"Il codice Da Vinci" di Ron Howard
Sony, 19 Maggio 2006 – Deludente
Lo studioso di simbolismi religiosi Robert Langdon indaga sull’assassino di un custode del Louvre, che potrebbe svelare il più grande occultamento della Storia. Dietro l’omicidio è infatti racchiusa la soluzione all’enigma sull’esistenza di Gesù Cristo, una rivelazione che Leonardo avrebbe nascosto nelle sue opere…
Alla faccia delle stroncature della critica al Festival di Cannes, delle dispute teologiche, dei roghi annunciati e delle suore in preghiera davanti alle sale cinematografiche, Il codice Da Vinci ha esordito negli Stati Uniti con la cifra record di 77 milioni di dollari nel solo primo week-end ed anche qui da noi le cifre sono da assoluto record: 2 milioni di euro incassati nel primo giorno di programmazione e ben 9 milioni complessivi per il primo week-end. Il pubblico unicamente cinematografico e quello dei lettori difensori a oltranza dell’omonimo best seller di Dan Brown è stato letteralmente divorato dalla curiosità, soprattutto dopo i tormentoni ecclesiastici che hanno gridato allo scandalo e consigliato ai fedeli di disertare le sale. Il risultato ottenuto è stato ovviamente opposto, la cassa di risonanza si è amplificata come anche l’attesa dell’evento con anteprime esclusive e proiezioni affollatissime in tutti i cinema d’Italia. C’è da scommettere, inoltre, sul fatto che gli incassi non si fermeranno qui e che tra qualche mese saremo ancora qui a parlare di questo film.
Dopo il grande successo di A Beautiful Mind e Cinderella Man non potevano che riunirsi di nuovo, i tre fuoriclasse del blockbuster hollywoodiano: il regista Premio Oscar Ron Howard, il produttore Brian Grazer ed lo sceneggiatore Akiva Goldsman, chiamati forse per la prima volta nelle loro carriere ad un compito difficilissimo, quello di adattare sullo schermo uno dei libri più celebri ed allo stesso tempo controversi dei nostri tempi. Gli attori scelti per l’ingrato compito sono senz’altro di grande livello, ma forse non proprio azzeccati nei ruoli principali.
Il protagonista è un poco convincente (per usare un eufemismo) Tom Hank. L’attore di Salvate il soldato Ryan e Il Miglio Verde è affiancato (mossa alquanto imprudente) da Audrey Tautou (la ricorderete splendida ne Il favoloso mondo di Amélie), dimostratasi non solo inadeguata ma totalmente priva di carisma e vitalità. Sicuramente in mano ad un attore più espressivo e ad un’attrice più consapevole, i due personaggi avrebbero conferito al film un maggiore sentimento, quel pathos che invece ne Il codice Da Vinci è quasi totalmente assente. Un’occasione buttata all’aria, in sostanza, sia per l’unicità della storia che per il successo dell’operazione mediatica, tra processi per plagio allo scrittore Dan Brown e le proteste di chi giudica questa storia come un sacrilegio e grida allo scandalo.
Un esercizio stilistico totalmente abulico da parte di Ron Howard, che ha fatto il suo essenziale compitino di copia, taglia e incolla dal libro, tralasciando (per evitare critiche, accuse e strumentalizzazioni) tutte le parti più intriganti ed oggettivamente più appassionanti del libro. Quel che è più grave, poi, è che il tutto è stato fatto senza preoccuparsi minimamente di dare il volto e la grinta giusta ai personaggi, e soprattutto mettendo paradossalmente in scena il più atteso film dell’anno (se non del decennio) riservando i migliori attori per i ruoli minori. Silas, l’albino monaco killer che si macchia di orrendi crimini per portare a termine la missione a servizio dell’ordine religioso cui ha offerto la sua devozione assoluta interpretato da un magistrale Paul Bettany, è forse il personaggio più credibile della storia e la prova recitativa più soddisfacente agli occhi dello spettatore.
Non ci sentiamo di definire Il codice Da Vinci come un film brutto, ma di certo di molto inferiore alle aspettative. Con tutto quel che si aveva a disposizione (miliardi di dollari, un libro molto interessante e che ha venduto milioni di copie, carta bianca sulla scelta degli attori…) il risultato è davvero misero. Anche a livello visivo lo spettacolo non è dei migliori, con una scarsa qualità dell’immagine (forse colpa della pellicola o delle luci sbagliate) ed una fotografia scolastica e in alcuni punti decisamente invadente. Unica nota soddisfacente di tutto questo polpettone cinematografico, e l’unica che secondo noi rimarrà nella storia come una delle più belle mai scritte, è la colonna sonora del film, composta e realizzata (manco a dirlo) da quel mito vivente che è Hans Zimmer.
Titolo: Il codice Da Vinci (The Da Vinci Code)
Regia: Ron Howard
Sceneggiatura: Akiva Goldsman
Fotografia: Salvatore Totino
Interpreti: Tom Hanks, Audrey Tautou, Ian McKellen, Alfred Molina, Paul Bettany, Jean Reno, Jürgen Prochnow, Etienne Chicot, Jean-Pierre Marielle, Clive Carter, Seth Gabel, Marie-Françoise Audollent, David Bark-Jones
Nazionalità: USA, 2006
Durata: 2h. 32′
Film non brutto, abbastanza avvincente, si lascia guardare per gli intrecci di mistero e cose varie che fanno gola a roberto giacobbo, ma in certi punti un po’ troppo lento.
bravissimo bettany in una delle migliori interpretazioni di sempre.
un 8 per lui, sennò sarebbe un film da 7
Concordo con la recensione, anche se quando lo vidi la prima volta al cinema ne rimasi piacevolmente colpito, rivedendolo ora è solo un onesto blockbuster, con pregi e difetti (che si equivalgono a parer mio) del caso.
“Angeli e Demoni” mi piacque di più.
Veramente ottima la colonna sonora.
Film assurdamente arzigogolato, prolisso e stiracchiato, cerca di propinare agli sfortunati spettatori una storia priva di qualsiasi parvenza di credibilità.
Le critiche mosse dalla chiesa cattolica a questo film hanno finito per fargli un favore. Hanno regalato un’insperata pubblicità ad un film mediocre che, se tutti si fossero stati zitti, avrebbe fatto la fine che meritava: sarebbe stato ignorato e presto dimenticato.