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Mission: Impossible - Fallout di Christopher McQuarrie

27 novembre 2018 Recensioni 6 Commenti
Mission Impossible - Fallout

20th Century Fox, 29 Agosto 2018 – Efficace

Ethan Hunt e la sua squadra devono recuperare tre nuclei di plutonio. Durante lo scambio, però, qualcosa va storto e il plutonio finisce in mano a terroristi che vogliono utilizzarlo per creare bombe atomiche. Dietro a tutto c’è un’associazione terroristica infiltrata ai più alti livelli…


Sono passati ventidue anni da quando Tom Cruise ha indossato per la prima volta i panni di Ethan Hunt. Arrivati al sesto Mission Impossible, gli autori mostrano un’incredibile fantasia nel trovare scene d’azione inedite, e non era facile visto tutto quello che è riuscito a fare Hunt in questi anni. Ogni volta le scene d’azione devono essere più complesse dell’appuntamento precedente, ogni volta il pericolo deve essere maggiore e Hunt sempre più coinvolto emotivamente. In Mission Impossible – Fallout la costruzione della storia non ha, naturalmente, bisogno di presentazione dei personaggi, per cui tutto quello che deve fare lo sceneggiatore/regista Christopher McQuarrie (che, è bene ricordarlo, è lo sceneggiatore de I soliti sospetti) è trovare il modo di tenere alta l’asticella della tensione, e ci riesce grazie anche a un cast di attori affiatatissimo.

A parte alcune necessarie scene di decompressione, Mission Impossible – Fallout è un concentrato di scene adrenaliniche in cui inseguimenti (con praticamente ogni mezzo possibile), sparatorie e lotte corpo a corpo si susseguono di continuo senza mai annoiare. Il tutto è, naturalmente, condito con i classici colpi di scena che hanno da sempre fatto parte della serie, anche se un paio non sono del tutto efficaci e per il pubblico più smaliziato sarà facile non cadere nella trappola. Se un difetto va trovato, va ricercato nella lunghissima sequenza finale che, per quanto impressionante e ottimamente girata, non riesce a raggiungere le vette di tensione di altre sequenze per un motivo molto semplice: nonostante tutto quello che può accadere, nulla ci potrà togliere la granitica certezza che Hunt riuscirà nel suo intento. La lunghezza della scena non fa altro che allentare leggermente una tensione che, invece, dovrebbe essere in costante ascesa, ma va dato atto a McQuarrie di averla risolta brillantemente.

Come noto, Tom Cruise (anche produttore) ha girato gran parte delle scene senza stunt. Se questo ha avuto senza dubbio una ricaduta positiva sugli incassi, catalizzando l’attenzione del pubblico sul film, d’altro lato ha sicuramente influito (in questo caso negativamente) sulla durata di alcune sequenze, come proprio quella finale. Per fortuna la regia e il resto del cast sono praticamente al suo servizio, per cui la ridondanza di alcune inquadrature un po’ troppo esibite non è troppo fastidiosa.

Fallout è un ottimo film d’azione che, pur senza aggiungere niente a quanto già visto (in questo o altri franchise) riesce a catturare l’attenzione dello spettatore e a tenerlo con il fiato sospeso per gran parte del tempo.


La locandinaTitolo: Mission: Impossible – Fallout (Id.)
Regia: Christopher McQuarrie
Sceneggiatura: Christopher McQuarrie
Fotografia: Rob Hardy
Interpreti: Tom Cruise, Henry Cavill, Ving Rhames, Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Sean Harris, Angela Bassett, Vanessa Kirby, Michelle Monaghan, Wes Bentley, Frederick Schmidt, Alec Baldwin, Liang Yang, Kristoffer Joner, Wolf Blitzer
Nazionalità: USA – Cina – Francia – Norvegia, 2018
Durata: 2h. 28′


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Attualmente ci sono 6 commenti a questo articolo:

  1. Fabrizio ha detto:

    Grazie per la recensione.

    Io ho trovato ottima la prima parte e decisamente più piatta la seconda.
    Il cattivo di turno non assume mai abbastanza peso e “fascino” in contrapposizione ad Hunt.
    Quello che mi ha convinto di meno è stato il lavoro sulla psicologia e il privato dei personaggi.
    Cruise ormai recita col pilota automatico, avrebbe forse bisogno di cambiare tipo di personaggio ogni tanto.

    Insomma, Mission Impossible si è evoluto ma i primi due film della serie restano ancora una volta insuperati.

  2. Francesco Binini ha detto:

    Sì, però attenzione a non cadere sotto l’effetto della nostalgia. Il primo “Mission: impossibile” è del 1996, lo stesso anno di Independence day, Fargo e Il paziente inglese. Stiamo parlando di 22 anni fa. M:I 2 è del 2000. È un po’ come dire che i Bond con Connery sono i migliori: sono cambiate talmente tante cose da allora che è quasi impossibile fare un paragone.

  3. Fabrizio ha detto:

    Sì sì, hai ragione, però secondo me è possibile fare un paragone contestualizzando i film nelle loro rispettive epoche. D’altronde i Bond con Connery sono (penso si possa essere d’accordo) migliori dei Bond con Brosnan a prescindere dalle diverse epoche in cui sono usciti.

  4. Francesco Binini ha detto:

    Sono d’accordo solo in parte perché credo ci siano una serie di considerazioni da fare: prima di tutto, ogni film è figlio della sua epoca e adatto al pubblico di quell’epoca. Rivedere oggi Goldfinger (personalmente, il Bond che preferisco dell’era Connery e forse il mio preferito in assoluto) fa un certo effetto: se ci si scrolla di dosso l’effetto nostalgia, è un film che ha un ritmo a cui non siamo più abituati, ma lo si “perdona” volentieri perché lo si percepisce come un film di “un’altra epoca” ed in effetti ha più di cinquant’anni. Goldeneye lo si percepisce come molto più vicino temporalmente, per non parlare di “La morte può attendere” che ha “solo” 16 anni, quindi probabilmente, si è più esigenti (anche inconsciamente).
    Poi, certo, da un punto di vista sentimentale posso anche essere d’accordo con te: M:I era di Brian De Palma, probabilmente all’apice della carriera, con un Tom Cruise 34enne probabilmente all’apice della carriera e sceneggiato da Koepp (probabilmente all’apice…), Fallout è di McQuarrie (bravo, ma non un regista di culto) scritto da McQuarrie (il cui apice è stato nel ’95) con un Tom Cruise 56enne.
    Ma, ripeto, sono due film diversi, fatti in modo diverso, con tecnologie diverse. Faccio davvero fatica a fare un paragone.

  5. Fabrizio ha detto:

    Sei stato molto chiaro.
    Provo ad aggiungere qualcosa. Posto che come dici tu è difficile paragonare film di epoche diverse, che molti film di 20 o 30 anni fa visti adesso sembrano meno belli perché cinematograficamente sono invecchiati e tolto il fattore della soggettività, io credo vi siano anche valori che vanno al di là dell’effetto nostalgia e che si possono ritrovare, ad esempio, anche nell’impressione che tu hai avuto all’epoca dell’uscita del film. A me i primi due M:I avevano impressionato allora più di quanto abbia fatto quest’ultimo oggi, anche perché secondo me già adesso siamo tanto abituati a questo tipo di action così girato (anche se McQuarrie è stato abile).

    Allo stesso modo, credo che The Bourne Identity e Casino Royale, benché più vecchi e meno avanzati tecnologicamente, diano ancora un paio di piste al Fallout della sutuazione. E non per via della mia nostalgia ma perché sono film (secondo me) migliori. Per quanto vecchio, Taxi Driver mi sembra sempre infinitamente migliore di qualunque suo omologo degli ultimi anni (e non credo che la sequenza finale sarebbe davvero migliorabile se girata con mezzi e concezioni moderne). I Batman di Tim Burton per me valgono ancora (e in certe cose valgono più di) quelli di Nolan. Sicuramente piaceranno ben meno ai giovani d’oggi, ma non a me che ho vissuto e apprezzato sia gli uni che gli altri.

    Poi certo, ci sono anche film che avevo amato ma che oggi mi piacciono meno in rapporto a cose più recenti. Ma forse è proprio perché queste ultime sono semplicemente migliori ai miei occhi, chissà. Un esempio è il Sesto Senso. Visto ora mi piace meno di altri film simili venuti dopo. E se è vero che questi sono esistiti anche perché certe idee le ha messe lì Shyamalan per primo, è anche probabile che alcuni autori abbiano fatto complessivamente meglio di quanto abbia fatto lui nel ’98.

  6. Francesco Binini ha detto:

    Concordo con te che anche il fattore abitudine ad un certo modo di girare conta. Ma conta anche il fattore novità: in The Bourne identity, il personaggio venne portato sullo schermo per la prima volta. Con Casinò royale si può dire più o meno la stessa cosa: fu un “reboot” della saga Bond e portò una ventata di freschezza infrangendo quasi tutte le tradizioni della saga fino a quel momento. La stessa cosa vale ovviamente per il primo M:I, Star wars, Indiana Jones e via elencando. È evidente che il capostipite ha un credito “novità” molto forte, anche perché poi le idee tendono ad esaurirsi. È meglio Una nuova speranza o Il risveglio della forza? È chiaro che Una nuova speranza è il film che si è cristallizzato nelle nostre memorie ed è il capostipite, il “canone” e qualsiasi cosa avesse fatto J.J. Abrams avremmo detto che “il primo era meglio” ma, a mio avviso, è davvero arduo fare paragoni.

    Poi, chiariamoci, non c’è niente di male a dire “preferisco il primo M:I a Fallout”, dico solo di stare attenti a non idealizzare un capostipite molto amato spesso non paragonabile (tecnologicamente e narrativamente) con qualcosa di più moderno.

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