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"My Little Eye" di Marc Evans

13 maggio 2003 Recensioni 2 Commenti
Luciana Morelli, 13 Maggio 2003: Inquietante
Uip, 9 Maggio 2003

Cinque persone e un milione di dollari per passare sei mesi in una casa, ripresi 24 ore su 24 da centinaia di telecamere, con una sola regola da rispettare: se anche uno solo di loro decidesse per qualsiasi motivo di abbandonare la casa, verrebbe decretata la fine del gioco anche per tutti gli altri…


Cinque persone e un milione di dollari per passare sei mesi in una casa, ripresi 24 ore su 24 da centinaia di telecamere. E’ questa la trovata pubblicitaria ideata da qualche fanatico di informatica per attirare visitatori sul suo sito web: soddisfare in cambio di una quota di iscrizione la curiosità di milioni di voyeur con un reality show che prevede per i cinque prescelti solo qualche regola da rispettare ma un solo imprescindibile vincolo che li lega: se anche uno solo di loro decidesse per qualsiasi motivo di abbandonare la casa, verrebbe decretata la fine del gioco anche per tutti gli altri. Un milione di dollari ti cambia la vita, non c’è dubbio; ma bisogna stare attenti perché il gioco potrebbe non valere la candela…

I sei mesi scorrono piuttosto noiosi e senza particolari problemi ma ad una settimana dalla fine, dopo il verificarsi di strani episodi, nella casa si inizia a respirare un’aria strana. La sensazione che qualcosa stia improvvisamente cambiando e che stia per accadere qualcosa di tremendo sta prendendo il sopravvento, come anche il dubbio atroce che inizia a tormentare i ragazzi: se l’innesco di questo spregevole meccanismo non fosse solo un modo per movimentare lo show ma nascondesse le fantasie di una mente perversa decisa a giocare con le loro vite e non solo a spiarle? Restano ormai poche ore per tutti; sia per i cinque partecipanti, decisi a portar via il montepremi ad ogni costo, sia per chi da loro vuole qualcosa di preciso ed ha inesorabilmente il coltello dalla parte del manico.

Un Grande Fratello in versione horror-thriller, questo My Little Eye, che pur avvalendosi di un budget ridotto ha comunque piacevolmente sorpreso sia per l’originalità della storia che per l’essenza del tutto particolare del risultato. Nell’era mediatica degli spioni della Pay-Tv e della perversione, che ha trovato in internet un mezzo quanto mai potente per diffondersi, è stato centrato forse il soggetto migliore su cui costruire un thriller mozzafiato. Le riprese all’interno della casa (girate interamente in digitale) sono per lo più notturne e quindi effettuate con l’uso infrarossi capaci di donare alle immagini una strana sensazione di surrealità grazie anche allo spettrale colorito verdastro che fa sempre coppia con l’anomalia degli ‘occhi spiritati’. Come se non bastasse, a rendere l’atmosfera ancora più angosciante, per tutto il film si avverte di continuo il rumore delle telecamere che ruotano e mettono a fuoco ora un particolare ora quello subito dietro, facendo variare decine di volte l’angolazione e quindi anche il punto di vista dello spettatore rispetto agli accadimenti. Il tutto con grande naturalezza ed efficacia.

C’è da dire che forse per la prima volta nella storia gli attori hanno recitato senza sapere da quale parte fossero ripresi ed il più delle volte senza sapere neanche dove fossero esattamente installate le telecamere. Questo si è notato spesso durante il film ma solo perché la loro recitazione era globale e mai diretta verso un punto preciso come anche le inquadrature, quasi sempre catturate dalle angolazioni più insolite e suggestive; immaginiamo che sia stato molto difficile per tutti abituarsi a lavorare in un modo del tutto nuovo. Quello che dovete cercare di tener presente se decidete di andare a vedere questo film è che tutto è stato opportunamente costruito con l’intento di mostrare allo spettatore quel che accade ai protagonisti con estrema semplicità e da tanti diversi punti di vista, dando in questo modo maggiore risalto all’evolversi della storia e alla recitazione piuttosto che ad altro.

My Little Eye è per tutti coloro che amano le atmosfere claustrofobiche e le emozioni forti, un film che ha saputo – nella persona del suo regista Marc Evans, degli sceneggiatori e dei bravissimi giovani attori – trasferire in un contesto molto più attuale tutta l’inquietudine e lo smarrimento che solo film di culto come Shining (facendo le debite proporzioni, ovviamente) ed i più recenti Scream e The Blair Witch Project sono stati in grado di suscitare. Alcune delle ambientazioni, l’isolamento e la follia che può inspiegabilmente prendere il sopravvento ricordano molto quelle dei film citati solo che qui, a differenza degli altri, c’è qualcuno che muove i fili delle marionette e lo fa con grande lucidità con il più venale dei moventi: il denaro. Forse per questo ci ha colpiti questo film, perché siamo coscienti che quel che abbiamo visto in sala potrebbe già essere successo da qualche parte.


Titolo: My Little Eye (Id.)

Regia: Marc Evans
Sceneggiatura: David Hilton, James Watkins
Fotografia: Hubert Taczanowski

Interpreti: Laura Regan, Jennifer Sky, Sean CW Johnson, Kris Lemche, Stephen O’Reilly, Bradley Cooper, Nick Mennell

Nazionalità: Regno Unito – USA, 2002
Durata: 1h. 35′


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Attualmente ci sono 2 commenti a questo articolo:

  1. Marco ha detto:

    Concordo con la recensione. Ottimo thriller che fortunatamente ho scoperto subito all’inizio della sua uscita.
    Precursore di Saw.
    Da segnalare un esordiente Bradley Cooper.
    Uno degli sceneggiatori J. Watkins sarà il futuro regista del pluripremiato “Eden Lake” e de “The Woman In Black” uscito quest’anno, anch’esso ben recensito dalla critica.
    Del regista M. Evans non ne ho sentito più notizia riguardo film di genere.
    Albe dei titoli sopra citati se li hai visionati che ne pensi?

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Non li ho visti.

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