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"Yves Saint Laurent" di Jalil Lespert

27 marzo 2014 Recensioni 0 Commenti
Yves Saint Laurent

Lucky Red, 27 Marzo 2014 – Biografico

Nella metà degli anni Cinquanta, a Parigi, il ventenne Yves Saint Laurent diventa direttore artistico della casa di moda fondata da Christian Dior. Caricato dall’eredità del defunto stilista, Saint Laurent dovrà crearsi a propria volta un nome e contemporaneamente combattere contro i suoi problemi esistenziali…


Una scena di Yves Saint LaurentNarrando la vita di Yves Saint Laurent, almeno per il ventennio che culmina nella metà degli anni Settanta, il film mostra come spesso la genialità della quale una persona viene dotata sia controbilanciata da un prezzo da pagare. Nel caso del giovane stilista francese il suo talento fuori dal comune, la sua carriera decollata precocemente e il successo ottenuto sono stati controbilanciati da una personalità molto fragile peggiorata da problematiche depressive.

Pierre Niney in Yves Saint LaurentÈ proprio sulla personalità e sulla vita privata dello stilista che il film pone maggiormente l’accento, intrecciandole comunque in modo saldo con le principali tappe evolutive della sua carriera. Anzi: vita privata e carriera sono narrate in modo parallelo, nonostante l’una sia stata in un certo senso inversamente proporzionale all’altra. In tal modo ne è nato un film biografico, dalla tecnica registica lineare che si concede un unico guizzo nelle immagini sia di apertura sia di chiusura, tra loro circolari e speculari al contempo. Nella prima immagine Saint Laurent viene mostrato ragazzo, seduto alla finestra in un momento creativo, e sempre allo stesso modo viene mostrato, ormai anziano, nella seconda.

Pierre Niney e Nikolai Kinski in Yves Saint LaurentProbabilmente non è stato necessario caricare un film per forza di cose di per sé già denso di immagini estetiche. Infatti gli ambienti, dalle abitazioni agli alberghi ai luoghi di lavoro, sono tutti quanti lussuosi se non edulcorati. Tuttavia non per questo la narrazione si fa agiografica, perché se da un lato non risparmia le sofferenze esistenziali dello stilista, dall’altro non omette di narrare la vita volutamente sregolata, al limite forse dell’autolesionismo. Lo stesso trattamento viene riservato alla relazione di tutta una vita con il suo compagno, anche di lavoro, Pierre Bergé, nella quale entrambi vengono mostrati nelle loro luci e ombre come individui e come coppia.

Pierre Niney e Charlotte Le Bon in Yves Saint LaurentParigi stessa è mostrata nelle sue luci e ombre, perché dagli ambienti dorati si passa ai locali trasgressivi, senza omettere gli ospedali che più di una volta hanno cercato di sanare le crisi dello stilista, e nemmeno omettendo i meandri esterni più ambigui. È anche con i tormenti della sua omosessualità, dalla quale in fondo non era libero nemmeno quando poteva viverla liberamente, che Saint Laurent ha pagato il talento di cui è stato dotato.

Pierre Niney e Guillaume Gallienne in Yves Saint LaurentLa narrazione filmica, per quanto sia molto concentrata sulla sua vita privata nelle varie forme, non penalizza però quella della sua carriera. Infatti, nel film emergono chiaramente le difficoltà degli inizi dovuti alla necessità di svincolarsi da un talento acerbo per consacrarne uno personale, così come emergono le innovazioni del suo operato artistico. Si tratta peraltro delle premesse e delle motivazioni alla base della volontà del regista di realizzare un film su questa figura importante nella storia, tra le più recenti, della moda.


La locandina di Yves Saint LaurentTitolo: Yves Saint Laurent (Id.)
Regia: Jallil Lespert
Sceneggiatura: Marie-Pierre Huster, Jalil Lespert, Jacques Fieschi
Fotografia: Thomas Hardmeier
Interpreti: Pierre Niney, Guillaume Gallienne, Charlotte Le Bon, Laura Smet, Marie de Villepin, Nikolai Kinski, Ruben Alves, Astrid Whettnall, Marianne Basler, Adeline D’Hermy, Alexandre Steiger, Xavier Lafitte
Nazionalità: Francia, 2014
Durata: 1h. 40′


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