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"The Fan" di Tony Scott

13 luglio 2003 Recensioni 3 Commenti
The Fan

Cecchi Gori, 4 Ottobre 1996 – Sciupato

Per Gil Renard i San Francisco Giants sono un Credo assoluto. Il tifo incondizionato è la cosa che ne tiene ancora vivi i sogni, e il sogno più grande è l’ultimo acquisto dei Giants. Ma quando arriva a capire che il suo mito non è l’ideale di persona che aveva immaginato, si accorge di non poter sopportare la delusione…


Robert De Niro in The FanLe premesse che avvicinano lo spettatore alla visione di The Fan – Il Mito, non c’è che dire, sono davvero appetitose, ed è un peccato che finiscano con l’essere tristemente disattese mano a mano che la trama del film si dipana. La presenza del mito (lui sì) Robert De Niro, nuovamente impegnato a dar vita ad un personaggio multidimensionale, mentalmente quanto intimamente tormentato, è un fatto che non può certamente lasciare indifferente non solo la considerevole folla di estimatori dell’ex Taxi Driver, ma anche la massa di occasionali e svogliati frequentatori di sale cinematografiche.

Wesley Snipes in The FanIl soggetto è di quelli intriganti: il binomio atleta-tifoso avvolto in un’atmosfera misteriosa, da thriller, ed inserito in un contesto affascinante ma al tempo stesso insidioso e multiforme come quello dello sport professionistico americano, non può non esercitare un richiamo piuttosto forte nei riguardi del pubblico. E l’effetto continua anche una volta che il film ha avuto inizio: la filastrocca recitata da De Niro/Renard mentre sullo schermo si susseguono immagini di vita vissuta del protagonista sotto forma di fotografie in bianco e nero, bisogna ammetterlo, fa venire i brividi, e non fa che accrescere fatalmente le aspettative per ciò che verrà successivamente. Sfortunatamente, la buona impalcatura di partenza crolla alla distanza, lasciando spazio al rammarico per un film efficace in apertura, che per la prima mezz’ora si regge in piedi piuttosto bene, ma che nel suo sviluppo finisce con il guastarsi, degenerando nella seconda parte e trovando poi conclusione in un finale insensato e forzato oltre misura.

Una scena di The FanLa sceneggiatura (tratta dal romanzo di Peter Abrahams) ci introduce soltanto parzialmente al mondo dei personaggi, non addentrandovisi a dovere quando i risvolti della trama lo richiederebbero e finendo con l’orientarsi su dei percorsi narrativi troppo sbrigativi e superficiali, specie dal momento in cui il lato aggressivo e violento di Gil comincia ad emergere. Se la figura della star del baseball Bobby Rayburn interpretato da Snipes pare funzionare così come ci viene presentata e tutto sommato non avrebbe necessitato di uno studio più articolato, quella del tifoso paranoico Gil Renard avrebbe dovuto essere definita nella sua maggiore complessità, mediante un crescendo narrativo più graduale e “profondo”, che fosse tale da permetterci di percepire effettivamente i diversi passaggi emotivi attraverso i quali un individuo frustrato dalla vita arriva a non controllare più la propria indole aggressiva, sino a perdere totalmente il senno. Nel film questi passaggi sono bruschi e illustrati superficialmente, e alla lunga Gil finisce con l’apparire come un “pazzo” qualunque.

Robert De Niro e Wesley Snipes in The FanQuanto al finale: la scelta di indirizzare la vicenda verso una risoluzione come quella mostrataci non può risultare condivisibile, tutt’altro; al di là del fatto che la situazione proposta sia estrema e alquanto improbabile, un epilogo in cui la componente spettacolare dell’azione avesse lasciato spazio ad una soluzione più introspettiva avrebbe sicuramente accresciuto lo spessore qualitativo della pellicola. Che poi un film diretto da Tony Scott (Top Gun, Allarme Rosso) potesse adagiarsi su sviluppi poco analitici era abbastanza prevedibile considerando quelle che sono le tendenze registiche del cineasta, fratello del più celebre Ridley. Qui pare proprio che Scott, probabilmente disorientato dalla debolezza dello script, abbia deciso di dedicarsi più che altro alla costruzione di scene dotate di buon impatto visivo, cosa che effettivamente gli è riuscita in più di un’occasione, grazie anche al buon lavoro del direttore della fotografia Dariusz Wolski.

Possiamo quindi concludere che The Fan è un film che suscita delusione soprattutto per come sono state malamente sfruttate le potenzialità del soggetto e del materiale a disposizione, compreso quello umano: il duo De Niro-Snipes aveva tutta l’aria di essere quello adatto per tentare qualcosa di meglio. Peccato.


La locandina statunitense di The FanTitolo: The Fan – Il mito (The Fan)
Regia: Tony Scott
Sceneggiatura: Phoef Sutton
Fotografia: Dariusz Wolski
Interpreti: Robert De Niro, Wesley Snipes, Ellen Barkin, John Leguizamo, Benicio Del Toro, Patti D’Arbanville, Chris Mulkey, Andrew J. Ferchland, Brandon Hammond, Charles Hallahan, Dan Butler, Kurt Fuller, Aaron Neville
Nazionalità: USA, 1996
Durata: 1h. 56′


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Attualmente ci sono 3 commenti a questo articolo:

  1. Riccardo ha detto:

    Concordo con il frame che paragona Gil Renard a Trevis Bickle, però almeno questo film andava indicato con il semaforo giallo.
    insomma non è un brutto film, ma non è nemmeno eccezionale. come al solito de niro è superbo, ma comunque lo trovo un film non da buttare via totalmente e più di una volta Scott dimostra di avere un buon talento visivo. Certo che però nelle mani di Ridley poteva uscire meglio, ma comunque non è gravissimo a parere mio,

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Mah, io personalmente l’ho abbastanza odiato. E quando non l’ho odiato l’ho snobbato. Scott ha sicuramente talento visivo, ma è troppo “di plastica”, troppo finto. Questo perché cura sì la fotografia ma non si preoccupa se sia funzionale o meno.

    Scusa, una curiosità: perché hai scritto “concorco con il frame che paragona Gil Renard a Trevis Bickle”? Cioé, perché hai usato il termine “frame”?

  3. Fabrizio ha detto:

    Questo film è uno dei miei guilty pleasure. Eppure gli ho dato il rosso, anche se a mio parere un giallo ci poteva, forse, anche stare. E’ che proprio qui c’era del materiale da gran film, quindi alla fine risulta deludente.
    Avrei voluto vederlo girato da Scorsese o Eastwood, per dirne due non proprio a caso.

    Però… questo film propone 3-4 gran cose.
    L’incipit con la poesia recitata da De Niro.
    La scena dell’omicidio nella sauna, anche se secondo me è un pò rovinata dall’accompagnamento sonoro verso la fine.
    Il momento di commemorazione prima di una partita sulle note di Santana.
    De Niro in sè (introdotto alla grande con la sequenza in cui va a proporre i suoi coltelli e si rasa i peli di braccia e gambe lì sul posto per provarne l’efficacia: “di questo passo mi toccherà rasarmi i peli del culo”).

    Alberto ha ragione, come tutti i film di Scott è di plastica, troppo poco introspettivo, e sono d’accordo anche sul commento alla fotografia, che comunque esalta le immagini ed ha un bell’impatto ma che in alcuni frangenti non è ciò che servirebbe al film.

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