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"jOBS" di Joshua Michael Stern

29 novembre 2013 Recensioni 4 Commenti
jOBS

M2 Pictures, 14 Novembre 2013 – Scorrevole

Dal 1971 al 1991, la biografia imperfetta del recentemente scomparso Steve Jobs – geniale ed eclettico fondatore della Apple Computers – tra molte luci e ben poche ombre, per raccontare al pubblico cinematografico non solo l’operato, ma l’uomo stesso…


Lukas Haas, Eddie Hassell, Ashton Kutcher, Nelson Franklin, Josh Gad e Ron Eldard (di spalle)Lungamente atteso, vivisezionato da stampa e fan ancor prima della sua uscita, il lungometraggio diretto da Joshua Michael Stern – qui alla sua terza opera importante dopo due film da dimenticare – ripercorre la storia di Steve, giovane “figlio dei fiori”/”genio creativo”, e Jobs, “genio creativo”/”inflessibile macina produttiva”, asciugandone i contenuti storici per confezionare una due ore da pop-corn e Coca Cola.

Ashton KutcherIl film non annoia, è scorrevole e si lascia guardare, ma coloro che hanno letto il libro o hanno memoria de I Pirati della Silicon Valley sono avvertiti fin da principio: la sceneggiatura di Matt Whiteley è la storia romanzata del sogno americano, incarnata da Jobs, un uomo alla ricerca della propria identità, costretto a ricorrere a droghe e allucinogeni perché realtà e creatività viaggiano su due universi paralleli, che si toccano, senza mai ricongiungersi, nell’iperuranio.
Dermot MulroneyPredisporsi fin da subito con questo animo permette di assaporare tutto quanto di buono c’è nella pellicola, come la matura e credibile interpretazione di Ashton Kutcher, l’accompagnamento audio che attinge a piene mani alle sonorità dell’epoca, la cura riposta nella rappresentazione delle varie location e nella tipizzazione delle figure di contorno, in particolare quella di Steve “Woz” Wozniak. Sebbene per queste ultime il regista abbia ritagliato siparietti stile spot pubblicitari, l’unico che insieme a Jobs calamita l’attenzione è proprio Woz, il vero genio cui l’altro Steve deve tutto ma che ricompensa fin da subito con un gesto di totale, assoluta, lealtà (5.000 dollari per un software messo a punto da Woz che nel cambio effettuato da Jobs si riducono magicamente a 350…). Woz, riflettendoci, è la vera e propria nemesi di Jobs, la metà umana, compassionevole, “irrazionale” perché per quanto possa proclamare il creatore dell’iPod, le sue azioni in azienda e nella vita personale sono dettate dall’unico credo del successo, della ricerca del bello assoluto ma funzionale, e dell’innovazione: amore, figli e vita sociale non pervenuti.

Ashton Kutcher e Abby BrammellGuardando invece il film con un occhio sullo schermo e l’altro sulla cronistoria, emergono lacune nelle ricostruzioni, buchi temporali, approssimazioni e salti pindarici tra un argomento e l’altro che portano all’irritazione, non solo perché si dà una visione a senso unico di Jobs senza tuttavia mostrarne l’estrema crudeltà e la redenzione finale, ma perché si ignora totalmente il percorso di maturazione interiore che il tradimento di Bill Gates, l’abbandono della sua compagnia, il ripudio della propria figlia (ma l’Apple Lisa ne è un omaggio…), e la consapevolezza che corpo, anima, spirito, successo e ardire nulla possono contro le debolezze del corpo e la fragilità della vita, appesa a un filo costantemente in balia del vento.

Non un’opera d’arte, indubbiamente, ma una finestra spalancata sulla vita di un uomo che potrebbe essere chiunque di noi, catapultato all’interno di un mondo alieno, che non ascolta né vuole recepire i sussulti, cementando con lo scontro diretto, autoritario e a tratti autarchico, l’unico canale di comunicazione utilizzabile.


La locandinaTitolo: jOBS (Id.)
Regia: Joshua Michael Stern
Sceneggiatura: Matt Whiteley
Fotografia: Russell Carpenter
Interpreti: Ashton Kutcher, Dermot Mulroney, Josh Gad, Lukas Haas, J.K. Simmons, Lesley Ann Warren, Ron Eldard, Ahna O’Reilly, Victor Rasuk, John Getz, Kevin Dunn, James Woods, Matthew Modine, Amanda Crewe, David Denman, Elden Henson, Eddie Hassell, Nelson Franklin, Abby Brammell
Nazionalità: USA, 2013
Durata: 2h. 08′


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Attualmente ci sono 4 commenti a questo articolo:

  1. giggi ha detto:

    bellissima recensione, andrò a vederlo!!!! giggi

  2. settimio perlini ha detto:

    Il film non da emozioni, il protagonista sembra che reciti per autocompiacimento davanti allo specchio del bagno con mossette e mezzi sorrisetti, l’imitazione della camminata di Jobs è letteralmente ridicola perchè porta un problema fisico dovuto alla malattia degli ultimi anni in una postura che Jobs non aveva da giovane. Alcune ricostruzioni come la riunione degli appassionati di computer e la “conferenza stampa” di presentazione di Apple II sono assolutamente antistoriche e irreali. Sembra la recita della vita di Steve Jobs messa su da una classe di liceali.

  3. Marco ha detto:

    Concordo con la recensione.
    Carino, ben girato, non annoia.
    Ottima prestazione di Kutcher.
    Molto buona la colonna sonora che ben risalta le scene più importanti ed emozionanti.

  4. Fabrizio Degni ha detto:

    Salve a tutti!
    Vi ringrazio per i commenti sul film e… proprio di recente e’ stata pubblicata una notizia che in parte (diciamo totalmente…) smentisce quanto dietro il mito del “sogno americano” che Jobs e Wozniak incarnano alla perfezione.
    A questo punto sarebbe il caso di dire “incarnavano” perche’ proprio per voce di Wozniak… (la news ha HWUpgrade, la versione originale da Businessweek):

    Businessweek ha pubblicato un’intervista a Steve Wozniak, l’ingegnere e inventore che assieme a Steve Jobs ha fondato quella Apple che oggi fattura miliardi di dollari, iniziando le attività in un garage. In realtà pare che proprio questo garage sia un “mito” come affermato dallo stesso Woz, e che gran parte del lavoro sia stato condotto nell’allora “cubicle” che Wozniak occupava all’interno di HP, l’azienda per la quale lavorava.

    Egli ha affermato: “Il garage è un po’ un mito. E’ esagerato. Il garage ci rappresenta meglio di qualunque altra cosa ma non abbiamo fatto progetti lì. Portavamo lì i progetti finiti, li rendevamo operativi e quindi li portavamo al negozio che ci pagava in contanti”.

    Interrogato sull’estate in cui è stato realizzato Apple I, Wozinak ha spiegato: “Il lavoro – saldare insieme i pezzi, comporre i chip, progettarli, disegnarli – veniva condotto presso il mio cubicle in HP. Sono stati momenti incredibili, mi lasciavano fare un sacco di progetti collaterali”.

    Wozniak ha poi osservato che la novella Apple è cresciuta velocemente per quel garage. “Difficilmente c’erano più di due persone nel garage e per lo più stavano sedute facendo nulla di produttivo” ha poi aggiunto Woz.

    Fonte: http://www.hwupgrade.it/news/apple/wozniak-sfata-il-mito-del-garage-di-apple_55181.html

    Ora la mia domanda… a che pro, ora, asfaltare tutto? Ci vedo dietro tanta pubblicita’ gratuita, cosa che non fa mai male…

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