"La Foresta dei Pugnali Volanti" di Zhang Yimou
Bim, 21 Gennaio 2005 – Fluido
Nell’anno 859 d.C. il malcontento domina e spuntano ovunque eserciti di ribelli. Il più grande e pericoloso è la Casa dei Pugnali Volanti. I deputati della contea dove si trova il quartier generale dei Pugnali Volanti sono riusciti ad ucciderne il capo, ma non a sradicare il sostegno popolare della setta…
Guardando La Foresta dei Pugnali Volanti sarebbe buona cosa evitare di osservare il film attraverso la lente di Hero, opera precedente di Zhang Yimou e primo passo del regista nel genere wuxia. Ci se rende presto conto, però, che il confronto diretto è inevitabile, e che lo stesso Zhang ha lavorato su questo aspetto. Il film rappresenta infatti un contraltare notevole al suo predecessore; se Hero era un lucente disegno politico che tendeva all’universalità, qui i protagonisti si muovono “in piccolo” su uno sfondo che non si apre e non si chiude. Come Hero non aveva dei personaggi, ma delle tipologie, La Foresta dei Pugnali Volanti è basato tutto sulle scelte individuali di personalità che deragliano dal binario delle “vicende del mondo”. In gioco tra i due film c’è il rapporto tra sentimento e morale: ciò che soccombe in uno, trionfa nell’altro.
Se in pochi avrebbero immaginato la svolta “spettacolare” di Yimou con Hero, ancora meno spettatori si sarebbero aspettati un secondo film sullo stesso filone, abituati a più di un decennio di pellicole ben diverse. La Foresta dei Pugnali Volanti completa invece un percorso di avvicinamento del regista a una parte importante della tradizione narrativa cinese; arrivato a un punto di svolta della sua carriera, Zhang si è confrontato con il wuxiapian senza timori, liberando quella passione giovanile di cui nessun regista suo connazionale potrà mai negare l’influenza. Con questo film l’aderenza al genere è finalmente completa e appassionata, tanto da includere un importante passaggio in una foresta di bambù, storicamente uno dei “luoghi deputati” più importanti per il combattimento. Indice di confidenza da parte del regista che, per sua stessa ammissione, ha guadagnato molto in sicurezza dalla precedente opera.
Guarda caso è proprio attraversando, simbolicamente ma non solo, la foresta di bambù che il film cambia marcia, lasciandosi alle spalle un inizio suggestivo ma privo di mordente nelle sequenze d’azione (che, sempre più arzigogolate, rischiano di diventare stucchevoli quando sommergono la narrazione), pur conservando un fascino emozionante nelle parti più suggestive, come il ballo di Zhang Ziyi nel locale. Una volta entrati nella foresta è l’inerzia più intima a mutare: immersi in un verde pieno e stratificato, i personaggi a poco a poco escono fuori dal loro guscio, portando a galla quei conflitti che finalmente forniscono una possente giustificazione all’impatto scenico: il confronto finale avrà luogo nella neve, una neve non programmata (arrivata in anticipo sui paesaggi ucraini scelti dal regista) che ha costretto tutti ad adeguarsi fluidamente al suo scorrere, realizzando una sequenza di tagliente bellezza.
Non si può, poi, non citare il cambiamento “etico” del combattimento finale: proprio quando lo spettatore si è assuefatto ad uno stile che, da Hero fino all’ultima sequenza dei Pugnali Volanti, rimane immutato nella sua aerea labilità, Zhang gradualmente aggiunge pesantezza ai corpi e ai colpi, confondendoli nella neve e costruendo un legame di senso importantissimo. Mentre la Storia rimane sullo sfondo, i personaggi trasfigurati dalle loro emozioni perdono le caratteristiche cui ci siamo abituati e diventano davvero “umani”, aggrappandosi l’uno all’altro in una lotta ormai puramente intima.
Zhang realizza dunque un ideale complemento al suo film precedente, dimostrando di essere un interprete notevole della tradizione cinematografica cinese, anche alle prese con generi diversi. Il cast, oltre all’ormai familiare Zhang Ziyi comprende la superstar di Hong Kong Andy Lau e Takeshi Kaneshiro, già visto in due film di Wong Kar Wai (Angeli Perduti e Hong Kong Express). Molto bravi tutti e tre, in particolare la Zhang che, ormai esperta del genere, si cimenta anche nel ruolo di una non-vedente e nel ballo con ottimi risultati.
Titolo: La Foresta dei Pugnali Volanti (Shi mian mai fu)
Regia: Zhang Yimou
Sceneggiatura: Li Feng, Zhang Yimou, Wang Bin
Fotografia: Zhao Xiaoding
Interpreti: Zhang Ziyi, Takeshi Kaneshiro, Andy Lau, Song Dandan, Zhao Hongfei, Guo Jun, Zhang Shu, Wang Jiusheng, Wang Yongxin, Liu Don, Zi Qi, Qu Xuedong, Tian Liping, Zhao Hongwei, Huang Weina, Ge Dan, Yang Xiadong, Shang Yisha
Nazionalità: Cina, 2004
Durata: 1h. 59′
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