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"Steve Jobs" di Danny Boyle

21 gennaio 2016 Recensioni 7 Commenti
Steve Jobs

Universal, 21 Gennaio 2016 – Sublime

In tre momenti tra loro distanti anni, Steve Jobs si prepara alla presentazione di un prodotto decisivo per Apple e per la sua carriera. In ognuna di queste occasioni, Jobs è costretto suo malgrado a confrontarsi sempre con le stesse persone, quelle che hanno accompagnato la sua vita professionale e privata…


Una scena di Steve JobsNon stupisce affatto che questo nuovo film ispirato alla vita dell’uomo eletto a simbolo di Apple si sia rivelato un grosso fallimento al botteghino statunitense, tanto sembra fatto per scontentare un po’ tutti. Sostenitori e detrattori del personaggio, troveranno molto su cui riflettere e poco di confortante per le loro posizioni, in una cornice impegnativa e che rifiuta fin quasi alla fine le strade dell’elegia e della critica. Dopo la visione di questo curioso e atteso oggetto, appare chiaro come il racconto migliore dell’uomo rimanga ancora quello de I pirati di Silicon Valley. In questo film di Boyle (e Sorkin) abbiamo però il trionfo dello spettacolo cinematografico (e teatrale) costruito intorno all’icona. E che spettacolo.

Michael Fassbender in Steve JobsSteve Jobs si compone di tre atti unici ambientati nel 1984, 1988 e 1998, ciascuno svolto in perfetta unità di azione, spazio e soprattutto tempo, quella quarantina di minuti che precedono la presentazione di un diverso computer. Un quarantina di minuti in cui ogni volta succede di tutto, e il personaggio Steve Jobs dello specifico periodo è chiamato a confrontarsi con la sua storica assistente Joanna Hoffman, il partner degli inizi Steve Wozniak, la figura paterna e nemica John Sculley, il sottomesso Andy Hertzfeld e la figlia Lisa. Tutte apparizioni che qui vengono posizionate alla perfezione a mostrare diversi lati del protagonista (uomo, capo, padre, figlio), per scomporre e ricomporre un quadro che riesce comunque a farsi completo nonostante i tanti punti di vista.

Michael Stuhlbarg, Michael Fassbender e Kate Winslet in una scena di Steve JobsDanny Boyle in cabina di regia realizza uno dei film più apprezzabili della sua carriera, limitandosi a dirigere con un minimo di eleganza il traffico delle battute e degli interpreti. Il magnifico copione alla base del film, la quintessenza dello stile di Sorkin, tra ironia e citazioni pop, tecnicismi e sentimenti, corre a una velocità vertiginosa da un problema tecnico a un’incomprensione tra padre e figlia senza mai perdere la strada, risultando più reale del vero. Michael Fassbender fa dimenticare la scarsa somiglianza fisica, resiste alla trasformazione del trucco e regala una delle migliori prove di un’ottima carriera. Magicamente, gli altri attori reggono il confronto, nessuno escluso.

Controverso come (non) biografia, poco originale dal punto di vista dei contenuti, verboso al limite dell’insostenibile: nonostante sia tutto questo, Steve Jobs è senza dubbio il migliore risultato artistico che si potesse ottenere da una figura che dimostrava lei stessa gli stessi pregi e difetti di questo film.


La locandina di Steve JobsTitolo: Steve Jobs (Id.)
Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: Aaron Sorkin
Fotografia: Alwin H. Küchler
Interpreti: Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg, Katherine Waterston, Perla Haney-Jardine, Ripley Sobo, Makenzie Moss, Sarah Snook, John Ortiz, Adam Shapiro, John Steen, Stan Roth, Mihran Slougian
Nazionalità: USA, 2015
Durata: 2h. 02′


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Attualmente ci sono 7 commenti a questo articolo:

  1. Skreepers ha detto:

    Il film è anche bellino, per carità. Ma io vorrei vedere un film che parla delle cose che hanno reso Steve Jobs famoso: le sue creazioni tecnologiche! Non me ne frega niente della figlia non riconosciuta, dei suoi problemi esistenziali, del licenziamento da Apple e la successiva ribalta, rivalità con Microsoft (Bill Gates) ecc.
    Vorrei che si parlasse della sua visione perfezionista e personalissima durante la creazione dell’iPod, dell’iPhone e dell’iPad che hanno rivoluzionato il mercato informatico, nonché il patto commerciale con l’industria della musica (l’ascesa di iTunes).

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Queste però sono cose che sono state raccontate spesso in altri media (spesso in maniera agiografica, ma comunque…), per cui al cinema c’è l’impressione di dover trovare un punti di vista diverso per non sembrare un film che dice qualcosa di già detto. Che poi questo sia vero o meno non ha importanza. In ogni caso ha ragione Enrico nella recensione, quando fa riferimento a “I pirati di Silivon Valley”: ci vorrebbe un film così incentrato su Jobs invece che su Gates (al di là che pure per Jobs quel film è molto interessante).

  3. Fabrizio Degni ha detto:

    Visto e… non mi ha lasciato nulla. E’ stato interessante affrontare la sua vita con questo originale espediente dei momenti topici (o dei tali presunti da regista/sceneggiatore) ma a mio avviso nel cercare di fondere sia parte geniale/lavorativa che quella intima/familiare, non hanno smosso empatia ne’ con l’una ne’ con l’altra.
    Ho avuto una visione molto distaccata, sembrava quasi un documentario piu’ che un film (alla fine… tale e’), con queste clip che proprio quando magari si potrebbe vedere successo o abbisso, passano alla riproduzione successiva.
    Boh… io darei un’insufficienza, forse sarebbe il caso lo vedessi in lingua originale, ma nella versione italiana, ripeto, mi ha lasciato zero (ma e’ vero che l’idea dell’ipod e’ nata proprio per far portare alla figlia qualcosa di leggero con cui ascoltare la musica?.

  4. Enrico Sacchi ha detto:

    Ciao Fabrizio, io l’ho visto in lingua originale e credo che nell’adattamento italiano vadano persi alcuni giochi di parole che i personaggi si rimbalzano contro l’uno con l’altro. Il film è comunque molto netto e convinto in quello che vuole essere, per cui dubito che una seconda visione ti possa far cambiare idea.
    Per quanto riguarda il discorso dell’iPod , non ho verificato ma mi sembra una cosa costruita in sceneggiatura, per chiudure il racconto del rapporto con la figlia e contemporaneamente strizzare l’occhio al futuro che sarebbe venuto dopo il 1998, per l’appunto l’iPod. Può darsi che lo stesso Jobs da vivo avesse raccontato la nascita dell’iPod in quel modo per venderla meglio e gli autori abbiano inserito la cosa nel film.

  5. Fabrizio ha detto:

    Secondo me questo è, cinematograficamente parlando, un capolavoro. Non mi sorprende non abbia riscosso successo.

    Favoloso nei dettagli, nella sceneggiatura, nel ritmo, nella gestione dei momenti topici, nel fondere ed esporre le tematiche.

    Grandissimo cinema.
    E ottima recensione

  6. Nuccio Quattrone ha detto:

    Sono pienamente d’accordo con Fabrizio (2) mi è piaciuto molto lo stile di Boyle nel raccontare le vicende di Steve Jobs che, dalla data della sua morte, ci hanno propinato in tutte le salse. Non mi è interessato se le vicende narrate , sono effettivamente quelle vissute dal protagonista, ho voluto guardare un film, quindi cinema e quello che ho visto (SU Sky sul mio divano di casa in HD su uno schermo di 50 pollici da solo) è stato grande cinema.

  7. Marco ha detto:

    Le grandiose prestazioni attoriali non sono servite a non farmi annoiare.
    A parer mio noioso.
    E dire che Sorkin l’ho apprezzai sia con “The Social Network” che con “L’Arte Di Vincere”. Ma lì era solida anche la regia; qui Boyle non si avverte minimamente. Invisibile.
    Se ogni capitolo lo avesse girato tutto in piano-sequenza allora si che sarebbe stato uno con le palle (“Birdman” docet).

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