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La Casa di Fede Alvarez

8 maggio 2013 Recensioni 7 Commenti
La Casa

Warner, 9 Maggio 2013 – Intenso

La giovane Mia raggiunge, con suo fratello David e 3 loro amici, un cottage isolato nel bosco per disintossicarsi dalla droga. Ma la casa diverrà teatro di una notte da incubo quando i ragazzi si imbattono in un misterioso libro, la cui lettura risveglierà un antico demone…


Una scena di La CasaQuando fu annunciato che La Casa, il classico del gore firmato da Sam Raimi nel 1981, avrebbe rimpolpato le fila (non certo esigue) dei rifacimenti di film horror del passato, le perplessità non sono mancate. Si temeva di assistere per l’ennesima volta a una copia carbone dell’originale, con ricchi adolescenti annoiati in balia del demone di turno e subitanei sbalzi di volume in Dolby Surround come unica fonte di brivido. Ebbene, forse grazie al coinvolgimento degli stessi Sam Raimi e Bruce Campbell in produzione, stavolta il risultato è non solo un remake riuscito, ma anche uno dei migliori horror visti in tempi recenti.

Shiloh Fernandez in una scena di La CasaIl giovane regista uruguayano Fede Alvarez rielabora il materiale in maniera personalissima, facendo emergere nuovi elementi tematici e riuscendo a dare un senso all’operazione di rifacimento. Per fare ciò, accantona completamente la vena slapstick assunta nel secondo e nel terzo episodio della saga raimiana per tornare all’orrore puro del film originale, aumentando esponenzialmente anche il contenuto di splatter presente. Il risultato è un vortice spietato di emozioni sanguigne, dotato di un’atmosfera tesa e malata che non dà un minuto di tregua. La robusta regia di Alvarez riesce a mettere in scena momenti di terrore puro che restano impressi, e a gestire sapientemente sequenze impressionanti sia per la carica emotiva sia per le acute trovate visive.

Il Lilbro dei MortiMa La Casa deve la sua riuscita in larga parte anche all’efficace sceneggiatura, firmata da Alvarez in collaborazione con Rodo Sayagues (e correzioni di Diablo Cody): un copione per nulla innovativo ma dalla solida struttura, in cui ogni elemento è al suo posto e le decisioni dei protagonisti non appaiono forzate. I personaggi subiscono sofferenze della peggior specie ma vengono trattati con rispetto in fase di scrittura: ci si affeziona a loro in maniera sentita, niente a che vedere con la carne da macello, senza alcuna personalità, che ormai infesta il genere.

Shiloh Fernandez, Jessica Lucas e Lou Taylor Pucci in La CasaLaddove la saga di Raimi era dominata dal carisma tragicomico di Ash, Alvarez trova i suoi protagonisti assoluti nei due fratelli interpretati da Jane Levy e Shiloh Fernandez. La prima riesce a interpretare in maniera convincente i molteplici lati del suo personaggio, regalando una figura femminile forte e dall’anima ferita, che ha già conosciuto da vicino l’oscurità, mentre il secondo è meno convincente ma funzionale. Il complesso rapporto tra Mia e David è il cuore affettivo del film e lo riempie di senso, marcando il maggior punto di distacco nei confronti dell’originale. Molto credibile anche Lou Taylor Pucci nei panni dello studioso del gruppo, quasi una voce della ragione che esprime le preoccupazioni del pubblico. Contribuiscono a dare pathos alla notte da incubo l’intensa colonna sonora di Roque Baños e l’atmosferica fotografia di Aron Morton, per nulla patinata come nel caso di molti remake recenti.

Nel mare di horror hollywoodiani anestetizzati e senz’anima, La Casa di Fede Alvarez sembra risplendere di luce propria. Ora la speranza è che il successo del film non porti a un sequel: la scommessa è stata vinta, ma non è il caso di strafare.


La locandina di La CasaTitolo: La Casa (Evil Dead)
Regia: Fede Alvarez
Sceneggiatura: Fede Alvarez, Rodo Sayagues
Fotografia: Aaron Morton
Interpreti: Jane Levy, Shiloh Fernandez, Lou Taylor Pucci, Jessica Lucas, Elizabeth Blackmore, Phoenix Connolly, Jim McLarty, Sian Davis, Stephen Butterworth, Karl Willetts, Randal Wilson
Nazionalità: USA, 2013
Durata: 1h. 31′


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Attualmente ci sono 7 commenti a questo articolo:

  1. Eddie ha detto:

    Sicuramente un remake migliore di come sarebbe potuto essere se prodotto da Michael Bay, ma non per questo utile.
    A livello di splatter, un film estremamente riuscito: era da tempo che non si vedevano prodotti dallo splatter così ben realizzato e d’impatto, con una regia degna di nota.
    Il problema secondo me sta nella sottotrama “drammatica”, che in questa recensione viene considerata invece efficace, e nel cast di giovani di scarso talento (fatta eccezione per il capellone occhialuto e la tossica, davvero brava).
    Rimane comunque un film riuscito, ben al di sopra della media dei film horror prodotti di recente.
    Assieme a “The Lords of Salem” di Rob Zombie, una piacevole sorpresa.

  2. Plissken ha detto:

    Condivido quanto esposto in recensione ma al tempo stesso il commento di Eddie. Per quanto riguarda la prima, certamente ci si trova dinnanzi ad un film “solido”, i cui personaggi sono stati delineati in maniera tale da risultare credibili e privi dei soliti stereotipi con i quali solitamente vengono descritti i giovani americani vittime delle “circostanze”. Validi in effetti i “nuovi elementi tematici” ed alcune “trovate visive”, che però essendo inserite in un contesto meno ironico del film capostipite, risultano per assurdo assai meno credibili.
    Al di là di ciò, credo anch’io che la pellicola si elevi dal marasma legato al genere, in cui negli ultimi anni vi sono stati ben pochi validi esempi. Trovo tuttavia che ciò accada anche per la palese mediocrità di questi ultimi: è più facile brillare laddove tutto risulta opaco.

    Il film infatti secondo me appare, nonostante tutto, un po’ troppo “accademico”, al di là dei meriti di cui sopra. A mio personale parere non regge il contronto con l’originale di Raimi, che ricordo molto più valido nella regia e molto più energico, vitale. I movimenti di macchina di Raimi appaiono a distanza di trent’anni più innovativi e fantasiosi di quelli di Alvarez, e tra le due pellicole alla fin fine risulta più “moderna” quella del vecchio Sam.

    Campbell mi manca, perbacco.

  3. Alberto Cassani ha detto:

    Non c’è dubbio che il film non regga il confronto con l’originale, ma eliminando qualunque barlume di commedia mi sembra che non lo cerchi neanche troppo. I tempi sono grami, quindi bisogna accontentarsi di un horror bello violento e sufficientemente curato.

  4. Riccardo ha detto:

    Visto ieri; per me si tratta di un remake abbastanza deludente: Alvarez è privo del talento registico e visionario del primo Raimi e il film manca di quell’atmosfera malata e pervasiva del film del 1981. Mancanze sopperite da un uso eccessivo di scene gore e sanguinolente, che aggiungono ben poco e appesantiscono la visione. Qualche buono spunto, ma nel complesso, viste le review lette online, mi aspettavo molto di meglio.

  5. Marco ha detto:

    Concordo sia con la recensione, sia però anche con i commenti precedenti che hanno sottolineato i limiti del film. Uno spettatore improvvisato che non conosce l’opera orignale potrà gridare al miglior horror degli ultimi 10 anni, conoscendo però il film a cui si rifà il giudizio può essere positivo per i 90 minuti che passano bene senza noia, ma negativo se dopo si vuole rivedere il film di Raimi.
    Basta solo pensare che non mi ha creato nessunissima paura, mentre se ripenso a quello di Raimi tremo ancora adesso, soprattutto per il climax malato che sapeva creare.
    Non vi è confronto infatti quando il film ricalca alcuni topoi dell’originale, omaggiandolo senz’altro ma risultando controproducente, mentre brilla di luce propria (parte che mi è piaciuta di più) negli ultimi 10 minuti dove discostandosi dal prototipo riesce ad essere veramente notevole…solo per quei 10 minuti però!
    Un’altro difetto, o comunque cosa che non mi è piaciuta, è il fatto che il demone scimmiotta un pò troppo la Reagan friedkiana ed i vari posseduti ricordano pericolosamente quelli di Lamberto Bava.

    Tecnicamente ben fatto però, non c’è che dire, uno dei più efferati che si siano mai visti al cinema. Apprezzatissimo il fatto che hanno limitato la CGI in favore dei più realistici effetti prostetici.
    Molto buona la fotografia, scenografia e comparto musicale azzeccato.
    Anche la regia è di maniera. La scelta di Alvarez è risultata felice.
    Quindi guardatelo e passate un’ora e mezza di vero horror ma la vera Casa si trova da un’altra parte.

  6. Marco ha detto:

    Visto “Man In The Dark”, secondo film di Alvarèz, del 2016, prodotto sempre dalla Ghost House di Raimi.
    E protagonista, guarda caso, ancora una casa.

    Finalmente un thriller-horror dal canovaccio originale, dove, cosa molto interessante, ad un certo punto si confondono i ruoli dei cattivi e dei buoni; toccherà allo spettatore scegliere da che parte stare, anche perchè tutti sono colpevoli, nessuno è innocente fino in fondo.
    Azzeccate alcune trovate di script come la scena dove il non vedente riuscirà a “vedere” gli intrusi, grazie ai suoi sensi acuiti, mentre quest’ultimi, causa l’assenza di luci, non ne saranno in grado: ruoli invertiti quindi.
    Ottima regia dove ci regala buoni virtuosismi di macchina come un piano-sequenza ben fatto e riesce a tenere alta sempre la tensione grazie alle tante scene ambientate nella casa e come l’inseguimento del cane ai danni della ragazza protagonista.
    C’è spazio anche per una risvolta a sorpresa abbastanza macabra, assoluta novità nel campo di questo genere.
    Non mi sento di esprimere critiche severe, forse solo che i due intrusi rimasti vivi durante il film si rialzano con troppa facilità ed appaiono poco feriti nonostante le numerose percosse subite.
    Consiglio molto da parte mia.

    Qualcuno della redazione, e non, lo ha visionato?

  7. Alberto Cassani ha detto:

    Io l’avevo visto. Ha un’idea interessante e uno sviluppo non banale, ma alcune soluzioni sono davvero al limite del ridicolo. E anche la realizzazione avrebbe potuto essere migliore.

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