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centochiodi di Ermanno Olmi

23 marzo 2007 Recensioni 2 Commenti
centochiodi

Mikado, 30 Marzo 2007 – Senile

Un professore di filosofia delle religioni, disgustato e deluso dall’arroganza del sapere e dalla sua vita materiale, va sulle rive del Po, abita una baracca lasciata in disuso, conosce gli abitanti del luogo e “rinasce” all’insegna di una vita sincera rurale, finché le istituzioni non cominciano a cercarlo…


Una scena di centochiodiNon è automatico che la vecchiaia sia sinonimo di perdita di lucidità, di affievolimento delle capacità intellettive ed intuitive, anzi molto spesso l’esperienza e la calma connesse all’età aiutano ad affinare sguardo e pensiero. Nel cinema gli esempi non sono pochi, basti pensare a Luis Buñuel, o nel cinema contemporaneo Clint Eastwood. Ed anche Ermanno Olmi può rientrare tra questi grandi maestri che l’età non scalfisce, e chi ha visto i suoi penultimi gioielli (Il mestiere delle armi e Cantando dietro i paraventi) non può non concordare. Per questo non si spiega, e fa ancora più male, il tonfo che l’autore bergamasco fa con questo suo nuovo film, a quanto pare l’ultimo di finzione della sua carriera, una favoletta didascalica e pesante, rimasta indietro di molti, troppi anni, sia come visione del cinema, sia come visione del mondo.

Raz Degan con Luna Bendandi in centochiodiPartendo da questa folgorante idea visiva e concettuale (l’incipit ricorda una specie de Il codice Da Vinci in minore), Olmi – autore anche della sceneggiatura – finisce per perdersi nell’ambizione di affrontare temi altissimi e profondi con le armi della saggezza popolare, accontentandosi di un bozzetto rurale molto banalizzato, fermo all’epoca di Peppone e Don Camillo, che oscilla continuamente tra commedia di (stra)paese, micidiale apologo antimodernista e parabola cristologica e, ad un tempo, anti-cattolica. Non riuscendo mai a prendere una decisione.

Raz Degan in centochiodiSe già di partenza la morale di base è stantia e sostanzialmente fasulla, la messa in scena ne esaspera le debolezze, le forzature, le incertezze, persa in begli scorci fotografici (il film migliora notevolmente quando non si parla, merito anche della fotografia di Fabio Olmi) ed incapace di andare al di là di un semplicismo che non è semplicità, di un’essenzialità che, per eccesso di ambizioni, diventa presto noia e, ci spiace dirlo, bruttezza. Per non dire della mancanza di spessore con cui si cercano di affrontare temi enormi come l’esistenza di Dio e la dannosità delle religioni, o l’uomo ed il rapporto con lo spirito, riducendoli a frasi ad effetto (peraltro ottenendo un effetto opposto), sentenze da catechismo giovanile, dialoghi talmente pervasi di enfasi a buon mercato da superare presto la soglia del ridicolo, come nell’agghiacciante discorso del professore ai nuovi amici, durante la sua cattura.

Raz Degan con il regista Ermanno Olmi sul set di centochiodiE’ imbarazzante il modo in cui Olmi cerca di rendere un bellimbusto nient’affatto saggio («Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico» ne è solo il culmine) una sorta di nuovo Gesù laico che fa cose inutili e vuote, incapace di mostrare emozione ed umanità, anche perché, nel bozzetto arcaico costruito dal regista non se ne trova poi molta. Ci fa male pensare che tutta la forza, il vigore e la passione intellettuale del regista siano spente, e dovendo fare un paragone centochiodi è più vicino al Padre Pio a cartoni animati che a In memoria di me di Saverio Costanzo. E non può bastare la scusa di aver scelto un anti-attore come Raz Degan, circondato da non professionisti di certo più espressivi, per giustificare il crollo del film: Olmi, per dare l’addio al cinema comunemente inteso, ha fatto un film sbagliato nelle intenzioni e brutto nei fatti, in cui ha tradito la finezza e la profondità magnetica del suo cinema in favore di una ridicola semplicità che ha perso ogni contatto col mondo e con la realtà. Semplicemente questo. Purtroppo.


La locandina di centochiodiTitolo: centochiodi
Regia: Ermanno Olmi
Sceneggiatura: Ermanno Olmi
Fotografia: Fabio Olmi
Interpreti: Raz Degan, Luna Bendandi, Amina Syed, Michele Zattara, Damiano Scaini, Franco Andreani, Andrea Lanfredi, Carlo Faroni, Luigi Galvani, Enrico Molinari, Giuseppe Pivanti, Giovanni Ponti, Pino Ponti, Gino Rizzati
Nazionalità: Italia, 2006
Durata: 1h. 32′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. GIANCARLO ha detto:

    è DA 10 MINUTI CHE LEGGO I COMMENTI DI UN FILM (CENTO CHIODI)CHE RITENGO UN CAPOLAVORO,NON HO TROVATO QUEL CHE SAPIENTEMENTE HA SCRITTO MONS.RAVASI…PECCATO!

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Non so cos’abbia scritto Ravasi, ma non capisco perché cercare le parole di una persona in quelle degli altri.

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