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"Un marito ideale" di Oliver Parker

9 novembre 2008 Recensioni 0 Commenti
Un marito ideale

Medusa, 11 Febbraio 2000 – Frizzante

Sir Chiltern è felicemente sposato, ha una brillante carriera politica e, non da ultimo, è molto ricco. Il suo fraterno amico, Lord Arthur Guring né è l’opposto, vivendo da scapolo impenitente e nullafacente. Ma l’arrivo della machiavellica Mrs. Cheveley getta scompiglio nelle loro vite e nei loro progetti…


Minnie Driver e Cate Blanchett in Un marito idealeL’operazione effettuata dal regista Oliver Parker di trasferire sul grande schermo l’omonima pièce di Oscar Wilde può dirsi felicemente riuscita. Pur non essendo un film eccessivamente brioso e ritmato, Un marito ideale risulta nel complesso – specialmente nella seconda parte – comunque frizzante e a tratti spiritoso.

Cate Blanchett e Jeremy Northam in Un marito idealeFacilitato dalla perfetta costruzione drammaturgica con la quale Wilde strutturava le sue opere, Parker ha saputo comunque scegliere un cast perfetto, con attori adatti al loro ruolo e ben calati in una parte che in questo modo riescono a far risaltare. Se si nutre qualche iniziale riserva nei confronti di Minnie Driver nel ruolo di colei che conquisterà l’irraggiungibile dandy Lord Arthur, si avrà poi modo di ricredersi apprezzando la sua interpretazione. Inoltre, se anche gli attori che ricoprono ruoli minori – quali il macchiettistico ma efficace maggiordomo ed il pedante padre di Lord Arthur – sono altrettanto felicemente indovinati, Rupert Everett appare sempre perfetto nel ruolo del raisonneur wildiano.

Cate Blanchett, Minnie Driver e Rupert Everett in Un marito idealeScene e costumi sontuosi contribuiscono certamente a catturare l’attenzione dello spettatore, ma da soli non sono sufficienti a mantenerla se non sono supportati da una buona regia, che sia anche in grado di valorizzare l’originario copione teatrale. Quest’ultimo – apparentemente frivolo e leggero – rivela invece un sottotesto interessante e, in certi pur fugaci momenti, anche dolente. Infatti, i nuclei tematici che emergono mentre il film procede risultano essere più di quanto ci si potrebbe inizialmente aspettare: l’ipocrisia della società vittoriana; il dissidio tra ambizione e coscienza; il dissidio tra sentimento e ragione; l’inconciliabilità tra realtà e idealizzazione; l’amore coniugale; l’opposta repulsione verso il matrimonio; l’amicizia e perfino qualche consiglio su come le donne non debbano idealizzare un uomo – specie se si tratta del loro marito – per non incorrere in inevitabili delusioni. D’altro canto, uno dei messaggi che emergono chiaramente dalla pièce è appunto che tutti gli esseri umani possono commettere errori, perché nessuno è perfetto: inutile quindi aspettarsi di trovare uomini irreprensibili, perché la delusione è praticamente assicurata.

Julianne Moore in Un marito idealeI protagonisti del film, dal canto loro, subiscono delle trasformazioni. L’unica a restare immutata nella propria natura disonesta è Mrs. Cheveley. Nel corso della vicenda, infatti, Sir Chiltern riscoprirà la purezza degli antichi ideali dopo averli sconfessati in passato; Lady Chiltern si scoprirà invece – in quanto, appunto, essere umano come tutti – in grado di commettere errori e colpe al pari di chiunque altro; infine, Lord Arthur scoprirà di possedere – forse – un cuore e Miss Mable scoprirà a sua volta di poterlo ricambiare, non senza un colpo di scena nel finale. Insomma, anche senza un effetto altamente catartico – perché di tragedia proprio non si tratta – i personaggi subiscono una trasformazione, attraversando una serie di problematiche che mettono, seppur temporaneamente, in crisi il loro mondo indiscusso e dorato.

Rupert Everett in Un marito idealeSi può affermare che, eccetto il primo nucleo tematico, tutti gli altri temi sono ancora attuali, compresi i mezzi illeciti per fare carriera e per soddisfare la propria ambizione. Inoltre, gli aforismi di Wilde sprigionano sempre il loro effetto spiazzante ed irriverente. Ma Parker decide di fare di più. Intanto, attraverso il montaggio riesce a creare un gioco di sguardi e di rimandi nella scena in cui i cinque protagonisti sono a teatro; ciò a cui stanno assistendo non è uno spettacolo qualunque, bensì – come si apprende da una battuta – la rappresentazione de L’importanza di chiamarsi Ernesto, naturalmente scritta da Wilde. Alla fine della messinscena, Wilde stesso esce brevemente – ma chiaramente – per commentare l’esito della rappresentazione. Più avanti, Parker farà un’altra citazione del genere, ovvero quando in un’inquadratura apparirà un invito – destinato a Lord Arthur – per una mostra alla Grosvenor Gallery, menzionata ne Il ritratto di Dorian Gray.

Se la prima parte del film risulta forse un po’ lenta, la seconda è senz’altro più frizzante; questo succede inevitabilmente grazie alla commedia degli equivoci abilmente innescata e al conseguente gioco delle coppie che ne deriva, ma anche grazie alla brillante prova di attori che gli interpreti offrono. Finché ogni nodo viene sciolto ed ogni segreto rivelato in un abile disegno geometrico, che prima contrappone le due coppie e poi le riunisce nel movimentato finale.


La locandina di Un marito idealeTitolo: Un marito ideale (An Ideal Husband)
Regia: Oliver Parker
Sceneggiatura: Oliver Parker
Fotografia: David Johnson
Interpreti: Cate Blanchett, Minnie Driver, Rupert Everett, Julianne Moore, Jeremy Northam, John Wood, Peter Vaughan, Ben Pullen, Marsha Fitzalan, Lindsay Duncan, Nickolas Grace, Neville Phillips, Simon Russell Beale, Anna Patrick
Nazionalità: Regno Unito – USA, 1999
Durata: 1h. 37′


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