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Soundtrack: "L'esorcista" di Aa.Vv.

19 giugno 2013 Soundtrack 0 Commenti

Massimo Privitera, in collaborazione con Colonne Sonore* * * ½

In occasione del 40° anniversario dell’uscita del film, ecco arrivare nei negozi di dischi la colonna sonora voluta dal regista William Friedkin. Un miscuglio di musica tra il rock, il classico e il postmoderno, di eccellente qualità e con “Tubular Bells” a fare da traino…


Horror cult per eccellenza che ha generato negli anni successivi alla sua uscita una sterminata serie di film cloni, seguiti e variazioni sul tema, L’esorcista compie 40 anni (era il 19 giugno del 1973 quando il film veniva proiettato nelle sale statunitensi per la prima volta)! Il capolavoro demoniaco di William Friedkin sceneggiato da William Peter Blatty (tratto da un suo famoso romanzo) suscita ancora oggi una paura sottile che si incunea nella pelle fino a esplodere in un turbinio di grida sataniche, vomito verde, dolori strazianti e frasi oscene e blasfeme. Insomma, quello che la giovane protagonista, suo malgrado, vive in prima persona a causa della possessione. Non soltanto la pellicola ha segnato la storia del cinema horror mondiale, anche la sua colonna sonora ha cambiato il modo di approccio alla musica orrorifica e lo stile dei commenti per i film del genere “de paura” seguenti. E proprio per festeggiare questo anniversario che l’etichetta Perseverance Records ha deciso di ripubblicare la OST del film di Friedkin (poco tempo fa aveva dato alle stampe la soundtrack del sequel, L’esorcista II – L’eretico, con lo score di Ennio Morricone), facendoci ripiombare in quell’incubo visivo-sonoro che ha marchiato profondamente tutti quelli che lo hanno visto all’epoca e i successivi scopritori di questo gioiello paurosamente reale (per chi crede nella religione cristiana!).

A commentare musicalmente il film in primis fu scelto il papà del tema di Mission: Impossible, Lalo Schifrin, il quale scrisse la partitura che venne miseramente, con la tipica sbrigativa arroganza che ha sempre contraddistinto William Friedkin, respinta dal regista per dare spazio a un pot-pourri sonoro, di elevata eccellenza in ogni caso, rock-classico-postmoderno. Furono selezionati per dar voce alle immagini demoniaco-esorcistiche della pellicola nomi del calibro, giusto per citare i più importanti, di Krzysztof Penderecki (musicista di riferimento della musica d’avanguardia polacca, compositore e direttore d’orchestra, facente parte della musica postseriale), usato da Stanley Kubrick per un altro capolavoro horror, Shining; Mike Oldfield (compositore e polistrumentista britannico, ha spaziato tra vari generi, tra cui rock progressivo, pop rock, new age, musica elettronica, musica classica e folk rock), Anton Webern (compositore austriaco, che adottò la dodecafonia grazie al suo Maestro Arnold Schoenberg), Hans Werner Henze (compositore tedesco, residente in Italia, scomparso nel 2012, che fece suo il neo-classicismo, il jazz, la tecnica dodecafonica, lo strutturalismo e alcuni aspetti della musica popolare e rock) e Jack Nitzsche (compositore dell’avanguardia americana, autore di celebri colonne sonore quali Qualcuno volò sul nido del cuculo, Ufficiale e gentiluomo, Starman).

Il brano che è ha acquisito più notorietà grazie a questo film, e che ha marcato indelebilmente i film horror a venire, è “Tubular Bells” di Mike Oldfield, pezzo originariamente nato per un album rock sinfonico in diversi movimenti e che il regista volle per la sua potenza espressiva di note cicliche che tramite arpeggi lenti per tastiera in crescendo, contrappuntato da una chitarra elettrica prima e classica dopo che espongono un controtema, si mutano in una ninnananna angosciante, puramente demoniaca. Jack Nitzsche, abbinato a Penderecki, da par suo nel brano iniziale “Iraq” (luogo da cui parte tutta la vicenda narrata nel film), traccia un suono atmosferico metallico, con archi dissonanti sullo sfondo, estratti da una composizione del succitato compositore polacco, e una voce muezzin che si innesta su rumori d’ambiente della città araba che da il nome al pezzo.
Il già nominato Penderecki è presente nel CD con altri tre brani, di cui il più noto è “Polymorphia”, che nella sua lunga evoluzione musicale mostra i denti dell’atonalità contemporanea con tutto il suo apparato di dissonanze, rumori assordanti, aggressioni d’archi in un crescendo tormentante, di lucida follia e di non facile ascolto, pura “scary music” composta nel 1961, che calza a pennello nel commentare un atto demoniaco e relativo esorcismo. L’altro pezzo notevolmente agghiacciante di Penderecki è “String Quartet (1960)”, in cui gli archi si aggrediscono in un miscuglio di suoni atonali che divengono atti percussivi di un’anima aggrovigliata e devastata: un brano capostipite di tanta musica per film paurosi posteriori. Perfino il suo brano “Kanon for Orchestra and Tape” del 1962 è un bignami di tutto quello che avrebbero composto successivamente tanti compositori alle prese con un film del terrore, con i suoi assalti repentini e raggelanti degli archi. Webern in “Five Pieces for Orchestra Op. 10” si insinua tra le trame della angoscia più recondita con i suoi strumenti in successione sul filo del panico più profondo e torbido. Henze ci dilania la pelle con il suo concitato ostinato “Fantasia for Strings” per una conclusione di rivalsa delle fede sul maligno, del bene sul male, con sacrificio annesso.

Interessante il commento alla musica del film stilato dal critico di musica applicata Randall D. Larson per il libretto dell’album.


La copertina del CD di L'esorcistaTitolo: L’esorcista (The Exorcist)

Compositore: Aa.Vv.

Etichetta: Perseverance Records, 1973

Numero dei brani: 10

Durata: 44′ 40”


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