e per ora i miei favoriti sono Loin des hommes e The Look of Silence. Rispetto alle mie attese non posso lamentarmi, comunque.

  6. Sandro ha detto:

    Per cortesia pubblica una rece de La vita oscena. Sono molto interessato. Poi, nel caso, dirò anche perché. Dai.

  7. Anonimo ha detto:

    “GGGiovani del web che l’abbiamo massacrato.” Mi ricorda molto Yotobi, specificamente nella sua recensione di AlbaKiara…

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Eh, ma vedrai che se dovesse montare polemica intorno al film, i giornalisti dela vecchia scuola se laprenderanno con le nuove leve e la loro ignranza.

  9. Sebastiano ha detto:

    Costanzo e’ da tempo nella mia blacklist, scritto a penna indelebile, evidenziato, in grossetto a caratteri maiuscoli, insomma, da evitare pure se lo dovessero premiare.

  10. pippa ha detto:

    Mi sembrate fuori di testa, SC è un buon regista, se paragonato agli altri registi italiani d’oggi è un gigante. Ma avete visto In memoria di me e private?????

  11. Sebastiano ha detto:

    pippa, prendo il tuo “sembrate fuori di testa” come un grande complimento.
    E’ difficile infatti riuscire a capire le cose e giudicarle (se si vuole giudicare, poi) uscendo dalla propria testa.
    Che poi e’ la pancia, spesso, che viene usata, e si pensa sia la testa…
    Se invece intendi che siamo fuori da una testa comune, allora il tuo complimento e’ reale!

  12. Alberto Cassani ha detto:

    Pippa, ma infatti noi “In memoria di me” l’abbiamo recensito positivamente. E immagino avremmo fatto lo stesso con “Private”, se l’avessimo recensito. Questo però non vuol dire che ogni suo film è un capolavoro: nella sua filmografia ci sono opere convincenti e altre meno convincenti, come per ogni regista del mondo. In particolare, questo e “La solitudine dei numeri primi” sono due film tremendi. Questo però non vuol dire che lui non sia tecnicamente un buon regista, semplicemente in queste due occasioni ha completamente sbagliato film. Poi, comunque, nel nostro cinema ci saranno anche registi molto peggiori di lui, ma ce ne sono anche di molto migliori.

  13. Marco ha detto:

    A me invece è piaciuto: lo stile di regia a camera a mano, la location claustrofobica, le interpretazioni dei due (meritevoli o no del premio non saprei), la musica e la sceneggiatura.
    Mi ha preso ed appassionato alla vicenda (tifavo per il padre 🙂 ).

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