"American Gangster" di Ridley Scott
Universal, 18 Gennaio 2008 – Consueto
A cavallo fra gli anni 60 e 70 Frank Lucas diventa il nuovo signore della droga di New York. Smercia a metà prezzo cocaina che importa dall’sud-est asiatico sfruttando i mezzi militari di ritorno dal Vietnam. Sulle sue tracce si mettono i rivali malavitosi e un poliziotto integerrimo a capo di una squadra speciale antidroga…
Di ritorno da incursioni storiche (Le Crociate) e sconfinamenti nella commedia sentimentale (Un’Ottima Annata), entrambi a dire il vero poco entusiasmanti, Ridley Scott incontra il filone gangster, e questo gustoso connubio si traduce in un film certamente interessante e compatto, ma che ha il difetto di non riuscire mai ad arrivare al cuore dello spettatore, a colpire forte sino a scolpire il proprio marchio di fabbrica sulla pellicola. American Gangster non è il film di mafia che molti potrebbero aspettarsi, assomiglia molto di più a un Heat – La sfida che non a un Quei bravi ragazzi, mentre del Padrino recupera al massimo quel valore della famiglia che, un po’ a sorpresa, diventa qui patrimonio di un nero di Harlem invece che della classica family italo-americana. Ed è un film che punta maggiormente a scavare nelle pieghe comportamentali dei personaggi protagonisti che non sui colpi di pistola o gli effetti a sorpresa, dovendo peraltro attenersi a fatti reali quali sono – di base – quelli che compongono il puzzle di questa storia.
La sceneggiatura di Steven Zaillian (già autore dello script di film come Schindler’s List e Hannibal) è lineare e giustamente studiata per far luce sulla psicologia dei protagonisti, ma per quanto provi a dare peso alle figure principali non riesce a conferire loro lo spessore di cui necessiterebbero, finendo così col mettere in scena personaggi e situazioni che, tirando le somme, sanno di già visto. Ed è proprio qui che il film si rivela difettoso, perchè poi la regia di Scott, saggiamente meno virtuosistica del solito, si mette al servizio dei personaggi risultando adeguata e puntuale, sempre tagliente quando occorre. Avendo a disposizione Denzel Washington (ancora una volta splendido) da una parte e Russell Crowe dall’altra, è meglio sottrarre qualcosa visivamente per non distogliere l’attenzione dagli attori, lasciando che a fare la voce grossa sia un’espressione corrucciata o una smorfia sarcastica. Ridley Scott se ne rende conto e agisce di conseguenza, mettendo in secondo piano lo stile e quegli orpelli visivi che certamente non disdegna. Questa sua flessibilità, la sua capacità di mettersi al servizio della storia e non viceversa, è una delle ragioni per cui lui è un grande regista mentre il fratello Tony no, ma le qualità del filmaker inglese non riescono, in questo caso, a fare davvero la differenza.
Fra le note più positive di quest’opera va segnalato senz’altro l’epilogo. Gli autori resistono alla tentazione e ci regalano un finale che non lascia spazio all’azione liberatoria, in fondo quello di cui questa pellicola aveva bisogno: non un confronto a fuoco o un climax adrenalinico ma una sequenza di dialogo ben scritta che vede i due antagonisti spartirsi la scena mentre cercano di ottenere il massimo “profitto” l’uno dall’altro. Un finale che, proprio per la sua “staticità”, risulta quasi inaspettato e, anche per questo motivo, efficace. E’ un peccato che American Gangster non riesca ad esserlo altrettanto nella sua interezza
Titolo: American Gangster (Id.)
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: Steven Zaillan
Fotografia: Harris Savides
Interpreti: Denzel Washington, Russell Crowe, Chiwetel Ejiofor, Josh Brolin, Lymari Nadal, Ted Levine, Roger Guenveur Smith, John Hawkes, RZA, Yul Vazquez, Malcolm Goodwin, Ruby Dee, Ruben Santiago-Hudson, Carla Gugino, Cuba Gooding Jr
Nazionalità: USA, 2007
Durata: 2h. 37′
da ridley scott mi aspettavo un film piu bello
comunque non è brutto
buoni i dialoghi e la recitazione di washington e crowe
Secondo me il film ha un’ottima sceneggiatura, ma la regia priva di mordente di Scott rischia in più di un momento di rovinare tutto. Un regista migliore avrebbe sicuramente potuto realizzare un gran film.
Mah, nel complesso io non ci ho visto tutta questa grande sceneggiatura, anche proprio come plot e snodi di trama, e anche i personaggi sono puttosto “standard”. Poi è vero che diversi dialoghi e alcune situazioni sono molto interessanti, bella l’ultima scena, però secondo me siamo di fronte ad uno script certamente di buon livello ma alquanto ordinario se consieriamo la portata del prodotto.
Da un regista del calibro di Ridley ci si poteva aspettare meglio. Comunque è un classico, o a meno credo che lo diventi.
Bhè, ANONIMO, considerarlo un classico può essere un pochino esagerato, però a differenza del successivo NESSUNA VERITà, devo dire che è riuscito anche abbastanza bene. Scott ha dato vita ad un buon hard-boiled e posso considerarlo certo, un passo avanti nella storia del cinema, ma non credo che sia bello quanto il padrino o altri film su gangster.
Scott rende molta giustizia agli antichi capolavori di Coppola o Scorsese per non parlare di Mann o DePalma, ma devo dire che a differenza di altri padrini cinematografici, quello interpretato da Washington mi sembra più etico, più pensoso e calcolatore.
Finalmente un film sui gangster dove non si vedono i soliti stereotipi, niente mafiosi italiani sempre sudati e in sovrappeso, niente sparatorie che durano almeno 10 minuti insomma la violenza non è mai gratuita e quella che si vede non disturba più di tanto perchè lo spettatore capisce che è necessaria (l’unica scena che non mi è piaciuta è l’uccisione del cane) alla storia. Ho trovato Denzel Washington perfetto nel ruolo di gangster intelligente e raffinato, non scende mai nella volgarità e non lo fa neanche il personaggio di Russel Crowe. Forse è questo il merito di Scott, raccontare una storia dura e cruda come il diffondersi della droga senza cadere nella volgarità e nella violenza gratuita.
Oggi ho rivisto il film e mi è ripiaciuto.
Manca però quell’atmosfera anni 70 de la febbre del sabato sera.
Un buonissimo film (e ci mancherebbe: Ridley Scott, Denzel Washington e Russell Crowe, scritto da Zaillan) con però diversi nei che non lo fanno essere un capolavoro. Sono d’accordo con te, Alberto quando dici “un film certamente interessante e compatto, ma che ha il difetto di non riuscire mai ad arrivare al cuore dello spettatore”. Trovo che ci sia una colonna sonora veramente poco ispirata, tra i difetti che ho trovato, e poche (se non nessuna) canzoni belle (questo ovviamente è tutto soggettivo), e penso che a volte anche le musiche giochino una piccola percentuale della riuscita del film.
La recensione è di Fabrizio Formenti, però, non mia.