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Soundtrack: Alla ricerca di Dory di Thomas Newman

24 luglio 2017 Soundtrack 0 Commenti
Alla ricerca di Dory

Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore* * ½

Il cinema d’animazione più mainstream soffre della costrizione ai parametri dell’action movie, nel tentativo di inseguire i film in live action. Questo fenomeno ha evidenti ripercussioni anche sul piano musicale, basta confrontare i due score di Thomas Newman per Nemo e Dory…


Il cinema di animazione mainstream, ossia quello generalmente prodotto da grandi compagnie e destinato a largo successo di pubblico, soffre di un problema comune: prodotti come Alla ricerca di Dory, o come Pets o Ozzy – per citare alcuni esempi recentissimi – soffrono, infatti, di una sorta di costrizione ai parametri dell’action movie. Sono, cioè, prevalentemente strutturati secondo lunghe, esagitate e spettacolari sequenze obbligate di inseguimenti, ribaltoni, piroette e cascatoni vari, non necessariamente – anzi, raramente – coesi da un filo narrativo convincente e dall’indispensabile profilo dei personaggi. Ciò è probabilmente dovuto all’urgenza di inseguire il prodotto live sul suo stesso terreno, dove la concorrenza è ormai spietata e la serialità diffusa.

Il fenomeno ha evidenti ripercussioni sul piano musicale: anche i compositori, infatti, faticano a farsi largo con originalità, e a differenziare le partiture di questo genere da quelle “reali”, trovando in questi film spunti persuasivi per nuove idee. Per capirlo basterebbe un semplice confronto fra i due score scritti da Thomas Newman per Alla ricerca di Nemo, quattordici anni or sono, e questo suo fiacco, tardivo sequel: freschezza di invenzioni, visione unitaria, massima concentrazione nel primo; professionale ma generico manierismo, grande frammentazione, assenza quasi totale di un’idea forte nel secondo. Il problema di Newman, infatti (che di tutti i rampolli dell’omonima dynasty è senz’altro il più talentuoso e richiesto), è quello di essere diventato un musicista per tutte le stagioni e tutti i generi, con evidenti e inevitabili conseguenze sul piano della qualità.
Intendiamoci: non sono in discussione il mestiere o la capacità, come dire, di “stare sul pezzo”. Anzi, in questa circostanza il maestro sembra accentuare, seguendole alla lettera, le procedure di “mickeymousing” richieste dal contesto, utilizzando proprio la brevità a volte fulminea di alcune tracce (“Kepcake”, “Main title”, “Migration song”) per confezionare rapidi siparietti strumentali di pizzicati (il primo, ma anche “Hide and seek” e l’efficace “Hank”, comprensiva di nacchere), partenze in quarta della percussione, staffilate a sorpresa dei fiati, e altre trovate che sembrano quasi rinviare a certe memorabili partiture per i dinamici e irrequieti cartoon di Tex Avery. I nodi vengono però al pettine quando si tratterebbe di contrapporre, o almeno giustapporre, questi aspetti a una visione più ampia e omogenea della partitura; viceversa Newman sembra inseguire una parcellizzazione quasi rapsodica, o comunque episodica, orientando lo score in mille rivoli separati, quasi sketch dal potenziale evocativo più o meno riuscito.

L’effetto “marinaresco” ottenuto coi synt in alcune pagine (“Main title”, “Nobody’s fine” o la luminosa “Open ocean” che ricorda quasi “Ask the mountains” di Vangelis, il brano reso celebre dallo spot per una marca di lavatrici) è ad esempio centrato, nella propria funzionale semplicità, ma altrove, come in “Lost at sea”, si fa strada un impressionismo un po’ ingenuo e superficiale, che in Nemo era quasi totalmente assente. Fortunatamente non manca una componente che in Newman è abbastanza ricorrente, ossia l’humour. Così, gli effetti caricaturali dei legni di “Rebecca darling” e la coreografica, nitida trasparenza timbrica di “Meet destiny” assolvono una salutare esigenza di autoironia. Ma è senz’altro sul fronte più movimentato e d’azione che il compositore trova l’ispirazione più felice: pagine come “Squid chase”, “Becky flies” e soprattutto l’imperiosa “Hands!” pulsano infatti di un dinamismo ritmico e di una varietà timbrica (percussioni, fiati e archi alternati) mai appesantita o ridondante, ma sempre all’insegna di quella “grazia” che è una delle grandi doti di questo musicista. Anzi, la corale “O, we’re going home” o la stravagante “Sigourney Weaver” raggiungono punte di autentica comicità musicale, alternate ad aperture liriche ariose e fluenti o a energiche parentesi “all’americana” (“Quarantine”). E tuttavia, è ancora una volta la discontinuità, l’estrema segmentazione del discorso musicale a risultare spiazzante, impedendo di cogliere nella partitura quel fil rouge che servirebbe a dare al tutto un minimo di coerenza stilistica. Così, si trascorre dalla vigorosa “Hide and seek” alla descrittiva “Quite a view”, dalla schiettamente cartoonistica “Loon tune” alla conclusiva “Release”, veloce trionfo di effetti “acquatici”, senza avere mai il tempo di annoiarsi ma nemmeno quello di concentrarsi.


La copertina del CDTitolo: Alla ricerca di Dory (Finding Dory)

Compositore: Thomas Newman

Etichetta: Walt Disney Records, 2016

Numero dei brani: 34 (33 di commento + 1 canzone)

Durata: 68′ 22”


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