"Mille miglia lontano" di Zhang Yimou

Mikado, 11 Novembre 2006 – Intimo
Per la prima volta nella sua vita, Takata prende il treno super-veloce che, dal tranquillo villaggio di pescatori dove vive sulla costa nord-occidentale del Giappone, lo conduce a Tokyo. La nuora lo ha infatti chiamato per dirgli che il figlio è gravemente malato ed ha chiesto di suo padre…
Mille miglia lontano da sé. Proprio come era in fondo lecito aspettarsi, Zhang Yimou ha deciso di non ripetersi per la terza volta. Gli ultimi quattro anni del più famoso della regista “Quinta Generazione” cinese hanno accompagnato la conquista armata del wuxiapian e la sua sublimazione; qualcosa da guardare, contemplare e non toccare mai più, perché distillare ulteriormente materia filmica da La foresta dei pugnali volanti, a sua volta spremitura di Hero, appare molto arduo. Non più enormi budget, né spalle affaticate dal peso della celebrazione di un’intera cinematografia nazionale per i mercati esteri: con la sua ultima opera, Zhang riscopre elementi cari alla sua filmografia più tradizionale esplorando la piccola realtà, questa volta con un’escursione in territorio giapponese.
Seguendo la storia di un padre, il regista narra della sua reazione quando viene a sapere che il figlio è in ospedale e sta morendo. I molti contrasti avuti con lui, la vecchiaia e una volontà fiera e orgogliosa lo confondono sul da farsi. Nell’assenza di dialogo con il figlio, che non lo vuole vedere, Takata si aggrappa ad una videocassetta che mostra i suoi studi sul folklore cinese, e in particolare su uno spettacolo di un attore che il figlio avrebbe dovuto filmare. L’anziano Takata decide che sarà lui a tener fede all’impegno, un avvicinamento trasversale e simbolico agli affetti traditi. Si reca quindi nel sud della Cina alla ricerca dell’attore, tra problemi linguistici e logistici e alcuni incontri che cambieranno il senso del suo viaggio.
Scegliendo un protagonista che viene dall’estero (Takakura Ken, icona del cinema giapponese con cui Yimou cercava di lavorare da molto tempo), Zhang può aggiungere alla galleria di sguardi sul suo paese quello mediato dalla visione forestiera. Tra le contraddizioni delle prigioni cinesi, la burocrazia, i piccoli villaggi, Mille miglia… lontano fa pensare ironicamente a Gianni Amelio e al suo La stella che non c’è. Incredibile come a breve distanza nascano due film tanto simili nello spirito, più che nelle ovvie ambientazioni. Negli sguardi di Takata c’è davvero tanto della spaesata determinazione dolente del Castellitto che vuole riportare un macchinario alla sua fornace. Anche lo spettacolo inseguito da Takata si fa sempre più irraggiungibile, e tanto più lo si cerca, meno diventa importante. Certo, lo sguardo di Zhang non è quello lontano di Amelio (che guarda alla Cina come un’idea), e può quindi andare dritto alla particolarità dei sentimenti senza dover cercare a tutti i costi l’affresco contraddittorio.
Formalmente rispettoso del tono del suo racconto, il regista lascia tutte le inquadrature ai personaggi ed esalta la maschera di Takakura, un volto lastroso ma palpitante. Intorno a lui molti attori non professionisti, tra cui un bambino che in coppia con il protagonista accende davvero qualcosa nella narrazione quando assistiamo ad un momento di forzata convivenza tra loro.
Mille miglia… lontano ha il pregio e il difetto di tenersi dentro il suo valore, come fa Takata con le sue emozioni. Così facendo lascia una sensazione di incompletezza, non del tutto mal accompagnata allo spirito del film. La sceneggiatura riserva alcuni ottimi momenti e funziona rimanendo sotto traccia, forse anche troppo (sarà interessante vedere il lavoro di Zou Jingzhi per il nuovo epico John Woo, a cui da anni manca un buon copione).
Titolo: Mille miglia… lontano (Qian li zou dan qi)
Regia: Zhang Yimou
Sceneggiatura: Zhang Yimou, Jingzhi Zou
Fotografia: Xiaoding Zhao
Interpreti: Ken Takakura, Kiichi Nakai, Shinobu Terajima, Jiamin Li, Qui Lin, Jiang Wen, Ken Nakamoto, Li Bin Li, Chen Ziliang Chen, He Zhezhou He, Yang Zhenbo
Nazionalità: Cina – Giappone, 2006
Durata: 1h. 47′
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