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"Black Book" di Paul Verhoeven

1 settembre 2006 Recensioni 0 Commenti
Black Book

DNC, 2 Febbraio 2007 – Angolare

Estate del 1944. Rachel Steinn è una cantante ebrea che cerca di raggiungere il Belgio per sfuggire al regime nazista. Non ci riesce, ma sopravvive ad un’imboscata e si unisce alle Resistenza, che la manda a lavorare come segretaria di un temuto ufficiale tedesco…


«Non avrei mai pensato di dover temere la liberazione», si dice nel nuovo film di Paul Verhoeven. Già, perché non solo di occupazione nazista si parla, ma più in generale dell’ampio spettro di comportamenti umani come reazione agli orrori della guerra.

Carice van Houten in una scena di Black BookIl regista di Basic instinct e Atto di forza lascia gli States e torna nella natia Olanda. Si ispira a fatti realmente accaduti per illustrare il cammino di una ragazza olandese attraverso le persecuzioni ebree, le fughe, gli incontri con la resistenza e con i soldati del Reich. Lo fa, Verhoeven, in maniera molto dinamica, con tecniche ed espedienti da thriller-spionaggio, doppi e tripli giochi e una sana dose di pathos. Un attivismo cinetico molto diverso dalle ultime opere sul tema (Il Pianista di Polanski, che non può far altro che scivolare attonito per un mondo distrutto), utile ad allargare e coinvolgere l’audience ma anche a servire il proposito della storia, che non è il consueto ritratto morale del periodo.

Carice van Houten in Black BookPellicola accolta in modo controverso e ottima per far discutere, Black Book presta il fianco a due diffidenze preconcette: in primis, per l’appunto, non è buona cosa fare dell’Olocausto il background di una prosaica storia d’azione e di tensione; altrettanto, sarebbe da revisionisti un po’ sfacciati intrecciare delle storie in cui i tradimenti, le difficoltà e le ambiguità sono un po’ di tutti, senza distinzioni di bandiera.
Ebbene, a chi si straccia le vesti, intimando a Verhoeven di tacere e inginocchiarsi nell’angolino a riguardare i classici, bisognerebbe chiedere perché non si può vivere la memoria storica anche con film non gravi e pensosi. Se non manca il rispetto, tali preconcetti appaiono inconsistenti. Per di più, non sembra qualunquismo quello di Verhoeven, che stabilisce una sicura cifra narrativa e la porta fino in fondo. L’opportunismo e l’abbandono di qualsiasi schieramento morale in favore dell’istinto di conservazione sono componenti de facto della storia di quei giorni.

Sebastian Koch e Carice van Houten in Black BookNon si offende di certo la memoria partigiana scrivendo delle figure più individualiste, e anzi la si ricorda maggiormente: lo spettatore ha di fronte i destini dei personaggi e quest’eredità induce ad una riflessione serena che può rinfrescare, magari, le credenze personali (quelle collettive sono preservate ad un livello più elevato, per fortuna). Tutto ciò sta anche al buon senso e alla coscienza dello spettatore, com’è ovvio. Ma è confortante partire dal presupposto che entrambi siano almeno ad un livello accettabile.

Carice van Houten e Thom Hoffman in Black BookAccettabile anche il compromesso di Verhoeven, che lascia Hollywood e una serie di pellicole non di gran fortuna (carriera ventennale la sua, ma con parecchi vertici bassi) eppur mantiene uno stile di regia tutto sommato pacato, considerando le aspettative. Resistono alcune cadute di stile, tra cui una cornice al flashback un po’ tirata via nelle sue allusioni, che però non inficiano la resa narrativa. Il film ha un buon ritmo e la sceneggiatura (culmine di un progetto che è stato lasciato e ripreso numerose volte in una lavorazione quanto mai laboriosa nel corso degli anni) lascia in alcuni personaggi un’intrigante traccia di ambiguità.


La locandina di Black BookTitolo: Black Book (Zwartboek)
Regia: Paul Verhoeven
Sceneggiatura: Gerard Soeteman, Paul Verhoeven
Fotografia: Karl Walter Lindenlaub
Interpreti: Carice van Houten, Sebastian Koch, Thom Hoffman, Halina Reijn, Waldemar Kobus, Günther Franken, Derek de Lint, hristian Berkel, Dolf de Vries, Peter Blok, Michiel Huisman, Ronald Armbrust, Frank Lammers, Matthias Schoenaerts
Nazionalità: Olanda – Regno Unito – Germania, 2006
Durata: 2h. 15′


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