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"Reality" di Matteo Garrone

1 ottobre 2012 Recensioni 10 Commenti
Reality

01 Distribution, 28 Settembre 2012 – Impietoso

Luciano mantiene una famiglia a Napoli grazie a una pescheria e qualche piccola truffa. Per far contenti i figli, partecipa al provino per entrare al Grande Fratello. L’uomo supera la prima selezione con la speranza di un guadagno facile, ma è solo l’inizio di una spirale ossessiva…


Aniello Arena in una scena di RealityQualche mese dopo un Festival di Cannes che lo ha visto portare a casa un Grand Prix della Giuria piuttosto discusso, l’ultimo film di Matteo Garrone arriva in sala. Il nuovo titolo del regista romano si pone sicuramente come una conferma delle sue capacità tecniche ed espressive, ma i fatti scelti offrono una visione volutamente piuttosto limitata di un fenomeno molto più ampio. Proprio la scelta della prospettiva è la chiave per meglio leggere il racconto: Garrone supera i reality sul loro stesso campo, e riesce a immergere in modo quasi fisico lo spettatore nel mondo del protagonista.
Aniello Arena e Giuseppina Cervizzi in RealityIl mezzo spettacolare è quello di una serie di lunghi piani-sequenza, necessariamente piuttosto elaborati, che racchiudono ciascuno un pezzetto del distacco dalla realtà di un uomo appena fuori dal comune. Di tutte le strade possibili per parlare di quel tipo di trasmissione, quindi, la più intima, ma anche una delle più semplici, che purtroppo non è in grado di sostenere tutta la durata del film. Nella seconda parte del racconto, a partire dai provini del protagonista, Garrone e i suoi cosceneggiatori buttano nel grottesco un mondo fino a quel momento verosimile e convincente, con qualche passo falso (il confessionale ricostruito in casa) e un finale prevedibile.

Aniello Arena, Giuseppina Cervizzi e Loredana Simioli in RealityIl film ha comunque un valore indiscutibile dato dall’ottima prova di Aniello Arena e una regia coraggiosa, capace di avvicinarsi alla realtà e trasmettere la lenta disperazione che ne deriva. Sono questi gli aspetti magnifici di una forma visivamente notevole ma anche superiore alla sostanza presa in esame. Non che la sensibilità dimostrata dall’autore nello splendido Primo Amore sia andata persa, anzi, ma Reality finisce per essere una pellicola più bizzarra e spettacolare, piuttosto che incisiva nei contenuti. Non si può dire nemmeno che la rappresentazione dei danni fatti dai reality game alla Società recente non riesca a passare attraverso la storia di Luciano, ma sono anche danni fin troppo evidenti per non essere notati nella vita quotidiana e nella televisione contemporanea.


La locandina di RealityTitolo: Reality
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso
Fotografia: Marco Onorato
Interpreti: Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio, Nunzia Schiano, Rosaria D’Urso, Giuseppina Cervizzi, Claudia Gerini, Salvatore Misticone, Raffaele Ferrante, Paola Minaccioni, Ciro Petrone
Nazionalità: Italia – Francia, 2012
Durata: 1h. 55′


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Attualmente ci sono 10 commenti a questo articolo:

  1. zil ha detto:

    Che ne dite di “Apprentice”? Non vedo l’ora della nuova puntata!

  2. Alberto Cassani ha detto:

    Zil, mi spiace ma il tuo commento era rimasto imbrigliato nell’antispam. Ogni tanto si comporta in modi davvero incomprensibili…

    Comunque io “Apprentice” non l’ho mai visto perché in realtà di reality/talent show non ne guardo, di questo però ho letto cose allucinanti per quanto riguarda il gruppo di partecipanti e mi par di capire che sia Briatore che tiene in piedi tutta la baracca con la sua personalità e la sua verve.

  3. Plissken ha detto:

    Adesso va di moda che qualunque p*rla che abbia avuto anche un minimo di successo divenga “giudice” in qualche “disciplina” in cui si debbono cimentare giovini e non solo: canzonette, lirica, cucina, management, varietà… tutti alla ricerca di qualche grande talento che nella maggior parte dei casi dopo un paio d’anni si ritrova a lavare i canonici parabrezza ai semafori. Mi viene da ridere perché Hendrix o Van Gogh o Lynch sarebbero stati sicuramente scartati a priori. Mah.

    Riguardo il film magari lo guarderò: dalla recensione nonostante le riserve sembrerebbe interessante. Spero solo che gli idiomi siano comprensibili…

  4. Enrico Sacchi ha detto:

    Tranquillo, Plissken, le parti in dialetto più stretto, ovvero più di metà film, sono totalmente sottotitolate.

  5. Plissken ha detto:

    Oh bene, meno male, grazie per la puntualizzazione.

  6. Vigile ha detto:

    Ottima la prova di Aniello Arena, mi ha fatto pensare a De Niro, con quella fragilità di un uomo alla deriva, roso dall’ossessione. Garrone parla di esseri umani, come sempre, e me lo fa preferire a Sorrentino, molto piu’ concentrato sul proprio ombelico

  7. Alberto Cassani ha detto:

    I film di Garrone sono sicuramente più “di pancia”, quelli di Sorrentino sono molto più cerebrali. Sono bravi entrambi, ma non c’è dubbio che si possa apprezzare anche solo uno dei due.

  8. El Duderino ha detto:

    Reality è un film doveroso. Forse è leggermente anacronistico, visto la nuova era dei reality show che imperversa a destra e a manca, mentre il Grande Fratello come fenomeno massiccio sta scemendo. Questo non toglie forza alla rappresentazione : Garrone riesce a far diventare un “reality” il film stesso, ci si sente immersi in quell’atmosfera, in quella normalità che vira verso la mediocrità. Non è facile seguire tutti gli elaborati pianisequenza, i dialoghi se (come me) non hai i sottotitoli. Ma Garrone ormai ti ha preso e ti ha coinvolto, con la realtà (e surrealtà) che rappresenta.

    Garrone per la pancia e sorrentino per la testa sono il meglio che la cinematografia italiana può proporre (e di questo sono contento), ma per il resto (vedi genere : commedia) non c’è freschezza.

  9. Alberto Cassani ha detto:

    E’ vero, probabilmente arriva un po’ in ritardo rispetto alla moda dei reality, ma mi sembra che quella sia comunque solo una facciata per un discorso più ampio. Garrone e Sorrentino sono i due migliori registi che abbiamo in Italia, anche se non sempre sono convincenti al massimo. Il dramma è che intorno a loro c’è il vuoto o quasi.

  10. Marco ha detto:

    La regia di Garrone e (non l’ha menzionata nessuno e lo faccio io) la bellissima colonna sonora di Desplat insieme a tutto il comparto attoriale sono le cose migliori del film.
    La storia mi ha scemato quando le ossessioni del protagonista diventano veramente insostenibili e altamente surreali, ma tant’è la regia tiene bene il ritmo.
    Il finale proprio non m’è piaciuto.
    Molto bella ed interessante il piano-sequenza iniziale.
    D’accordo come dice Albe “Garrone-pancia e Sorrentino-cervello”.

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