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"Spider" di David Cronenberg

25 agosto 2015 Recensioni 0 Commenti
Spider

Fandango, 29 Novembre 2002 – Illogico

Un uomo con problemi mentali va a vivere in una casa per alienati. Qui, scrivendo un diario, inizia un viaggio complesso e intricato dentro i ricordi d’infanzia, durante la quale il padre uccise la madre per sostituirla con una prostituta. Ma forse non tutto è così chiaro nella mente dell’uomo…


Ralph Fiennes in SpiderQuando si ha a che fare con la malattia, al cinema si tenta sempre di immedesimarsi con il malato per cercare di capirne la condizione. Nel caso delle malattie mentali l’immedesimazione è piuttosto difficile, ma un buon regista può comunque aiutarci a capire malattie anche complesse. In A Beautiful Mind Ron Howard descriveva la genialità e la malattia di John Nash e come l’uomo sia riuscito a superarla con l’intelletto e la logica, logica che noi non fatichiamo a capire alla fine di quel film. Ma a volte la logica non basta. È questo il caso di Spider, dove una storia apparentemente lineare si rivela in realtà un viaggio negli abissi della mente di un ammalato, in cui tutto è confuso e le donne si sovrappongono. Non c’è una logica in quello che succede a Spider: quello che vediamo è solo la proiezione della sua mente; il trauma che – pensiamo – lo ha fatto ammalare, forse non è quello che sembra. In fondo, noi non sappiamo se qualcosa di quello che ci viene mostrato è davvero avvenuto.

Gabriel Byrne in SpiderCronenberg procede a passo lento, senza mai pensare nemmeno lontanamente di spiegare qualcosa o di utilizzare un montaggio oggettivizzante. Tutto è vissuto in prima persona da Spider, seguiamo la storia attraverso i suoi occhi di bambino e di adulto, e come lui siamo vinti dalla confusione. Da sempre il regista canadese è affascinato dalla doppia natura delle cose, che sia una doppia natura fisica (La mosca), o un rapporto morboso tra gemelli (Inseparabili), poco importa. A questa fascinazione il racconto di McGrath (lo stesso autore l’ha adattato per lo schermo) fornisce linfa vitale con il doppio ruolo della donna: madre e puttana. Davanti all’ambiguità, alla fusione dei ruoli e dei volti e alla confusione cui il racconto ci costringe, la nostra mente di spettatori non può che arrendersi.

Miranda Richardson con Bradley Hall in una scena di SpiderAll’ottimo lavoro del regista e dell’autore del testo si associano gli attori: Ralph Fiennes dà vita a uno Spider devastato, mentre Miranda Richardson interpreta splendidamente un doppio ruolo caratterizzando entrambe le donne in modo così vivido che l’occhio dello spettatore deve stare attento ai dettagli fisionomici per riconoscere l’attrice sia nel ruolo della dolce madre sia in quello della sordida prostituta. Gabriel Byrne, dal canto suo, offre una prova di grande equilibrio nel rappresentare il padre. Con Spider David Cronenberg ci regala un racconto che si attacca addosso come i fili di una ragnatela e ci avviluppa senza darci possibilità di uscita. Come sempre il regista canadese realizza un film potente, disturbante e complesso, che rimane negli occhi e nella mente ben dopo la fine dei titoli di coda.


La locandina di SpiderTitolo: Spider (Id.)
Regia: David Cronenberg
Sceneggiatura: Patrick McGrath
Fotografia: Peter Suschitzky
Interpreti: Ralph Fiennes, Miranda Richardson, Gabriel Byrne, Lynn Redgrave, John Neville, Bradley Hall, Gary Reineke, Philip Craig, Cliff Sauders, Tara Ellis, Sara Stockbridge, Arthur Whybrow, Nicola Duffett, Jake Nightingale, Alison Egan, Donald Ewer, Rachel Taggart
Nazionalità: Regno Unito, 2002
Durata: 1h. 38′


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