"The Illusionist" di Neil Burger

Eagle Pictures, 6 Aprile 2007 – Limitato
Nella Vienna di fine ‘800 la straordinarietà dei numeri di un misterioso prestigiatore trova grande notorietà, ma il Principe Leopold non vede di buon occhio la sua crescente popolarità. Non riuscendo a smascherarne i trucchi, decide di screditarlo in un altro modo…
Un incipit in grado di fissare ottimamente l’atmosfera di base, quello di The Illusionist: l’occhio della cinepresa si apre su Norton/Eisenheim, adagiato su una sedia al centro del palcoscenico. Intorno a lui aleggia un silenzio d’attesa, fra il pubblico del teatro non vola una mosca. Il mago tiene gli occhi fissi davanti a sé in uno sguardo febbrile, quasi sofferente. Il suo braccio proteso in avanti, in tensione, lascia presagire l’imminenza di un accadimento dai contorni incerti. Di lì a poco qualcosa prende a materializzarsi, e allora le bocche dei presenti in sala si schiudono, rilasciando esclamazioni di puro stupore. A noi spettatori esterni non sono ancora stati forniti gli strumenti per comprendere l’accaduto, ma ciò cui abbiamo assistito ci basta per proseguire nella visione con i migliori auspici.
Ecco, se The Illusionist avesse saputo conferire ad ogni sua componente narrativa lo stesso impatto di cui sono state dotate le esibizioni del protagonista, forse ora, estremizzando un po’ il concetto, si griderebbe quasi al capolavoro. Sfortunatamente, l’opera seconda di Neil Burger (già autore di Intervista con l’assassino) non arriva a tanto, e per quanto apprezzabile su più livelli finisce col volare troppo basso, risultando convincente solo a metà. La sensazione più tangibile è che il potenziale di questa vicenda, in particolar modo quello del protagonista, sia rimasto parzialmente inespresso, e ripensando all’interpretazione di un Edward Norton splendidamente essenziale nelle movenze e al contempo magnetico come suo solito, è difficile non riflettere su quanto di più sarebbe stato possibile fare per valorizzare ulteriormente la portata scenica del personaggio/interprete.
Il tema dell’illusionismo che si confonde con la magia pura, tanto da rendere pressoché indistinguibili i confini dell’uno e dell’altra, si prestava ad un lavoro di costruzione ben più approfondito e ramificato, ma va comunque dato atto a Burger di essere stato abile nel gestire sino all’ultimo l’incertezza intorno alle reali facoltà di Eisenheim, le cui vere doti rimangono costantemente avvolte da un alone di mistero. In realtà il regista ha utilizzato l’arte del protagonista più come strumento narrativo che non come vero punto di indagine, all’interno di una trama che finge di virare al più classico dramma amoroso e che invece finisce con l’enfatizzare molto più pragmaticamente la propria componente mystery, la quale si estrinseca in un finale rivelatorio ma anche piuttosto prevedibile.
In fondo, a dire che The Illusionist è un buon film non si fa peccato, ma è altresì naturale rilevare quei limiti che non consentono a quest’opera di assumere una dimensione davvero importante, come d’altronde sarebbe potuto accadere correggendo gli obiettivi cui mirare in fase di sceneggiatura. E se saranno molti gli spettatori che troveranno completa soddisfazione nella visione di questa pellicola, ve ne saranno altri, i più esigenti e navigati, che resteranno con un pizzico di amaro in bocca.
Titolo: The Illusionist – L’illusionista (The Illusionist)
Regia: Neil Burger
Sceneggiatura: Neil Burger
Fotografia: Dick Pope
Interpreti: Edward Norton, Paul Giamatti, Jessica Biel, Rufus Sewell, Eddie Marsan, Jake Wood, Tom Fisher, Aaron Johnson, Eleanor Tomlinson, Karl Johnson, Vincent Franklin, Nicholas Blane, Philip McGough, Erich Redman, Michael Carter
Nazionalità: USA – Repubblica Ceca, 2006
Durata: 1h. 50′
Albe “Limitless” l’hai visto? Che ne pensi?
Non l’ho visto, ma se c’è Abbie Cornish non può essere totalmente brutto.
Personalmente lo trovato un discreto thriller fantascientifico con buone soluzioni visive all’inizio ma che, riproponendole successivamente, alla fine stancano.
Carina e ben scritta la sceneggiatura, non esente da falle e leggerezze anche grossolane, ma in fondo piacevole.
Buona la regia anche se a volte rimane un pò “impallata” nel voler mostrare visivamente le sensazioni provate dal protagonista sia in prima persona che in terza.
Attori in parte. Concordo sulla Cornish