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"Magnifica presenza" di Ferzan Ozpetek

12 marzo 2012 Recensioni 17 Commenti
Magnifica presenza

01 Distribution, 16 Marzo 2012 – Magnifico

Pietro vuole fare l’attore e per seguire quest’ambizione, ma soprattutto per seguire il suo sogno d’amore, si trasferisce dalla Sicilia a Roma. Ma la sua conquistata indipendenza diventa crocevia di incontri eccezionali, che oscillano tra finzione, realtà e sovrannaturale…


La Compagnia Apollonio di Magnifica presenzaIl cinema di Ozpetek così immaginativo e intimistico, sempre intriso di spiritualità quasi onirica, con Magnifica presenza si confronta in maniera chiara ed esplicita con il sovrannaturale e citando un po’ Questi Fantasmi di De Filippo e Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, realizza un film eterogeneo dove si incontrano illusione e realtà, sogno e verità, amore e cinismo, cinema, teatro e incanto. Ma soprattutto cita se stesso e la propria vita, racconta di aver tratto lo spunto per il soggetto di questo film da un episodio reale: «alcune anziane del mio quartiere mi hanno confermato che in un appartamento in un palazzo vicino casa mia, durante la Seconda Guerra Mondiale, c’erano state una madre e una figlia che si erano gettate nel vuoto, e un mio amico dichiara di aver incontrato una donna vestita in maniera strana proprio da quelle parti che sembrava coincidere con la descrizione della suicida».

Elio Germano in Magnifica presenzaLa fragile personalità del protagonista, così chiuso nella propria solitudine e nelle proprie debolezze, riconquista un minimo di fiducia in se stesso solo attraverso nuove, surreali, conoscenze. Fin dall’inizio prende coscienza della sua insicurezza e infatti dichiara il suo stato “confusionale” proprio di fronte alle confidenze troppo invadenti della cugina: «non sono neanche in grado di essere un vero gay, figurati essere un eterosessuale.» Così Pietro affronta i suoi fallimenti, con animo smaliziato e coltivando le proprie fragilità, lasciandosi circondare da queste strane presenze che solo la sua particolare sensibilità è in grado di poter visualizzare. La Compagnia Apollonio diventa frutto delle sue illusioni, delle sue insicurezze, tutto potrebbe essere un sogno o no, non lo sapremo mai, eppure qualcuno c’è che può testimoniare l’esistenza storica di questi attori ora fantasmi, ed è Livia Morosini (Anna Proclemer), unica superstite della compagnia, che rappresenta agli occhi di Pietro un vero e proprio confronto con la realtà più dura, quella legata al fascismo, alla guerra, alle persecuzioni e ai bombardamenti del ‘43. La Proclemer interpreta magistralmente lo spirito cinico che sopravvive e si salva a discapito delle passioni bonarie e dignitose dei suoi colleghi.

Andrea Bosca ed Elio Germano in Magnifica presenzaNella sua “piccolezza”, Pietro è l’unico in grado di dare coscienza a questo gruppo di fantasmi intrappolati tra quelle mura, che non hanno o si rifiutano di avere cognizione del reale stato delle cose. Lui è la magnifica presenza arrivata tra loro, per dare le dovute spiegazioni e soprattutto per rendere più dolce possibile il loro incontro con la difficile realtà ormai svanita. Forse è davvero tutto un parto della mente di Pietro e le dovute spiegazioni le danno proprio a se stesso, di cui prende le conseguenti consapevolezze a conclusione di questa grande parentesi semi-illusoria quando nei suoi occhi e attraverso i suoi occhi diventiamo fruitori della prima e unica rappresentazione di quella commedia che mai nessun pubblico fino ad allora aveva avuto l’onore di beneficiare. Stupore, meraviglia, tristezza, soddisfazione, consapevolezza, sono le espressioni che si susseguono sull’ultimo primo piano insistente sul volto del protagonista che Elio Germano rende in maniera sublime, calandosi perfettamente nella parte del ragazzo imbranato del sud, con sogni, aspettative e fallimenti, che tira avanti facendo il pasticcere di notte ed è così bravo nel rendere questo personaggio che sembra un fuoriclasse anche nell’infornare cornetti. Ozpetek dice di avere per lui una sorta di innamoramento artistico vero e proprio: «è l’unico attore a cui servono pochi minuti in un letto per sembrare di aver dormito non meno di 10 ore».

Beppe Fiorello e Margherita Buy in Magnifica presenzaIl film ci stupisce anche come genere, in particolare per l’eterogeneità: risulta un vero e proprio mix di emozioni, all’inizio incute paura o un senso cupo di mistero, soprattutto nei momenti legati ai primi incontri con la surreale Compagnia, altre volte ironia. In particolare, le scene più divertenti sono legate al rapporto tra Pietro e la cugina Maria, interpretata da una sempre brillante Paola Minaccioni. Ci sono anche attimi di vera dolcezza, è impossibile non citare le leggiadre poesie che il fantasma Andrea Veroli sussurra di notte nelle orecchie di un Pietro addormentato: «resta così non ti svegliare, finché dormi sarai il mio segreto». Fino al finale quasi triste, ma di serena rassegnazione.

Anna Proclemer in Magnifica presenzaIl cast è veramente d’eccellenza. Da Margherita Buy a Beppe Fiorello fino a Vittoria Puccini, danno grande prova di sé, vestono egregiamente le loro parrucche posticce e i loro panciotti démodé, rendendo l’atmosfera tra il lugubre e l’ilarità. La regia, con i suoi primi piani così insistenti e ficcanti, tende quasi a deformare i volti e la fotografia partecipa a questo processo di surrealtà, rendendo tutto cupo e tetro prima di svelare le identità delle presenze e poi accendendole di una luce così chiara da far risplendere i volti dei fantasmi-amici.

Paola Minaccioni ed Elio Germano in Magnifica presenzaSempre elegante la colonna sonora, come accade in tutti i film di Ozpetek, sia per i brani originali composti da Pasquale Catalano sia per i pezzi internazionali inseriti in alcune delle scene più significative. Esilarante l’interpretazione di Pietro della canzone di Patty Pravo “Tutt’al più”, che intona nel bel mezzo di un casting per sciogliere la tensione, davanti agli occhi neanche troppo esterrefatti di un Daniele Luchetti che lo sta provinando e che gli costa l’esclusione dalla parte.

I fantasmi a Ozpetek non fanno così paura, come già ne Il bagno turco, La finestra di fronte, Cuore sacro e Mine vaganti. E’ così affascinato da questo mondo che ci tiene ad aggiungere che «in fondo mi farebbe piacere rivedere in casa le persone che ho perso».


La locandina di Magnifica presenzaTitolo: Magnifica presenza
Regia: Ferzan Ozpetek
Sceneggiatura: Federica Pontremoli, Ferzan Ozpetek
Fotografia: Maurizio Calvesi
Interpreti: Elio Germano, Paola Minaccioni, Beppe Fiorello, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Cem Yilmaz, Claudia Potenza, Andrea Bosca, Anna Proclemer, Ambrogio Maestri, Matteo Savino, Alessandro Roja, Gea Martire, Monica Nappo
Nazionalità: Italia, 2012
Durata: 1h. 45′


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Attualmente ci sono 17 commenti a questo articolo:

  1. Federica Belletti ha detto:

    Grade film! Condivido in pieno! In particolare trovo che la chiave del film sia la stessa parola d’ordine della compagnia: ” finzione”… è veramente centrale la frase pronunciata da Beppe: ” Il trucco è l’inizio di tutto” ed infatti il film iniza con un’operazione di trucco per finire con la parola ” finzione…finzione”.E’ il suo l’ occhio con cui si apre il film, mentre la macchina da presa imita il funzionamento a intermittenza dell’occhio, ed è lui il capocomico della compagnia, una sorta di protoregista che indirizza da subito la visione ricordandoci che siamo di fronte ad un film, un film meraviglioso, che come tale non può lasciare indifferenti. La controparola d’ordine infatti, e direi allora, il contro-effetto, si chiama realtà.

  2. Annalisa Liberatori ha detto:

    è davvero bello il gioco di specchi tra finzione-illusione-realtà e anche il fatto che tutta la storia della compagnia potrebbe essere anche semplicemente frutto della mente un pò paranoica del protagonista. comunque è interessante il cinema che parla di teatro e ho trovato davvero divertenti i momenti in cui la Buy e la Puccini parlavano di Marlene e Greta come fossero loro reali amiche!

  3. Giuseppe ha detto:

    Concordo solo parzialmente con la critica fin troppo entusiastica di Annalisa Liberatori. Diciamo che in genere la critica italiana è sempre un po’ troppo di manica larga per quanto riguarda i film di Ozpetek: capisco che ci sia dietro un discorso politico prima che artistico, ma credo che ognuno debba essere apprezzato per il suo reale valore, più che per il suo orientamento elettorale. Da apprezzare sicuramente il tentativo, per buona parte riuscito, di uscire dalle solite, ritrite, viste, riviste e abusate, tematiche di Ozpetek: qui almeno si parla di “presenze” e di teatro! Restano quegli elementi che sono da sempre parte integrante della chiave di lettura del regista turco, ma almeno qui si sentono in maniera meno pesante. Ottime le interpretazioni della Minaccioni, sopra di tutti, dopo di Germano. Un discorso a parte farei per quanto riguarda il casting di Pellegrino: nessuno degli attori della compagnia di Apollonio risulta credibile come attore teatrale anni ’40, fatta esclusione per qualche raro momento, ma legato più al cantato che al recitativo. E qui parlo da addetto ai lavori, più che da semplice amatore! Dico che non basta vestirsi e truccarsi da attore anni ’40 per risultare credibile. Quindi né Fiorellino con il suo portamento tipico da fiction, né la Buy (che per me resta da oltre 20 anni un mistero cinematografico!) né l’attore turco (uno dei soliti, ennesimi, amici di Ozpetek) riescono mai a risultare centrati nelle loro parti. In effetti, basta soltanto una battuta della straordinaria signora Proclemer (lei sì, vera attrice di teatro!), nella fattispecie: “Ma quale finzione?… Realtà!”, per far scomparire in un sol colpo tutto il resto del cast. Ma si sa, siamo pur sempre in Italia, dove i cast vengono chiusi più al telefono che davanti ad una macchina da presa!
    In generale, buono il livello di questa pellicola, considerando sempre che si tratta di un film italiano: sicuramente da rivedere la fotografia. Non so, ma a me è sembrata piatta e scialba, per niente originale. Ma, ripteto: siamo pur sempre in Italia. Il cinema dai noi ormai si fa così!
    Ad maiora!

  4. Alberto Cassani ha detto:

    Giuseppe, non capisco da dove ti arriva l’idea che l’entusiasmo di Annalisa sia di matrice politica invece che artistica. Non mi sembra che ci sia nessun passaggio della sua recensione in cui si fanno discorsi diversi da quello artistico/emozionale. Tra l’altro (ho controllato), noi abbiamo parlato numericamente in egual misura male e bene dei film di Ozpetek, non vedo come ci si possa accusare di partigianeria politica.
    Sono però d’accordo con le tue perplessita su Margherita Buy: secondo me è una delle attrici più sopravvalutate del nostro cinema (non la più sopravvalutata in assoluto, visto quante “non attrici” abbiamo), e mi viene freddo a pensare che è anche la più premiata in assoluto…

  5. Giuseppe ha detto:

    Caro Alberto, chiedo scusa, forse non mi sono spiegato bene: ho parlato di critica italiana in generale, non della Liberatori in particolare. In questo caso lei s’è allineata con il resto dei consensi che ho letto! Non conosco Annalisa Liberatori come critica né di persona, ma ho avuto a che fare con molti critici italiani (prezzolati e non!) nel corso della mia carriera e ti posso assicurare che scrivono più con la tessera in mano che con la penna!
    Ma ti ringrazio per i tuoi commenti sulla Buy!!! Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno!!!! Io non riesco proprio a capire cosa ci sia di recitativamente valido nella Buy, a parte, ovviamente, molti dei discorsi sopra citati….

  6. Alberto Cassani ha detto:

    Ok, scusami: avevo frainteso il tuo discorso. Però non so quanto, per la grande critica italiana, conti effettivamente l’ideologia politica e quanto il portafoglio. Secondo me si presta molta più attenzione al secondo, al di là dell’indirizzo preciso di determinati giornali. Che poi la critica politica (in senso lato) sia uno dei mali del nostro cinema non ci sono dubbi, ma è ormai una cosa talmente radicata nel nostro giornalismo (non solo cinematografico) che temo ormai ne sia inscindibile, e soprattutto sia irriconoscibile da parte dei lettori.

  7. Giuseppe ha detto:

    Sono d’accordo con te appieno!
    Uno dei mali del nostro cinema è indubbiamente la critica “di parte”, l’altro è la mancanza quasi totale di professionismo. E non mi riferisco soltanto agli attori, registi, sceneggiatori, quanto anche alle maestranze, spesso improvvisate, mal retribuite e pressoché amatoriali…
    Fidati! So di cosa sto parlando!
    Ed è proprio per questo che in ogni film italiano degli ultimi anni (intendo anche in quelli più apprezzabili) s’intravvede sempre quell’atmosfera alla “cazzo di cane” (per citare una famosa seria tv) che è tipica del cinema nostrano. Percepisci subito quando una pellicola proviene dal Bel Paese. Non si scappa!
    E intendo anche in quest’ultimo di Ozpetek! Ovunque.
    E’ tristemente palpabile…

  8. Alberto Cassani ha detto:

    Eh… Alla presentazione di un suo libro Roberto Escobar, parlando del cinema italiano di una volta, disse che le amanti dei produttori nei film ci sono sempre state, quello che è cambiato è che attorno a loro c’era una professionalità e una voglia di lavorare enorme, per cui anche l’amante del produttore era costretta a recitare perché il regista non le perdonava nulla e la dirigeva come tutti gli altri. Oggi invece c’è poco da perdonare, visto che nessuno ha voglia di sbattersi o la capacità di farlo.

  9. Giuseppe ha detto:

    Purtroppo, c’è ben poco altro da aggiungere…

  10. Annalisa Liberatori ha detto:

    posso essere d’accordo sul casting forse non troppo credibile per gli attori della compagnia Apollonio, è verissimo il fatto che non basta vestirsi e truccarsi anni 40 per risultare credibile, però è pur vero che secondo me spesso bisognerebbe metter da parte i pregiudizi…e se Fiorellino ha fatto tante fiction, non vedo perchè non possa essere in grado anche di fare cinema (io ricordo una buona interpretazione anche nell’ultimo film di Crialese ad esempio); per ciò che riguarda la Buy, sarà pure sopravvalutata, però è pur vero che dove la metti sta, si cala un pò in tutti i ruoli e la versatilità non è una piccola qualità per un attore. comunque sono gusti personali e non li discuto, ma la cosa che mi dà davvero fastidio è questa forma pesante e cinica di scetticismo che aleggia intorno al cinema italiano…è vero che è un periodo davvero difficile per la cultura cinematografica nel nostro paese (e nessuno può dirtelo più di me…anche io ti parlo da addetta ai lavori), ma sono stanca di sentir dire ogni volta che un film non funziona o non mi piace, quella frasetta irritante…” e bè siamo in Italia, funziona così” ma perchè dalle altre parti i flop, le raccomandazioni, la bassa qualità non esistono? l’ America è normale che partorisca maggiori capolavori rispetto all’Italia, anche perchè producono film in quantità superiore, è ovvio che su 100, 50 saranno film riusciti….in Italia se si fanno 10 film l’anno, di certo non ne possono essere 50 i buoni lavori, ma neanche 10. e comunque finchè si continuerà a sputare nel piatto dove stiamo mangiando la situazione di certo non migliorerà e consiglio di cominciare a buttare l’occhio anche a qualche fiction, c’è gente che lavora seriamente dietro quel genere di progetti e qualche volta si raggiungono anche ottimi risultati…un esempio lampante è stata la storia del maratoneta interpretata da Lo Cascio sulla Rai proprio ieri sera. alla parola “fiction” ora qualcuno starà rabbrividendo….ma l’obiettività è una dote importante!

  11. Alberto Cassani ha detto:

    Annalisa, il problema è che nel cinema italiano l’attenzione e la professionalità sono cose rare, o per lo meno non sono la normalità. E’ una questione di mentalità, non di possibilità. E’ vero che non tutti i film possono essere “Le conseguenze dell’amore” o “Gomorra”, ma la mancanza di cura che si nota nei film di un Fausto Brizzi o di un Neri Parenti è inaccettabile. E’ questa la differenza tra l’industria cinematografica italiana e quella statunitense: da noi se ci sono gli incassi va bene tutto, negli Stati Uniti (e non solo lì) si punta all’incasso ma realizzando film degni di questo nome (dal punto di vista tecnico), perché se così non fosse il pubblico li rifiuterebbe. Prova a guardare “Porky’s” e poi “Notte prima degli esami Oggi”, e dimmi quale dei due film dimostra maggior attenzione da parte di chi l’ha realizzato. Se persino “La vita è bella” e l’ultimo Monicelli hanno i dialoghi fuori sincrono, penso sia ben difficile negare che nel cinema italiano ci sia una generale superficialità a livello produttivo.

    Le fiction in generale sono un discorso a parte, perché qui entrano in gioco calcoli produttivi diversi rispetto a quanto accade nel cinema. Purtroppo la maggior parte delle nostre fiction sono pensate per la famosa casalinga di Voghera, e le poche che si liberano di questo bersagli spesso decollano (anche se ci sarebbe da distiguere tra miniserie e telefilm). Ma finché è proprio la fiction a sottovalutare il proprio pubblico, non può pretendere un trattamento diverso da parte del pubblico.

  12. Alberto Cassani ha detto:

    Tra l’altro, avevo già scritto proprio su questo argomento un paio d’anni fa: http://diario.cinefile.biz/?p=193

  13. Giuseppe ha detto:

    Io non parto da pregiudizi, o forse ne ho di esagerati, visto che non guardo più la tv da 10 anni. Non ce l’ho nemmeno in casa la tv! Io giudico in base a ciò che vedo e dico solo che Fiorellino, se non avesse avuto alle spalle il fratellone avrebbe fatto ben più misera carriera. Non sono pessimista: sono realista. Perché ho sempre pensato che se non si è realisti i problemi non si possono risolvere, poiché si finisce con l’essere accondiscendenti e quindi complici di questa pochezza culturale che circola in Italia. Sono il primo ad ammettere che anche in altri Paesi ci sono amanti e protetti che fanno cinema, ma la cosa bizzarra è che nel nostro Paese è ormai così radicato questo modo di agire che non esiste altra maniera per far carriera. Citami un attore che non sia arrivato a fare cinema senza una “spintarella”! Basta guardare il cast di questo film! Stesso discorso vale per la parte tecnica!
    Sono ormai in piena sintonia con quanto scrive Alberto. In Italia mancano i mezzi e la mentalità. La fiction rincorre sempre esigenze di mercato, attenta ad accontentare tutti, barcamenandosi tra una censura spietata e quello che la gente crede di voler vedere…
    Per cambiare lo stato delle cose bisogna capire prima di tutto cosa non funziona.
    Poi, se invece vi piace cosi…

  14. Annalisa Liberatori ha detto:

    ma sì!!! è proprio così i problemi in questo ambiente sono davvero molti nel nostro paese….è un anno e mezzo che cerco di farmi strada tra produzioni cinematografiche, ho lavorato anche molto per essere una alle prime armi e senza raccomandazioni, ma non ho visto mai un euro!!! sul set ci sono stata anche 15 ore di seguito, di notte e giorno, con la pioggia e con il sole…la chiamano gavetta…ma ho quasi 31 anni e mi sono rotta le scatole!!! ma non voglio essere completamente disfattista e apprezzo almeno quel poco che c’è da apprezzare…per il resto sono d’accordo con tutto ciò che dite…sia Giuseppe sia Alberto!

  15. Donato ha detto:

    Visto. Devo dire che non mi è dispiaciuto. In un sapiente esercizio di equilibrio tra generi diversi, il film acquista una propria valenza, grazie soprattutto alla simpatia che vari personaggi suscitano nello spettatore.

    Se devo essere sincero fino in fondo, l’ho visto solo perché la trama mi ricordava vagamente quella di un film che a suo tempo mi piacque molto, ovvero “Fantasmi a Roma”, una commedia diretta da A. Pietrangeli nel 1961 ed interpretata da attori del calibro di E. De Filippo, M. Mastroianni e V. Gassman.

    Beh, ovviamente qui siamo su binari e livelli molto diversi… Tuttavia, devo ammettere che “Magnifica Presenza”, insieme ad “Happy Family” di Salvatores, sono gli unici film italiani prodotti negli ultimi anni che mi siano in qualche modo piaciuti, quantomeno per il tentativo compiuto dai due registi di raccontare qualcosa di diverso dalle solite brodaglie italiote.

  16. Marco ha detto:

    Non mi è piaciuto, forse il cinema di Ferzan non mi piace, anche se il precedente lo avevo abbastanza apprezzato grazie a qualche trovata comica e un ritmo decisamente diverso. Troppo onirico secondo me. Seguito svogliatamente.
    Facendo una ricerca sui vari incassi dei film del regista ho visto che solo “Saturno Contro” e “Mine Vaganti hanno raggiunto gli 8 milioni di euro (il secondo quasi) mentre gli altri a malapena i 3 milioni. Sapendo “Mine Vaganti” com’è e non avendo visto “Saturno Contro” debbo pensare che le tematiche, ritmo di entrambi sono quasi uguali? E tutti gli altri hanno un ritmo più simile a quest’ultimo?
    Albe ti ricordi quanto guadagnò “Le Fate Ignoranti” dato che non sono riuscito a trovare i dati?
    Il tuo preferito?

  17. Alberto Cassani ha detto:

    “Le fate ignoranti” aveva incassato all’incirca 6 milioni e mezzo. Ma hai guardato male i dati: “La finestra di fronte” ha incassato più di 10 milioni. Comunque “Saturno contro” e “Mine vaganti” sono senz’altro più assimilabili alla filmografia di Ozpetek rispetto a questo e “Cuore sacro”, ma – tematiche a parte – non è detto che se piace uno poi piaciono tutti.

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