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Soundtrack: "L'ultimo lupo" di James Horner

27 luglio 2015 Soundtrack 0 Commenti
L'ultimo lupo

Francesco Carbonaro, in collaborazione con Colonne Sonore* * * * ½

Jean-Jacques Annaud dirige per l’ennesima volta un film in terre distanti dal mondo occidentale, ma James Horner decide di non stravolgere la sua idea di musica, mettendo invece mano al suo repertorio di stilemi musicali rielaborando tratti distintivi del suo passato per presentarli in una veste nuova…


Dopo Il nome della rosa, Il nemico alle porte e Il principe del deserto, James Horner rinsalda la sua intesa con il regista francese Jean-Jacques Annaud che, ancora una volta, sceglie di dirigere un film in terre distanti dal mondo occidentale. Nonostante la diversità culturale, Horner compone una partitura che non stravolge gli schemi della musica occidentale né tantomeno opta per una strumentazione che sia strettamente connessa al mondo orientale. Già John Williams in Sette anni in Tibet (per la regia dello stesso Annaud) aveva preferito una scelta di questo genere anche se, in quel caso, vi era una maggiore commistione con le atmosfere di riferimento.

In L’ultimo lupo il compositore non stravolge la sua idea di musica che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera, ma mette mano al suo repertorio di stilemi musicali, ai quali tante volte ci ha abituati. Tuttavia non ci troviamo di fronte a una mera ripresentazione di schemi già ascoltati bensì a un prodotto d’imitazione creativa. L’autore, infatti, riprendendo tratti distintivi del suo passato musicale, li rielabora e li presenta in una veste nuova. Non è un caso che tutta la colonna sonora sia incentrata su un unico tema, presentatoci fin dal primo brano (“Leaving for the Country”) dopo un’apertura vocale che ricorda quella di The Amazing Spider-Man, che viene ripreso più e più volte ma sempre rimodulato in maniera differente. Dalle tinte disuguali è il secondo brano (“Wolves stalking gazelles”) dove la scena di caccia dei lupi viene tramutata in musica attraverso un gioco di violini e percussioni che caratterizzeranno anche i successivi momenti di azione nel corso del film, dove archi e strumenti a fiato si uniscono per la creazione di un’atmosfera di apparente disordine e movimento che sembra seguire le movenze convulse dei lupi che rincorrono le gazzelle. Sulla medesima strada prosegue il terzo brano (“An offering to Tengger – Chen saves the last wolf pup”) il cui dinamismo trova perfetta conclusione nella ripresa, attraverso archi e fiati, del tema principale il quale è soggetto a varie mutazioni, oltre che nell’orchestrazione, anche nel tempo, come accade nel brano successivo (“Wolves attack the horses”), nel quale, in un’atmosfera musicale densa di attesa che ricorda La tempesta perfetta, esso viene ripreso molto più velocemente di quanto non lo fosse stato fino ad ora. Sostanzialmente il compositore mira a tradurre l’atmosfera di sospensione che precede la caccia del lupo la cui presenza ci viene solo suggerita dal tema che però viene eseguito più rapidamente.
Dopo questa sequenza musicale piuttosto movimentata, “A red ribbon” costituisce un tempo di pausa sentimentale. In esso, non a caso, l’atmosfera si fa più rarefatta e il lato emotivo prende il sopravvento, le emozioni trovano la giusta dimensione con gli archi che qui si dispiegano. Dopo questa pausa emotiva dal carattere più disteso, il tessuto musicale torna a vivacizzarsi; accompagnato da un’orchestrazione che predilige la scelta di strumenti “pesanti”, “The frozen lake” costituisce uno tra i brani più efficaci dello score, sia per la costruzione attorno al tema che il compositore intesse, sia per il clima di attesa che qui viene ricreato in musica attraverso un uso delle trombe che ricorda da vicino quello che troviamo ne Il nemico alle porte.
Altro brano di grande interesse è “Little wolf” nel quale il gioco del “lupetto” viene accompagnato da uno stile brioso caratterizzato da note brevi. Lo stesso tema che ha la tonalità di uno scherzo si ripresenta nel brano successivo “Scaling the walls” il quale però subisce un oscuramento, con percussioni che ne intaccano la leggerezza che prima lo contraddistingueva. Si registra un cambiamento per il quale le note si fanno più lunghe, come nel brano “Suicide pact”, dove il tema principale viene ripreso dai violini che tendono ad accentuarne il lato melanconico e di abbandono come nel successivo “Hunting the wolves”, o in “Death of A’ba” nel quale interviene una modulazione vocale, una sorta di lamento che accentua la drammaticità del momento.
Il brano finale, “Return to the Wild”, costituisce una sorta di suite nella quale assistiamo a un crescendo impiantato sul tema principale sul quale si innestano altre linee melodiche che si intrecciano tra loro creando così un’onda musicale che si infrange in uno sfumato seguito dagli ultimi movimenti degli archi.

Quest’ultimo lavoro di James Horner costituisce, da una parte, un momento di sintesi con il passato ma tuttavia in esso sono ravvisabili elementi di innovazione che rendono la partitura di grande interesse per l’uso variantistico che viene fatto di uno stesso tema senza che questo divenga mai ripetitivo, come invece era avvenuto per Il principe del deserto; l’arte della variazione qui trova perfetto compimento e inserimento con elementi che fanno della musica di L’ultimo lupo un’opera di grande coinvolgimento, anche guardando alla successiva composizione non destinata al cinema, “Pas de deux”, che James Horner sta portando a compimento.


La copertina del CD di L'ultimo lupoTitolo: L’ultimo lupo (Le dernier loup)

Compositore: James Horner

Etichetta: Milan Records, 2015

Numero dei brani: 13

Durata: 58′ 57”


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