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Soundtrack: "Dragon Trainer 2" - "Rio 2" di John Powell

9 febbraio 2015 Soundtrack 0 Commenti
Dragon Trainer 2

Roberto Pugliese, in collaborazione con Colonne Sonore* * * * ** * * * *

Talento multiforme e camaleontico, John Powell è il più vulcanico e imprevedibile tra i numerosi talenti sfornati dall’affollata scuderia Zimmer. Coi seguiti di Dragon Trainer e Rio dimostra la rara capacità di saper riprendere i materiali musicali originali rimescolandoli e innovandoli…


Volete sentire la leggendaria fanfara newmaniana della Fox in versione samba? Accomodatevi nell’incipit della strepitosa partitura di John Powell per Rio 2! Non è che l’aperitivo di uno score scoppiettante, frastagliato e coloratissimo di atmosfera “brasileira”, parallela del resto a quella, scanzonatamente celtica e medioevaleggiante, quasi korngoldiana nel suo spirito avventuroso, per Dragon Trainer 2. Questo dittico di sequel conferma da un lato il talento multicolore e camaleontico del compositore inglese, il quale è probabilmente – insieme a Harry Gregson-Williams – il più vulcanico e imprevedibile fra i numerosi talenti sfornati dall’affollata scuderia Zimmer; dall’altro ne esalta una dote abbastanza rara, quella di saper riprendere i materiali musicali di un primo capitolo rimescolandoli e innovandoli in uno sfavillante contesto sinfonico, che non si limita a operazioni citazionistiche ma (complice il comune terreno dell’animazione) li surriscalda e li fa risplendere di una luminosa, gioiosa energia vitale.

Naturalmente, se è vero che i due film condividono la koinè cartoonistica, non è men vero che il taglio rispettivo non potrebbe ancora una volta essere più diverso. Dragon Trainer 2 è un film d’avventura di tonalità epiche, drammatiche, imperiose; Rio 2 è un esilarante esercizio comico, dalle iperboli parodistiche, scatenato e iperdinamico. E le due partiture powelliane seguono questi itinerari con una prontezza e un’adesione esemplari, modulate egregiamente sulle rispettive esigenze e soprattutto sui rispettivi ritmi di racconto. Metodo comune è l’assunzione dei temi creati nei capitoli n° 1 e la loro integrazione con materiali nuovi.
Dragon Trainer 2 pulsa con straordinario vigore intorno a un Leitmotiv drammaticamente scolpito; lo espone immediatamente con “Dragon racing”, insieme ad altre idee, in un’orchestrazione monumentale e ariosa e all’insegna di una grandeur nella quale entra anche, da protagonista, il coro. Si viene subitaneamente immersi nell’atmosfera irlandese che avvolge tutta la partitura, con un secondo tema solare e popolaresco (“Together we map the world”), sviluppato attraverso affettuose procedure variative e interventi solistici degli archi. “Hiccup the chief – Drago’s coming” ha colori pirotecnici, esplosivi mentre “Toothless lost” rielabora il tema del volo in un emozionante afflato epico.
Si nota con chiarezza come Powell riesca, attraverso il lavoro sull’orchestrazione e sull’architettura leitmotivica, a pedinare da vicino i diversi sviluppi psicologici ed emotivi del racconto: introdotto soavemente dal coro, “Should I know you” fa scoppiettare il tema principale con saettante precisione e “Valka’s dragon sanctuary” inanella tre temi collegandoli al coro in una stupefacente orchestrazione di nitore raveliano dove celesta, archi e legni si passano la melodia portante in un morbido fraseggio continuato. Travolgente poi il coro in “Losing mom – Meet the good Alpha” che va a spegnersi nel piano, mentre “Meet drago” principia con un’idea arabeggiante, destinata a uno degli sviluppi drammatici più complessi e impressionanti dello score (il fraseggio penetrante e intenso dei celli), inglobando temi del primo Dragon Trainer ma con una iniezione supplementare di forza motrice.
Dal deserto arabico alle steppe della Russia con il coro slaveggiante di “Stoick finds beauty”, e poi in Scozia con le cornamuse volteggianti di “Flying with mother”: Powell si dimostra qui completamente padrone di moduli popolari ed etnici che a volte sono appena sfiorati, ma con una precisione e un’intenzione evocativa inconfondibili. Passando per “For the dancing and the dreaming”, canzone di alleggerimento in cui si possono ascoltare le voci di Gerard Butler, Craig Ferguson e Mary Jane Wells, si sprofonda nella lunga e articolata “Battle od the bewilderbeast”, pura e spettacolosa musica di guerra con le accentazioni del coro, il rutilare delle fanfare e degli ottoni, ma in una scrittura sempre di sorvegliatissimo rigore, che a tratti ricorda alcune memorabili “battle music” williamsiane. Una versione trionfatrice del tema del drago si staglia in “Hiccup confronts drago”, scandita da percussioni e coro, con un bellissimo intermezzo dei celli dedicati al tema principale; il climax celtico, sempre presente nelle pieghe del lavoro, si fa più tangibile e quasi filologico in “Stoick saves Hiccup” con l’intervento pieno e toccante degli archi, rinforzato dal coro commovente e ipersensibile di “Stoick’s ship”, pagina di rara sapienza timbrica e di scrittura. Frammenti leitmotivici vengono proposti e gradatamente ricongiunti in “Alpha comes to Berk” e “Toothless found”, tra effetti di suspense e momenti spensierati, per sfociare con travolgente pathos in “Two new Alphas”, un galop inarrestabile di temi trionfali e gioiosamente liberati che va a precedere la song di chiusura “Where no one goes”, ricapitolando alcuni temi powelliani nella versione di Jón Þór “Jónsi” Birgisson, ossia il chitarrista e front leader vocale degli islandesi Sigur Ròs.

Rio 2 presenta, con le medesime premesse metodologiche, un altro volto del compositore: quello sfrenatamente divertente e divertito, irrefrenabilmente dinamico e ipermotorio, con il mickeymousing elevato ad autentico magistero compositivo, e una componente nativa che è garantita sia dalla compresenza di artisti brasiliani come Milton Nascimiento, Carlinhos Brown, Sergio Mendes e la band UAKTI e i Barbatuques, sia dall’impostazione incontenibilmente comica e citazionistica della partitura. S’è già detto dell’esilarante versione samba della fanfara newmaniana della Fox: il resto dello score sembra esserne l’inevitabile, irresistibile conseguenza. Citazioni mozartiane, manciniane e rotiane, glissandi di archi, scalette di legni, sberleffi di ottoni, percussioni di ogni genere, cori, spinetta settecentesca (indimenticabile, alternata alla voce femminile e al tema degli archi, in “Romeo and Juliet’s unfortunate demise”), musica leggera anni 60 e qualunque altro espediente possa essere utile a esprimere il dinamismo compulsivo, inafferrabile di queste pagine viene da Powell sussunto con un’abilità diabolica e una varietà di colori abbagliante.
Si passa, spesso in un batter d’occhio, dalla vivacità tutta nazionalpopolare di “Batacuda Pagode” al meraviglioso assolo di chitarra di “River boat to the loggers”, dalle carezzevoli oasi melodiche di “Traveling family” o “Over the falls” ai colori drammatici e conflittuali di “Tantrum lead to explosions”, in un alternarsi spasmodico di stati d’animo e in una tavolozza continuamente cangiante di colori: qui davvero la Hollywood Studio Symphony Orchestra, sotto la guida attentissima e insieme lieve, giocosa di José Serebrier, sembra fare miracoli. Il labirinto di invenzioni di Powell pare autoriprodursi di momento in momento senza soluzione di continuità: memore delle proprie partiture soprattutto per L’era glaciale 2 e Kung Fu Panda 2 il compositore si diverte a collegare insieme eruzioni musicali tipicamente cartoonistiche e comiche (“Tongue-a-pult to Blu’s nightmare”) con momenti romantici e distesi (e il già citato “River boat to the loggers” ne è la dimostrazione perfetta), manipolando anche con ingegneristica sapienza modelli classici come il recitativo, e recuperando i materiali del primo Rio in un ventaglio di soluzioni ampliato e concepito all’insegna del divertimento orchestrale puro, come in “Breakfast in Rio” e “Spider invite”. E’ insomma uno score di contagiosa, geniale e pervasiva frammentarietà, che non disdegna richiami onomatopeici (versi di uccelli in primis), e che anche nelle circostanze in cui è richiesto un accostarsi più prossimo agli stilemi della action music (“Battle for the heart of the forest”) non perde mai il sorriso e un travolgente buonumore.

Due prove dunque che confermano una realtà: John Powell è oggi il compositore più proteiforme e moderno di cui possa disporre l’universo del cinema d’animazione contemporaneo. L’erede creativo e ingegnoso della grande tradizione musicale disneyana e non solo, in grado di ricreare e supportare, con un’inesauribile fantasia e una robusta cultura accademica, stili, linguaggi e paesaggi sonori praticamente sconfinati.


La copertina del CDTitolo: Dragon Trainer 2 (How to Train Your Dragon 2)

Compositore: John Powell

Etichetta: Relativity Music Group, 2014

Numero dei brani: 19 (17 di commento + 2 canzoni)

Durata: 68′ 17”


La copertina del CDTitolo: Rio 2 – Missione Amazzonia (Rio)

Compositore: John Powell

Etichetta: Sony Classics, 2014

Numero dei brani: 19

Durata: 55′ 44”


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