Robin Hood di Ridley Scott
Universal, 12 Maggio 2010 – Blando
L’Inghilterra attraversa un momento di grande difficoltà, impoverita dagli sforzi messi in campo per combattere le Crociate e minacciata dalla Francia. In questo scenario, un anonimo arciere riesce a sostituirsi al nobile signore di Loxley e a divenire una leggenda…
Ridley Scott ritorna al genere del kolossal storico dopo le scadenti Crociate di qualche anno or sono, e lo fa con una storia in buona parte diversa di un personaggio già abusato da cinema e televisione, il leggendario arciere fuorilegge della foresta di Sherwood. Lo sceneggiatore e coautore del soggetto Brian Helgeland ha avuto la felice idea di ambientare il racconto prima che il suo protagonista assoluto diventi il Robin Hood universalmente noto, con l’obiettivo di mostrare l’uomo comune prima dell’eroe, e dargli una nuova credibilità. Curiosamente, però, il film peggiora progressivamente, man mano che Longstride si trasforma in un valoroso condottiero e la brutta battaglia finale (la fase peggiore della pellicola) si avvicina. Il problema principale è che la crescita del protagonista su cui è concentrata quasi tutta la storia avviene a sbalzi piuttosto bruschi, e le motivazioni che lo spingono a diventare un paladino, seppure giuste, appaiono quasi estranee alla sua natura.
Questa versione di Robin Hood ricostruisce comunque un mondo medievale vario e affascinante, grazie soprattutto a costumi e scenografie di ottima fattura, veri elementi spettacolari della pellicola. Ridley Scott riesce a restituire al meglio questi elementi artificiali da racconto classico e al tempo stesso li integra perfettamente nelle ambientazioni prescelte, mostrando una volta di più un’ottima gestione degli aspetti spettacolari di un film di questa portata.
I personaggi storicamente associati alla figura di Robin Hood, come Little John o lo Sceriffo di Nottingham, sono inseriti furbescamente come figurine in un catalogo, quasi a forza, nelle vicende di questo film, e gli attori che li interpretano non mostrano una convinzione o un’inventiva che non siano strettamente professionali. Per quanto riguarda i protagonisti, Mark Strong modella un cattivo piuttosto di maniera e Cate Blanchett appare inaspettatamente insipida, mentre chi funziona davvero è un Russell Crowe che riesce per quasi tutto il film ad adattare la figura di Robin Hood al personaggio del duro ironico e sprezzante che ormai si porta dietro da diversi film, in un’incarnazione fuori dai canoni ma non disprezzabile.
Alla fine della visione di quest’ultima opera di Ridley Scott, non rimane molto di significativo, ma va detto che le quasi due ore e mezzo di proiezione scorrono veloci e piacevoli, merito anche dei numerosi momenti in cui una certa ironia dilaga sul resto e rende più umani i personaggi di un’opera altrimenti priva di una reale forza.
Titolo: Robin Hood (Id.)
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Brian Helgeland
Fotografia: John Mathieson
Interpreti: Russell Crowe, Cate Blanchett, Max von Sydow, William Hurt, Mark Strong, Oscar Isaac, Danny Huston, Eileen Atkins, Mark Addy, Matthew Macfadyen, Kevin Durand, Scott Grimes, Alan Doyle, Douglas Hodge, Léa Seydoux, Robert Pugh
Nazionalità: USA – Regno Unito, 2010
Durata: 2h. 20′
Sarebbe stato quanto meno onesto chiamarlo “Robin Hood – Le Origini”, ho passato due ore a chiedermi “cosa c’entra tutto questo con il leggendario arciere?”…tanto per capire: la parola Hood viene nominata per la prima volta cinque minuti dalla fine…
Comunque il film è mediocre soprattutto nella trama, basta vedere la figura di Re Giovanni che passa continuamente e senza motivo da personaggio “buono” e “simpatico” (da notare le virgolette) a “cattivo” e viceversa per un’infinità di volte.
Gianni, io non rimarrei deluso al tuo posto, vedi alcune voci paiono indicare che i due torneranno insieme nel sequel di Robin Hood. Questo potrebbe essere il primo sequel nella vita del regista, sebbene Alien e Hannibal, che è il sequel di Il silenzio degli innocenti che non è stato girato da Scott, abbiano dato il via o continuato una saga.
Scott ha un problema con i kolossal ultimamente: non imbrocca lo sceneggiatore. Helgeland (che di cose brutte ne ha scritte diverse) ha scritto una sceneggiatura che non è nè carne nè pesce, che non sa bene dove andare a parare e diventa quindi presto noiosa, che costruisce un Robin Hood anonimo e indefinito nei propositi e nei sentimenti e che solo Crowe tiene in piedi con mestiere, che sfrutta male i cattivi (Mark Strong era l’ideale, ma il suo personaggio non assume il giusto peso; Re Giovanni è una macchietta) e via dicendo.
Di suo, Scott inventa poco a livello visivo, e i combattimenti e le scene d’azione non hanno l’energia e la ricchezza che c’era nel Gladiatore, anche se in una battaglia finale non eccezionale l’epilogo, secondo me, è costruito bene e funziona. E’ quello che viene prima a non funzionare.
E come ha scritto Roger Ebert nella sua recensione, quando la didascalia finale recita “fu così che ebbe inizio la leggenda…” abbiamo l’impressione di essere entrati al cinema troppo presto.
Grazie fabrizio per avermi rovinato il finale. Non lo ho ancora visto ROBIN HOOD.
Ehm… Riccardo… cos’è che ti avrei spoilerato del finale? La didascalia? A parte che comunque non rovinerebbe nulla della visione in ogni caso, non dice niente che non si sappia già del film, ovvero che il Robin Hood narrato è quello precedente all’acquisizione dello status di fuorilegge che vive nella foresta di Sherwood e ruba ai ricchi per dare ai poveri. Puoi andare tranquillo a vedere il film.
Non è che me lo hai rivelato esplicitamente ma mi hai detto che non è gran chè il finale.
Bhè comunque, che questo film sia bello o brutto, indimenticabile è il cartone animato ( bellissima la scena dove Little John travestito da maga, bacia le mani al principe giovanni succhiandogli via le pietre preziose degli anelli )
Sì, ma che la battaglia finale non è granchè è scritto… nella recensione!
La battaglia finale non e’ brutta, e’ semplicemente ridicola. 😐
Il sequel degno de IL GLADIATORE. Altro da dire non c’è.
In alcune scene fa rimpiangere persino i film con Kevin Coster e Sean Connery.
Buone le scene corali di battaglia ( di cui scott ormai è esperto )
Ma comunque non un brutto film, anzi un capolavoro degli action a soggetto storico.
e ovviamente crowe è in stato di grazia.
non sembra passato neanche un giorno da quando è stato Massimo Decimo Meridio, il look è lo stesso ed è così che Russell Crowe ci piace e deve rimanere:
cazzuto, autoritaio, sguardo d’acciaio, capelli corti e performance da brividi.
Più che il sequel de IL GLADIATORE lo possiamo considerare un sequel de le crociate visto che la storia si svolge dopo la crociata di Riccardo I in terrasanta.
Si lascia guardare tranquillamente a parte qualche lungaggine di troppo, qualche scene evitabile e qualche dialogo non proprio brillante.
A parer mio è carino, un normale film avventura-storico, apprezzabile il fatto che lo sceneggiatore abbia optato per una sorta di prequel della vita di Robin che tutti conosciamo.
Scott dirige abbastanza bene, come ormai sa fare.
Montaggio buono, le scene di lotta si capiscono e non sono confusionarie.
Scena finale troppo sbrigativa e superficiale, buoni quei pochi effetti dove riprendono le navi (lo sbarco però assomiglia al più famoso della Normandia già ripreso nel Soldato Ryan di Spielberg).
Gli attori non mi hanno trasmesso nulla, Crowe è rimasto uguale al gladiatore (e a tutti i suoi film) e gli altri si possono definire delle macchiette, Blanchett non al suo splendore, il migliore rimane credo Strong.
Ma comunque è come guardare Il Gladiatore alla fine…
Anche se Robin Hood è un ottimo film, Il Gladiatore è un capolavoro.
Comunque Crowe, non mi è dispiaciuto, anche meglio che in American Gangster ( che considero un quasi capolavoro del thriller-drammatico ) e anche io concordo con te Marco, riguardo che Strong sia stato bravissimo.
Riguardo il doppiaggio no coment, Luca Ward poteva infortunarsi in un altro momento o non infortunarsi affatto?
Comunque Marco, lo sbarco non è l’unica citazione al grande cinema.
Scott ci mostra tutto il suo amore per il cinema con la scena del ballo in cui si sente Women Of Ireland del bellissimo Barry Lyndon di Kubrick
Ad Alberto: come si chiama quel brano che si sente al funerale di Edward Norton ne LE CROCIATE e anche in Hannibal?
“Vide cor meum”, scritta da Patrick Cassidy sulle parole di Dante, e cantata da Danielle de Niese e Bruno Lazzaretti.
Grazie
Nella recensione c’è scritto che l’unico personaggio che funziona è Crowe, ma anche le interpretazioni di William Hurt ( bravissimo ) e di Max von Sydow ( molto commovente, dovrebbero nominarlo all’oscar al miglior attore non protagonista per questo film ) non sono da sottovalutare
Mah, il personaggio di William Hurt non mi ha detto granchè e lui non ha potuto fare granchè.
Von Sidow è bravo ma pure il suo personaggio viene sfruttato male dalla sceneggiatura.
In generale nessuno dei due ha avuto modo di brillare come avrebbe potuto.
Piuttosto a me è piaciuto Mark Strong. Il problema è che pure il suo personaggio viene gestito maluccio. Poteva venirne fuori un cattivo molto più interessante.
In sostanza, un film studiato malissimo e fiacco per come risulta.
Visto ieri sera in TV, proprio a seguito della firma di tal nobile stirpe. Per essere una regia di Ridley Scott lo definirei laconicamente: imbarazzante.
Forse se lo avessi prima non ci sarei rimasto così male alla visione di “Prometheus”, di cui questo film, per quanto in tema totalmente diverso, anticipa taluni difetti. Credo che Scott debba porre maggior attenzione alle sceneggiature ed alle caratterizzazioni dei personaggi, se non vuole vanificare in toto la sua indubbia perizia/maestria nel dirigere.
Per quel che mi riguarda, un filmaccio, indegno dello Scott che fu e che spero ritorni.