"Dheepan" di Jacques Audiard
Bim, 22 Ottobre 2015 – Forte
Per fuggire alla guerra civile nello Sri Lanka un ex soldato, una giovane donna e bambina fingono di essere una famiglia, assumendo l’identità di persone morte durante il conflitto. Arrivano in Francia e chiedono asilo politico, venendo mandati in una banlieue parigina…
Con perfetto tempismo, Jacques Audiard porta in concorso al Festival di Cannes un film sugli immigrati. Lo fa con la lucidità che gli è ormai naturale e lo fa ovviamente anche per raccontare i ghetti francesi che hanno già fatto sfondo ai suoi due ultimi, splendidi, film. In Dheepan è dal punto di vista dei tre profughi che il regista parigino ci mostra l’ambiente degradato in cui le bande di spacciatori prosperano, ed è anche grazie alle loro parole e ai loro sguardi che capiamo come quella periferia francese non sia poi molto diversa dallo Sri Lanka in guerra da cui sono fuggiti.
Dheepan è un film duro e disturbante, certamente scomodo e per nulla accomodante. Lo stile asciutto di Audiard aiuta a rendere perfettamente la crudezza dell’ambiente, trovando ottima sponda nei volti dei suoi sconosciuti protagonisti e creando anche un personaggio secondario particolarmente riuscito. Certo non siamo al livello del Profeta e di Ruggine e Ossa, ma si tratta comunque di un film in grado di suscitare emozioni forti, nonostante sia più difficile immedesimarsi nei personaggi. Il finale agrodolce tutt’altro che conciliante, poi, è un tocco politico non da poco. E anche per questo, è facile che il film non piaccia a chi ha determinate idee ben radicate in testa.
Titolo: Dheepan – Una nuova vita (Dheepan)
Regia: Jacques Audiard
Sceneggiatura: Noé Debré, Thomas Bidegain, Jacques Audiard
Fotografia: Éponine Momenceau
Interpreti: Jesuthasan Antonythasan, Kalieaswari Sniriwasan, Claudine Vinasithamby, Vincent Rottiers, Marc Zinga, Frank Falise
Nazionalità: Francia, 2015
Durata: 1h. 50′
Palma meritata dunque?
Palma non rubata, ma nemmeno completamente meritata. Non c’è stato nessun film in cui siamo usciti dalla sala pensando “Palma d’oro”. Quello che ci si avvicinava di più, ma a mente fredda visto il tema, è stata “Saul fia”. Tutti gli altri lasciavano spazio a dubbi. Questo è un sicuramente buon film, ma nettamente inferiore agli ultimi due di Audiard.
Eh, del resto, se parti facendo Il profeta e Ruggine e ossa, insomma, ti condanni da solo. Comincio a pensare che sia proprio una colpa..
bello! …a suo modo mi ricorda taxi driver.
Io sono abbastanza perplesso da tutte le critiche negative che il film ha ricevuto da Cannes e in seguito. Mi pare sicuramente un buon film, seppur privo della potenza delle ultime due opere di Audiard, eppure molti critici l’hanno massacrato.
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